giovane critica - n. 29 - inverno 1971

Il cosidetto schieramento riformatore brilla per la sua scarsa 53 capacita culturale di comprendere il paese e il mondo, di assi• mi/are criticamente le esperienze srraniere, di adoperare gli strumenti moderni' della scienza e della tecnica. Questo limite culrurale non e tra le cause ultime del fallimento del cenrrosinistra le créateur du centre gauche de la future Chambre, et tu arrive• ras en politique. Une fois admis, une fois dans le gouvernment, on est ce qu'on veut, on est de toutes les opinions qui triom· phent! " (Une tille d'Evel. La via delle riforme non è cosi inghirlandata di facili trionfi. Non intendo qui discutere dei contenuti. Certamente così come sono stati finora disegnati risultano pieni di errori e di insufficienze. A questo proposito va rilevata la scarsacapacità culturale di comprendere il paese e il mondo, di assimilare criticamente le esperienze straniere. di adoperare gti strumenti moderni della scienza e della tecnica, da parte del cosiddetto schieramento riformatore e più ancora da parte della "classe politica" nel suo insieme (per la quale econo• metria e informatica, per esempio, sono ancora degli oggetti misteriosi, e la smania dell'ecologia è soltanto un prurito pas· seggero alla moda).Questo limite culturale non è tra le cause ultinìe del fallimento del centro•sinistra. Una politica di rifor• me postula una solida componente culturale. Il centro-sinistra è fallito perché, mentre doveva essere il centro di attrazione e di raccolta di tutte te energie riformatrici in quanto capace di rompere ogni delimitazione - anzitutto cult1.1rale- e di allargi!· re a cerchi concentrici l'area del consenso intorno alle riforme, non ha saputo invece esprimere alcuna capacità "egemonica" ma ha vissuto di apporti raccogliticci e sul piano culturale e per , consensi politici in parlamento e nel paese. Cosi. in• vece di riuscire a esercitare la sua funzione di "cerniera" in uno schieramento di forze politiche che per ragioni storiche e ideologiche tende alla contrapposizione frontale, è stato esso per primo dilaniato e lacerato da siffatte tensioni. La situazione che ne deriva è disperante proprio per questo: perché non si dispcne di un'alternativa politica, rispetto al centro•sinistra, che sia capace di esprimere una più compatta e coerente energia riformatrice a livello di governo. Ciò per l'esistenza. appunto, di quelle ragioni storiche e ideologiche cui accennavo: e cioè l'esistenza di due poli dominanti nella politica italiana dopo il fascismo, il polo cattolico e il polo comunista, ambedue fortemente ideologizzati, a tendenza escatologica e totalizzante. "integralisti'' come si usa dire. La loro posizione dominante, che ciascuno tende a rendere monopolistica pur tenendo in serbo l'ipotesi perversa del duopolio, falsa irrimediabilmente la dialettica tra le forze politiche propria del regime parlamentare, perché impedisce l'una e l'altra delle possibili soluzioni che ne permettono il funzionamento, cioè a dire la soluzione del bipartitismo oppure la soluzione della gravitazione verso il centro. Sulla "imperfezione", che in realtà è inesistenza, del bipartitismo DC-PCI. si • giì scritto fin troppo; ma anche la soluzione centrista 1n Jtalla è falsa rispetto a quetla che è la normale funzione del "centro" tn regime parlamentare, 1n quanto squilibrata e "scentrata" per ,I suo porsi anzitutto come antagonista del "fronte" delle sinistre. ad onta d1 tutte le dissertazioni sugli ..opposti estrem1sm1". Posta nella 1mposs1• bilità di funzionare f1s1olo9icamente, la democraz,a parlamen• tare in Italia si trova da venticinque anni IO permanente stato patologico, e ogni tanto sembra entrare IO coma. In mancanza di una dialettica di alternative. si ha una pseudo• dialettica di variazioni intorno all'unico tema dominante, che è quello del rapporto tra OC e PCI, do,Je la capacità di coagulo delle forze conservatrici si dimostra ogni volta maggiore di quella delle forze riformatrici. Questo sistema di rapporti politici, che si sta trascinando e logorando e pur· tuttavia perpetuando da un quarto di secolo, è oggi messo in crisi da uno sviluppo dei rapporti sociali che lo ha reso sempre più inefficiente e intollerabile. Il ruoto delle forze sociali sta per diventare decisivo. Non sono i sindacati che stanno prevaricando. sono le forze politiche che si eclissano, Bisogna che i gruppi che esprimono situazioni sociali e culturali di punta, come quella dei giovani, partecipino a questa vicenda non come altezzosi e disgustati osservatori, ma con la consapevolezza e la responsabilità di operare nella storia.

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