UN QUADRO POLITICO MOSSO E VITALE GIAMPIERO MUGHINI Mario Signorino ha portato a galla con dura franchezza le cntiche che gli ambienti "extraparlamentari hanno rivolto alla nostra iniziativa. Abbiamo recitato un "canovaccio" risa· puto, le nostre critiche all'estrema sinistra sono salottiere. Signorino ribalta la questione. da interrogato si fa interro• gante: che tipo di interlocutore e oggi Giovane critica? Presa da una sorta di nostalgia per la politica e la cultura "ufficiali" ha forse intenzione di compiere un "salto atr1n• dietro"? Giocheremmo agli ingenui se dicessimo che non ci attendevamo simili reazioni. Ciò non ci esime dal rispandere alla domanda che Signorino pone. Tanto pili nella misura in cui egli tira in ballo i problemi dei "lavoratori dell'informazio-. ne". problemi da cui il questionario non intendeva minimamente prescindere - nè, tanto meno, il lavoro futuro di Giovane critica - ma che evidentemente non sono emersi con nettezza. Cominceremo, e ce ne scusiamo, da una ministoria di Giovane critica. Essa nacque, fatto insolito, a Catania, E ciò in un momento di estremo fervore intellettuale della nostra generazione. La propulsione veniva dalla "cultura", dal cine• ma nella fattispecie, ma chiara sin dalle prime battute era l'intenzione militante, di parte. Siamo stati fra gli "extraparlamentari" della prima ora, pur non avendo mai assunto un atteggiamento di totale sfiducia nei confronti del movi• mento operaio. Non abbiamo mai perduto il senso della misura, scambiando un gruzzoletto di pagine stampate con una formazione di batterie "katiuscia". Il nostro limite stava altrove. Da buoni intellettuali meridionali eravamo certa• mente "colonizzati". Era il "vento del nord", fatti e riviste, a portarci la materia prima: te lotte di Torino, i Quaderni roHi. Ci fu chi parlò in quegli anni di un asse Piacenza-Catania, riferendosi alle consonanze oggettive tra Quaderni piacentini e Giovane critica. Resta il fatto che la rivista dei nostri amici di Piacenza ha imposto uno stile e un marchio; noi ci siamo limitati a riflettere, anche pasticciando, alcuni dei temi "maturi" in quegli anni. Il '68 ci vide pressoché assenti; un solo numero, stiracchiato da tutte le parti. Ancora il n. 19 (19691 svolgeva una funzione di specchio e, nel• la sua parte centrale, si limitava a documentare il dibattito sull'"organizzazione" svoltosi nell'ambito del Potere cperaio di Pisa. Il n. 20. finalmente, imbocca una precisa pista politica. L'asse ne è costituito da una critica violenta dell' Unione dai marxisti-leninisti, sorta sulle ceneri del movimen• to nudentflCO: avevamo avuto modo di palparla in concreto, 55 a Catan,a. dove ne esisteva una succursale rumorosa e combattiva. Il n. 21 uscì in pieno "autunno caldo"'. Il saggio centrale ne era un resoconto politico d1 Pino Ferraris sulle ul• time lotte alta Fiat. Netto e dichiarato. netrarticolo di Pino Ferraris e nella nota editoriale che lo precedeva. era 11 dissenso dalle posizioni di Lotta continua in particolare sul tema dei delegati. Rispetto a quell'articolo d, Ferraris la rivista non ha mutato posizione d1 una virgola. Tutt'al pili si è fatto sempre pili preciso e consapevole l"interesse politico e culturale per la sinistra sindacale, come dimostra del resto quest'ultimo numero; così come più consapevole s1 è fatta la volontà di operare, nei lim,t, della nostra ultramodestissima presenza, un confronto fra ta generazione cui noi appar• teniamo e il complesso del movimento operaio nelle sue varie articolazioni storiche. Abbiamo espresso e sottolineato le nostre critiche al "minoritarismo" in parecchi modi. A differenza dei frequentatori di salotti di cui parla Signorino. tali critiche abbiamo "vis• suto" sino in fondo, persino nelle scelte professionali. Assieme ad altri compagni, nuovi al lavoro della rivista ma provenienti da un identico tormentato itinerario, abbiamo condensato tali critiche nel questionario in discussione. Ecco qual è il senso della "riconsiderazione redazionale". Bisogna distinguere. è chiaro, fra i vari gruppi. Credo, e qui comincio a parlare a titolo personale. di aver manifestato la mia simpatia nei confronti di Lotta continua in mille modi. Marco Boato e Luciano Della Mea sono fra i collabo-. ratori più organici e più_ insostituibili della rivista. Se non vado errato, l'unico resoconto di un certo peso del 2· convegno nazionale di Lotta continua è apparso su Giovane cri• tica. Ho accettato. anzi ho proposto, di assumere la dire· zione responsabile del loro giornale, pur non condividendone l'impostazione politica. Nè ho mai nascosto, invece, il mio disprezzo più profondo per i "marxisti-leninisti", per gli staliniani di ritorno. per questi tetri pappagalli di qualcuno dei "poteri" in atto a est di Udine, Signorino conosce bene queste opzioni, queste distinzioni. Le ho scritte su un gior· nale di cui era l'artefice autentico. Mi permetterà di rimproverargli di essersi costituito in parte un bersaglio di comodo. Forse perché non e del tutto convinto delle sue attuali scelte? Discutiamo in concreto, dice Signorino. Benissimo. - La lotta per la casa. bisognerebbe essere ciechi per sottovéNutarne l'importanza. Ma è purtroppo innegabile che i pre-
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