giovane critica - n. 29 - inverno 1971

Tre domande politiche / Ciocchetti, Ramella, Zeppetella istituzioni, rappresenta una ricerca obbligata di nuovi equilibri. al cui interno persistono e si riproducono conuaddizioni. Da questo punto di vista occorre vedere se nello "Stato sociale" non si riaprano contraddizioni ad un livello più alto, se non si prospettino potenzialità di segno più manifestamente politi· co. La penetrazione dello Stato dentro la società e la creazione di canali di mediazione dei conflitti rendono nello stes• so tempo pilJ capillare e più fragile l'apparato di controllo dei comportamenti sociali; lo rendono più efficace ma più direttamente e pesantemente oppressivo. Lo Stato basato sulla "partecipazione", proprio nel momento in cui richiede un'adesione attiva e cosciente delle forze sociali, ne richiede po, la più ferrea adesione alle regole di comportamento prestabilite ed estranee, e sviluppa il massimo di repressione contro i comportamenti sociali anomali. Nel momento in cui lo Stato si socializza, il comportamento conflit• tuale sociale diventa, si può dire. in modo "naturale" comportamento politico. In questo senso, l'unificazione tra lotta economica e lotta politica, cioè la saldatura tra rivendicazione materiale e prospettiva di potere, non è una petizione di principio, ma un dato concretamente alla portata dell'esperienza delle masse. L'istituzione di mediazione del conflitto si svela come apparato di nudo dominio, di oppressione di classe, agli occhi delle masse, nella misura in cui è materialmente alla portata delle loro lotte. Il "socialismo degli anni '70" ovvero la "critica della questione stessa" Nel rispondere a un dirigente socialdemocratico olandese, che gli aveva posto la questione di quali misure legislath1e in campo politico ed economico si sarebbero dovute adottare nel caso di una presa del potere per assicurare la vittoria del socialismo, Marx scriveva che "quello che ci saril da fare, e da fare li per li, in un dato momento storico del futuro, ben determinato, dipende naturalmente tutto dalle condizioni storiche date in cui si dovrà operare. Quella questione viene posta però nel paese delle nebbie, e solleva quindi, in effetti, un problema fantomatico, la cui unica risposta dovrà essere necessariamente - la critica della questione stessa", in quanto - aggiungeva Marx - "al momento dello scoppio di una vera rivoluzione proletaria. saranno date anche le condizioni di un suo prossimo modus operandi, immediato (anche se certo non idilliaco)"'. ("Lettera a F.O. Nieuwenhuis" in Pro• blemi del Socialino n. 1, 1971 ). Le tendenze di fondo del '68-'70 richiedono di porsi in modo nuovo rispetto al proble• 63 ma della prospettiva, del cosiddetto "'sbocco politico·· delle lotte. e Quindi alla Questione del modo con cui nella lotta la classe operaia prefigura la società soc1allsta. E' chiaro che queste tendenze. in quanto fenomeno struttura• le e non episodico. hanno messo In crisi la pratica dell'uso riformistico delle lotte operaie come pressione dentro le istituzioni dello Stato borghese per mutare gli equtl1bri degli schieramenti. L'identità tendenziale tra lotta economica e tot• ta Politica, tra rivendicazione immediata e prospettiva d1 PO· tere fa saltare i canali di rappresentanza e d1 utilizzazione del conflitto. L'uso riformistico delle lotte operaie si basa infaHI sulla permanenza dell'immediatezza della nvend1caz1one "eco• nomica" e sulla conseguente necessità detr Inteivento della mediazione politica in quanto strumento per superarla e riporta· re il particolare dentro 11generale Oe istituziont dello Stato). Ma il carattere anti-istituzionate delle lotte mette In discussione proprio questo meccanismo di rappresentanza 1st1tuz1onale da parte dei partiti operai. incrina l'identità metafisicamente presupposta tra classe operaia e organizzazioni storiche. La critica delle masse va però oltre. Il maggio francese, l'autunno italiano, il dicembre polacco non mettono in que• stione solo un programma, una prefigurazione della società socialista come semplice traduzione istituzionale delle lotte di massa, ma il modo stesso con cui le cosiddette avanguardie generali definiscono e formulano, interpretando le idee delle masse, i programmi da "proporre" alte masse stesse. V iene criticata non solo una interpretazione delle tendenze delle masse, ma il diritto all'interpretazione delle tendenze delle masse. il diritto di rappresentanza nella sua essenza. Ciò è cosi chiaro e radicale che anche coloro che sono più ostinatamente volti a ripercorrere la strada del partitismo sentono oggi il bisogno di riverniciare il culto dell'avanguardia e dell' autoaggregazione con un po' di "rapporto dialettico··, di correggere Lenin con un pizzico di Luxemburg, di porre il problema della verifica permanente della "proposta politica" in mez. zo alle masse, di vedere almeno gli organismi dell"autonomia operaia come un elemento che non ha la sola caratteristica dell'immediatezza ottu~ dell'obiettivo materiale e necessaria• mente riformistico. E tuttavia, proprio sulla questione del programma di obiettivi, sulla questione cioè di come passaredalla seconda per tutti al• la rivoluzione. dalle linee di Mirafiori al comunismo, sI verifica oggi l'incapacita di superare tradizionali e paralizzanti alternati• ve tra massimalismo insurre21onalistico e programmismo gradua•

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