giovane critica - n. 29 - inverno 1971

6 ra decisiva per la sconfitta, ma 11punto centrale era l'aver per• so d, vista. eò aperto cos, un varco all'azione padronale, che 11 centro della lo1ta e del1'un,tit per tutti i lavoratori sono le cond1z,on1 d1 lavoro 111fabbnca: d, qu, s1 doveva ripartire per una r1scossa operaia, per ntrnvare lo stesso soggetto d1 una polioca d1 unita dei lavoratori e d1 alleanze. Il congresso della CGIL. te• nuto a Milano nel 1959, pose questo problema nel modo p,U coerente. Una qualità nuova negli obienivi rivendicativi Dunque. , mot1v1 che spingevano verso un'esplosione d, lotte operaie non solo ag,vano profondamente come tendenze spontanee fra i lavoraton. ma trovavano 1n una parte del movimento organizzato, praticamente 10 tutta la sinistra del movimento operaio, una sens1b1htàmolto acuta ed una volontà accanitamente tesa a ritrovare la via della lotta. Fu Giorgio Amendola a dire con forza, in un Congresso del Partito Comunista nel periodo più difftcile del movimento negli anni '50, che il proble• ma dei problemi era d• ritrovare la via della lotta alla FIAT. E l'esplosione della lotta operaia agli inizi del 1960 palesò su• bito non a caso un carattere originale, che poneva un grosso problema politico e culturale: che, per dirla semplicemente, la nvenchcaz,one salariale era solo un aspetto, decisivo ma non unico, delle 1ot1estesse. Accanto alla rivendicaz1one della rottura del blocco salariale, compariva una motivazione politica delle lotte che associava una istanza politica generale (contro il fascismo e la repress1onepadronale, per riforme e trasformazioni sociali) ad una istanza politica più specifica: cambiare i rapporti d1 potere e qumd1 le condizioni di lavoro in azienda. Che questa specifica istanza sia stata presente nessuno certamente può negare, ma. sul peso che bisogna attribuirle e sul modo come mterpretarla. si è aperta, fin dall'inizio degli anni sessanta. una discussione e una polemica di grande importanza ed attualità, entro i sindacati e i partiti operai e fuori di essi. e· una discus• s,one e una polemica da rapportare al movimento e ai suoi ri· sultati. nelle grandi ondate del 1961-1963 e del 1968-1970. Nella prima ondata di lotte. 1e rivendicazioni salariali sono ancora poste in termini tradiz1onah nei Contratti - aumenti percentuali - mentre m azienda razione si concentra sui premi aziendali, affrontando solo marginalmente il tema de, cottimi e delle qualifiche. La richiesta di camb1amento dei rapporti di potere e delle condizioni di lavoro non vanno molto oltre le di· chiarazioni di princ1p10 e la creazione di organi tradizionali - "comm1ss1on1" - mentre le conquiste politiche maggiori stanno nella caduta, o nella attenuazione, delle principali d1scri• mInazIon1 e nelle pratiche sistematiche dt rappresaglia contro 1 lavoratori e i sindacati. La struttura sindacale in fabbrica non muta, mantenendo al suo centro la Commissione interna, e le forme dt lotta sono ancora prevalentemente tradizionali. Nelta seconda ondata d1 lotta. te nvendicazioni salariali contrat· tuali sono egualitarie e cosi quelle aziendali; le lotte aziendali affrontano nel merito problemi d1 organizzazione del lavoro e di ambiente d1 lavoro, modificando cottimi, organici, ritmi di lavoro; dalle prime riduzioni d1 orario si giunge alle 40 ore setti· manali; i sindacati si "trasformano In fabbrica in senso consiliare - delegati e consigli d, fabbrica - e sostituiscono le commiss10nI mterne. Le forme di lotta assumono largamente 11carattere di un movimento governato democraticamente dagli stessi lavo• ratori. Dopo il 1963, l'attacco alla occupazione coincide con un ricupero padronale notevole in termini di intensificazione del lavoro; ciò avviene in misura minore fra il 1970 e il 1971. Questo crescendo di qualità negli obiett1v1 rivendicativi, e nelle forme di organ,zzaz,one e di lotta e qui tradotto in uno schema: ma si tratta di uno schema che in definitiva inquadra con una notevole approssimazione la complessità del movimento. E' un processo nel quale sembra che nella classe operaia ta volontà consapevole di mutare i rapporti di forza e le condizioni di lavoro in azienda acquisti in misura crescente un peso tale da da· re chiaramente ragione alla te,;i che riconosceva, fin nel periodo critico precedente l'esplosione delte lotte, che quella era la questione più esplosiva e quindi il terreno più importante su cui misurarsi per un nuovo sviluppo di lotte operaie. Ma, al momen· to stesso in cui si è entrati nel fuoco di questa lotta. grossi problemi teorici e pratici si sono posti al movimento, che non stan• no se non in parte nella esperienza critica delle lotte degli anni immediatamente successivi alla Liberazione e delle difficoltà di azione e di organizzazione nella seconda metà degli anni '50. Questi problemi sono approssimativamente riassumibili in quat· tro punti: il rapporto della classe operaia con la tecnologia e l'organizzazione det lavoro; 11riferimento delle questioni sociali che stanno per cosi dire fuori dalla fabbrica, alla condizione dell'operaio in fabbrica; i rapporti fra organizzazione e movimento; la relazione dell'organizzazione operaia m azienda con le istitu· zioni dello Stato. Raniero Panzieri e i ··Quaderni rossi'' La classe operaia vive, nei venti anni che comprendono gli anni cinquanta e sessanta, una esperienza di lavoro dura e, per molti aspetti, sconvolgente. La tecnologia produttiva e l'organizzazio·

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