Tre domande politiche / Ciocchetti, Ramella, Zeppetella 61 La storia della classe operaia è la storia della riconquista illusoria di autonomia attraverso scissioni minoritarie dalle sue istituzioni politiche per ricostruire alrre istituzioni politiche, e ricominciare daccapo re essere ben coscienti che o Questo è un processo che si avvia seguendo le leggi che regolano il movimento, oppure n• percorre strade già battute e che si sono rivelate 1mprodut11· ve. Non si tratta di criticare una concezione tradizionale del partito per motivi ideologici, ma per la semplice ragione dell' inefficienza, nella situazione d1 oggi, di qualsiasi organizzazione politica che voglia dirigere dall'esterno le lotte. L'esperienza di questi anni ha lasciato una traccia non in ristrette élites intellettuali ma nel corpo delle masse. in atteggiamenti collettivi, in modelli culturali; la possibilità di sviluppo di una tendenza rivoluzionaria sta in questo dato soggettivo, profondamente radicato nel processo di produzione e dell'esperien· za acquisita. La storia della classe operaia è la storia della riconquista il• lusoria d1 autonomia attraverso scissioni minoritarie dalle sue istituzioni politiche per ricostruire altre istituzioni politiche, e ricominciare daccapo. L'alternativa non sta dentro 1e istituzioni politiche stesse, ma fuori di esse, nello sviluppo del movimento anti·istituzionale delle masse. 11sindacato ha un rapporto con la classe operaia che lo costringe a fare cose che, coscientemente o no. vanno oltre se stesso. in quanto istituzione; ma se il sindacato oggi in Italia non è quello della Germania. se ci sono contraddizioni al suo interno, se non può essere visto soltanto come istituzione, I' origine di tutto ciò non sta nel sindacato, ma fuon del sindacato. Non è la "sinistra sindacale" intesa come somma di "personaggi", in sé e per sé, a frenare un processo o a costruire le basi per metterlo in crisi; ma è l'esperienza di massadel sindacalismo di base, estremista, a tenere aperte le contraddizioni. Dal centro-sinistra al "nuovo contratto sociale" Non si può dire che le forze trainanti dell'apparato capitalistico non abbiano'tratto alcune lezioni fondamentali dal movimento di lotta di questi anni. e non abbiano saputo preparare una risposta alle gravi contraddizioni aperte dal "maggio", contraddizioni che hanno rivelato la profonda crisi delle istituzio, ni su cui finora si è retta la società. Questa risposta c'è e si sviluppa, seppure in modo disorganico. a livello dell'economia, della fabbrica e dello Stato. E' chiaro che la controffensiva capitalistica ha avuto ed ha co• me obiettivo primario la stabilizzazione sociale, a partire dalla reimposizione della normalità produttiva. L'attacco ai livelli di ~ione, 11 repressione, hanno questo preciso significato. Ma il problema non sta ne! prendere atto d questa realta ov via, Quanto nel cogliere fin d'ora te linee d1 1enden2a che emergono dentro la ristruttural1one, avendo coscienza che pe ga1ant1resviluppo e stabilita 1ns1eme.la questione d1 fondo non è affatto quella d1 elimmare la confl1ttualttd sociale, ma quella d• d1sc1plinarla, di renderla compa11b1I~con "l'intere-.se generale'', delimitando e isolando, per reprimerla, la protesta degli esclusi. Vediamo che cosa sta avvenendo nella fabbrica. che è 11punto centrale. su cui sono fallite le ambizioni riform1st1che del capitale basate sul1'11lus1oned1 poter riformare la società perché la fabbrica resti uguale, e su cui la linea produtt1vist1ca inaugurata dal movimento operaio ufficiale ha rivelato le sue insanabili contraddizioni derivanti dal fatto che il r,lanc10 della produtt1v1tà altro non s1gmf1case non Il ripristino del dispotismo dell'organizzazione del lavoro. Consideriamo, seppure sommariamente. due elementi che ci paiono 1mportant1. Il primo è quello connesso all'ideologia dell'umanizzazione del lavoro. di cui tanto si è parlato ai tempi della lotta FIAT della scorsa primavera e che ora, m concreto. comincia a fare de, passi avanti. Senza soffermarci ad analizzare compiutamente come un processo nuovo si avvii nelta fabbrica avanzata e quali siano le basi reali su cui si fonda. occorre sottolineare comunque che esso rappresenta il tentativo d1 recuperare Il "senso del lavoro" all'interno della logica produttivistica. tentativo che passa attraverso la distruzione del gruppo operaio omogeneo e che si presenta come risposta cogestionale che i padroni ritengono d, poter costruire stravolgendo e rovesciando le istanze gestionali e lo scassoconseguente della produttività prodotte dalle lotte di questi anni. Il secondo elemento da considerare, che cosrnuisce un altro punto centrale dell'atteggiamento nuovo dei padroni, consiste nel tentare un rapporto dire~to con gli organismi operai di mas· sa, per farne un corpo separato rispetto alla classe operaia. 11 processo di istituzionalizzazione dei delegati tende in questo modo a rispondere atla crisi di istituti di mediazione inefficaci perché esterni alla sede in cui il conflitto si produce e quindi incapaci di una reale mediazione (il che non significa. ovvia· mente, non vedere che, proprio per ta vicinanza alla sede del conflitto. la contraddizione tra rapporto con la classe operaia e rapporto con le istituzioni è composta su basi fragili). La "democrazia borghese" in fabbrica sembra essere parte di quel "nuovo contratto sociale", da stringersi tra le forze sociali che operano nella società, di cui Gianni Agnelli parlava quattro
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