Tre domande politiche/ Giorgio Ruffolo capitalismo? Non è piU realistico ammettere che la burocrazia sovietica, ormai dominante sulla seconda potenza indust;iale del mondo, fonda un suo potere specifico su un sistema di d1• visione del la1.1orogeneralizzato e alienante, appoggiata a un apparato repressivo dispotico? I conflitti del capitalismo tecnocratico e il progetto socialista 5. Il movimento socialista nei paesi capitalistici piU avanzati deve fronteggiare la realtà di un capitalismo tecnocratico senza potergli contrapporre il modello sovietico: e cioè un sistema burocratico. nel quale tenta di emergere una tecnocra• zia liberalizzatrice. ispirata a sua volta a modelli "occidentali" La pretesa, poi. di contrapporre al capitalismo moderno mo• detti nati dai grandi movimenti nazionali e contadini del terzo mondo, e caratterizzati. tra l'altro, da un grado elevato di precarietà e di fluidità che ti rende incerti a se stessi, è anacronistica e comunque non ha niente a che fare con l'ipotesi centrale del marxismo: che il socialismo sia possibile solo a un livello molto sviluppato delle forze produtti1.1e.Ora, un punto sul quale il marxismo resta perfettamente valido è il rifiuto di "ricette", di modelli inventati o dedotti da realtà completamente difformi da quella con la quale ci si deve misurare. La fine del capitalismo attraverso la rivolta del Terio Mondo è certamente possibile: ma non è il socialismo (somiglia piU all'ipotesi idealistica di Tovnbee del "proletariato esterno", yiustiziere del Basso impero romano; e si apparenta, in qualche modo, a tutte le escatologie purificatrici). 6. Il modello socialista deve nascere dall'analisi dei conflitti del capitalismo tecnocratico e deve rappresentarne la soluzione, che non è inscritta necessariamente nelle "contraddizioni" del capitalismo stesso. Non è certo qui il caso di entrare nel merito dell'esame di quei conflitti: basterà dire che, nella misura in cui il capitalismo tecnocratico tesse una trama che tende ad avvolgere l'intera società civile, le zone di conflitto tendono a propagarsi, dall'area specifica dei rapporti di produzione nell'industria a tutto il tessuto sociale (che non è stato affatto omogeneizzato e proletarizzato, ma che si è, anzi. sempre più complicato e differenziato). E' vero infatti che il capitalismo tecnocratico è diventato certamente più stabile economicamente, e piU elastico politicamente, del capitalismo proprietario. Dal punto di vista stretta• mente economico, è stato in grado di aumentare continuamente il livello delle forze produtti1.1e, superando la famosa 67 "contraddizione" marxiana attraverso una modif,ca dei rappor• ti di produzione compiuta all'interno del sistema; e stato in grado di espandere t consumi d, massa (eh, puo padare sena• mente oggi, nei paesi 1ndustrialmen1e avanza11.di miseria ere· scente7 ); e si è nve1ato capace, attraverso 1'1st1tuz1onaltzzaz10· ne del sistema - grandi imprese. sindacati, apparato statale - di porre in essere un meccanismo - anco,a imperfetto ma efficace - di autoregolazione delle fluttuaz,on1 economiche. Dal punto d1 vista sociale, nuovi poten11 mezzi di condmona• mt:nto - la disciplina d1 fabbrica e d1 uff1c10, 911suumenll pubblicitari d1 orientamento dei consumi. 1 programmi d1 istruzione e d1 formazione professionale. t mezzi di comun1cazione di massa ecc. - sono largamente d1spon1bil1alla "tecnocrazia" per rafforzare le maglie dell'integra21one sociale. Tutto ciò ha ridotto certamente l'intensità de• conflitti economici e sociali piU 1mmed1ati. Ma è anche vero che nella trasformazione "tecnocratica" del capitalismo si è aggravato 11 contrasto fondamentale ira l'au• mento della potenza tecnologica di cui la società dispone e la sua estraneazione e passi1.1itàpolitica: tra forze produltl· ve e controllo sociale. Questo contrasto rischia di essere fatale alle sorti, non solo del capitalismo, ma dell'intera umanità. 11 potenziale d1 d1stru• zione che questo sistema reca nel suo grembo ha raggiunto e superato il limite della soprawì1,1enzaumana nell'arsenale esplosivo dell'armamento nucleare. Ma Il capitalismo moderno genera anche indipendentemente dal nsch10 atomico. un po• tenzia1e distrutti1,10 dell'ambiente naturale dell'uomo; delle condizioni biologiche della sua sanità fisica e psichica {aria, luce. spazio, acqua, pulizia, silenzio) pregiudicate dallo svi• luppo incontrollato delle at11vita produttive; dei ness, delta solidarietà sociale, spezzata da un pri1i1atismonevrotico; delle fonti dell'autonomia culturale. inaridite dall'osses1one dei consumi. 7. Questo contrasto di fondo genera conflitti meno immediati, ma più profondi, nella misura in cui l'intollerabilita e l'irra· zionalità di una cieca espansione toccano gli strati della coscienza delle masse: ed è naturale che le reazioni si manifesti• no piU vive là do1.1ele predisposizioni percettive - culturali o intuitive - sono maggiori: giovani studenti e operai, intellettuali, minoranze emarginate e discriminate. li conflitio finisce tutta1.1iaper permeare, allo stato di disagio, di insoddisfazione generica. anche gli strati più profondi della società.
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