ne del lavoro subiscono modifiche radicali e generali, mentre radicali e generali sono i cambiamenti nella composizione sociale stessadella classe operaia. per l'ingresso delle nuove generazioni, l'emigrazione ed il passaggio dalla terra all'industria. dal· la campagna alla città Larga parte di questo processo ha avuto luogo in condizioni di piena ed illimitata disponibilità della for• za.lavoro per il capitale. in termini sia di quantità di forza-lavoro disponibile sul mercato che di possibilità di utilizzo in fabbrica della forza-lavoro stessa. In questa esperienza stanno davanti ai lavoratori. brutalmente e su vasta scala, il carattere oppressivo della tecnologia e dell' organizzazione capitalistica del lavoro in cui prevale un vero e proprio asservimento dell'uomo. e il presentarsi in tanta sua parte della fabbrica come prigione dell'uomo, per il modo come vi è organizzata la produzione e come vi sono disciplinati ed inquadrati gerarchicamente i lavoratori. Sono dati di fatto che così improntano profondamente la rinnovata presa di coscienza delle sue condizioni di sfruttamento di una classe operaia in tanta parte nuov~. Il padrone - cioè l'industriale - c'è - non solo nelle aziende minori, ma Agnelli e Pirelli - o è più anonimo; ma è anche padrone il capo, è padrone il modo come si è costretti a lavorare sulle macchine e sulle linee, è padrone l'ambiente di lavoro che viene imposto. La tecnica e l'organizzazione del lavoro, le gerarchie in fabbrica vengono da quella parte. Non esiste una neutralità della tecnologia fra le classi possidente e sfruttata, ma la tecnologia è un modo della classe possidente per dominare e sfruttare la classe operaia. Naturalmente, questa presa di coscienza. nella sua maggiore lucidità. si afferma lentamente, ma è uno dei dati più certi del movimento, e porta nella secon• da metà degli anni sessanta anche ad elaborazioni di notevoli conseguenze concrete nell'azione rivendicativa sui grandi temi dell'ambiente e dei ritmi di lavoro, come delle qualifiche. Il tema della non oggettività, del carattere di classe della tecnologia e dell'organizzazione del lavoro, passa poi a comprendere sotto lo stesso profilo la scienza, il processo di formazione sco· lastica. l'organizzazione sanitaria a cominciare dai suoi aspetti più tragici - il manicomio- in una delle più ricche critiche sociali di massadella società capitalistica. Ma questo vasto proces· so di critica sociale al capitalismo è ~artito dalla fabbrica, ha nella condizione operaia, nel rapporto fra classe operaia e la tecnologia produttiva, la sua base di lotta e il suo fondamento culturale. t.>Mlnil:lo degli anni st111nta. una intuizione di questo nuovo Sergio Garavini L'ipotesi di Panzieri, secondo cui c'è identitJ tra forze p,o, duttive e rapporti di produzione, risente del gusto incellettua• listico di rovesciare le formule in altre formule, ma pure coglie un dato reale, sia pure in una formula estrema e provocatoria processo d1 critica sociale al capitalismo animò una parte della ricerca di un gruppo di giovani intorno a Raniero Panzieri. con la redazione dei Quaderni rossi, attuandosi anche nella forma di una rilettura di Marx e di una riscoperta di suoi testi. come le pagine sull'uso delle macchine ne, Grundrisse. Mentre un h· mite ed un errore di quella espenenza pare evidente nel suo rapporto politico diretto con ,I movimento matto, e vi si ac· cennerà più avanti, nel recente convegno del Gramsci sul "Marxismo negli anni sessanta" si è invece puntato ad una criti• ca proprio su questo, che sembra invece restare un aspetto dei più vivi e stimolanti dei Quaderni rossi. Si è citata in proposito una frase di Panzieri sulla identità fra forze• produttive e rapporti di produzione. la quale risente del gusto intellettuali• stico di rovesciare le formule in altre formule, ma che pure coglie un dato reale, sia pure in una formula estrema e provocatoria. Si può distaccare quell'aspetto delle forze produttive che so· no le macchine e il loro impiego, la conseguente organizzazione del lavoro e più generalmente il conseguente ambiente di lavoro, il condizionamento stretto che ne risulta nell'impiego e nel consumo della forza-lavoro. dal tipa di rapporti di pro· duzione, cioè di rapporti di classe in atto? Non è forse quest'ultima proprio la tesi lungamente vincente del capitale per imporre alla classe operaia 11 suo arbitrio illimitato nell' uso concreto della forza·lavoro in fabbrica. come se questo arbitrio fosse il risultato indiscutibile di una tecnica, anzi di un progresso tecnologico socialmente neutro? E non bisognava e bisogna reagire a questa tesi. proprio per consentire uno sbocco ed una prospettiva validi e reali alla rivolta operaia contro il dominio illimitatamente arbitrario del capitale sulla forza-lavoro? C'è, in questi interrogativi, anche l'avvicinarsi possibile, nella realtà del movimento, ad un punto effettivo di distinzione fra uno sviluppo di lotte che sia un rapporto di subordinazione della classe operaia rispetto al capitale, e un processo di azio• ne e di organizzazione che salvaguardi e consolidi l'autonomia di classe degli operai nei confronti del capitale. E questo punto è almeno in parte precisamente, nell'esperienza del mo· vimento negli anni sessanta, l'accettazione o la contestazione della disponibilità al capitale dell'uso della forza-lavoro. Certamente, questa disponibilità può essere regolata più cautamente o pili brutalmente, può essere massimamente rigida nella parcellizzazione del lavoro, nella determinazione di ogni mansione di lavoro, nell'inquadramento gerarchico dei lavoratori, oppure lasciare degli spazi nel senso di una minore par•
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