giovane critica - n. 29 - inverno 1971

64 listico, tra una concezione della rivoluzione esclusivamente come il momento della pre$ll del potere e una visione della "conquista dei poteri" come graduale estensione di "zone li· berate" all'interno di una società dominata dal potere del ca· pitale Cosi. quanti giustamente mettono in luce le capacità. che con1inuamen1e il potere del capitale riproduce, di istituzionaliz· zare l'organizzazione operaia edi farne uno strumento di mediazionedel conflitto, tendonopoi a riproporrelaseparazione tra la cecità della lotta materiale che la classe operaia porta avanti spinta dalla propria immediatezza capitalistica, el'intelligenzadell'avanguardiaesterna,cherovescia,lorte della propria solidità ideologica, il cumulo oggettivo delle contraddizioni in progetto rivoluzionario tanto fulmineo quanto oscuro alle masse. In questo modo, è chiaro, la pre1igurazione del comunismo risiede unicamente nel ce.vello diunferreonucleodirigente D'altra parte, chi rifiuta il massimalismo tradizionale che si nascondeinquestaconcezione!nonèuncasocheallatine laproposta"insurrezionale"simuti inpredicazHJne,inpropa ganda,seeondounprocedimentobennotoallatradizione serratiana) esouolinealaprocessualitàdella marcia verso ilso· cialismo,concepiscepoimoltospessoquestaprocessualitàcorre programma di transizione, cioè come individuazione di obiettivi che di per sé spostino in avan1i !'equilibrio di potere tralec!assidimen1icandolabanaleveritàcheilpotereèuno, in particolare in una società a capitalismo maturo, e che si de· centraesiarticolasoloperrafforzaresestesso,cherichiede parteeipazionesoloperdivenirepiùindiscussoedautoritario. La tematica del controllooperaio,così comeèripresaoggida alcuneparti,rischialortementediricadereinunaconcezione subalternaegradualistica,inquantoriduceilcontrollooperaioaglispazicontrattuali,loriferisceall'oggettivitàdeglieffetti checertiobiettiviinduconoanzichéall'iniziativaunilaterale dellaclasseoperaiaeallenecessitàdellacrescitadellasuaauto· nomia. Ma il dilemma tra il programmismo e l'insurrezìonali smo è radicalmente falso, in quanto comunque riduce la clasi;e operaiaaoggettodelprocessorivoluzionario,anzichélarne ilsoggetto.llproblemaacuiquestaprospettivasitentadida re una risposta è: come fare inmodochelaclasseoperaiasia "costretta" a fare la rivoluzione. Che poi la classe operaia sia coscienteonodelprocessorivoluzionario,risultaundatodel tutto secondario. Tutta la coscienza è sec;uestrata dentro le avanguardie: al di fuori di esse sta l'immediatezza e la di$Qregazione, o al massimo strumenti di aggregazione parziali e tenTre domande politiche/ Ciocchetti, Ramella, Zeppetella Occorre partire non dal modo con cui /'avanguardia lega a se le masse e le influenza, ma dalla tendenza che la ct11sseoperaia ha e'SpreSS(!,nel contesto della sa<:ietil a capitalismo maturo, a farsiS-Oggettoepromotricedell'iniàarivarivoluzionaria denzialmentesubalterni. Occorre, probabilmente, rovesciare l'impostazione del proble· ma. Occorre cioè partire non dal modo con cui l'avanguardia lega a sé le masse e le influenza, ma dalla tendenza che la classeoperaiahaespresso,noninunasituazionespecilica ma a livello delle società a capitalismo maturo, a ricomporsi e a riconoscersi come soggetto storico della rivoluzione. come dicevamo all'inizio. Compiere quest'operazione significa riprendere un metodo d'analisi marxista. cioè partire dalla classeoperaiaedalletendenzecheessaesprime, anzichèdall' ideologia. Il problema del "modello",della ureligurazione,del "sociali• smo degli anni '7fJ', diventa allora il problema di individuare le tendenzedeltemasse, le contraddizioni che esse aprono, gli strumenti di cui si servono, le necessità di espressione che es, se hanno. Al di fuori di questo, esiste solo la sterile disputa sul "dfrinoalla rappresentanza", la corsa ideologica allageneraliuazionepiù "corre1ta", al programmapiù"avanzato". Mentre il nodo sta nella scoperta di un modo diverso di fare i programmi, per uscire dall'impotenza oggenivistica e dall' enunciazione propagandistica Perquestoilproblemarealecheoggicistadifronteèquello dell'espress;onepoliticadellelottedeglianni'70,delmodoper sviluppare coscientemente una funzione di strumento perla crescitadiquestaespressionepolitica,perostacolarelariprodu· zionedimeccanismidi istituzionalizzazione del conflino. Aldi fuoridiquesto,parlaredi"democrazianelsocialismo",dicorre1torapportotrapartitoeclasse,diautogestione,dilegalità socialista,digaranziadeldissenso,nonhamoltosenso,tranartdosidiquestioni,appunto,postenel"paesedellenebbie". Le rivoluzioni proletariecriticano"continuamentesestesse: sospendonosempre!aloro marcia,ritornanosuquel che pareva compiuto,ericomincianodacapo;motteggianocon spietata ironia le mezze tendenze, ledebolezzeelemiseriedei loro primi tentativi;sembrarovescino il loro avversario solo perché attingaalsuolonovelleforze,erisorgapiùpotentelorodifron• te;sempresi ritraggono atterrite di fronteall'enormitàindeter· minatadeiloroscopiultimi,finoachearrivanoaunpunto incuièimpossibiletornareindietroelasituazionestessagrida: Hic Rhodus. hic salta!". !Marx, 1118 brumaio)

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