48 ogni nfenmento alla cnt1ca engels,ana del programma d1 Erfurt, accettando e facendo sue tutte le conseguenze della scelta che da allora ha marcato m modo 1rrevocab1le la costru• zione soc1al1s1a nell'Unione Sov1et1ca e success1\lamente nelle democrazie popolari. Pare a me chiaro che su questo terreno, l',ntegntà de11'onginano pensiero d1 Marx e di Engels vada nprIst1nata proprio perché 1nessasi può inquadrare m modo organico e sc1entif1camente corretta l'esigenza ant,statahsta, ant1autontaria m sede pot1t1ca e nella soc1etacivile espressa sia pure confusamente ma energ1· camente dai grandi movimenti operai e studenteschi (con maggiore partecipazione studentesca in Francia e operaia m Italia). M1 rendo conto perfettamente che non solo I sistemi proposti. ma anche le esperienze tentate autogest1onali offrono 11fianco ad una critica che vorrebbe essered,strutt1va. E tuttavia è su questo terreno che una strategia rivoluzionaria deve 1mpegnars, se essa non vuole essere, come non vuole ne puo essere, la ripetizione puntuale delle realizzazioni storiche attuali del marx1• smo (a parte l'esperienza maoista, sulla quale ovviamente vi è un discorso tutto dJ fare, ma di cui, devo confessarlo, malgrado la seduzione che esso esercita. non vedo chiaramente la d1st1nz1onefra ciò che è costretto da una fase d1 transizione da ciò che e disegno perseguito al di là, anzi soprattutto al d1 là, dei v1ncol1dell'attuale snuazione d1 sviluppo della soc1etacmese). Gli elementi per una "tattica" unitaria delle sinistre Rispondo brevemente alla seconda domanda che voi ponete: ritengo che nella polemica e nella lotta pol1t1ca si tenda a sopravvalutare oltre misura I fatti parlamentari e le cotlaboraz1on1governative. Se è vero. come certamente è vero, che la sostanza dell'esercizio del potere è in gran parte fuori del Parlamento e del Governo. la conseguenza ne e che le partec1pazion1 o le oppos1Z1oni parlamentari e d1 governo non sono l'ele· mento dominante e tendono più ad assumere un s1gn1f1cato simbolico d1 schieramento che a costttu1re una reale d1scnm1nante. Non credo vi sia alcuno a coltivare l'illusione che basti un cam• b1amento d1 governo per un cambiamento reale d1 potere e. d'altro canto. un governo riformatore può fare delle riforme solo e nella misura strettamente condizionata dalla esistenza d1 un forte mov,mento d1 massache è poi quello che realmente è in grado di imporle. Il vero problema è se dietro 11proposito eventualmente riformatore d1 un governo esiste o no un movi• Tre domande politiche / Riccardo Lombardi L'esperienza di cerHro-smistra, di cui non rinnego la corresponsab,litJ, non e stata un'esperienza inutile s,a per i suoi pochi successi, sia per , svo, msuccess,. Essa ha permesso di verificare III vivo i /1mit1 mvalicab,li delle collaboraz,om governative m assenza di una scrategia defmira entrata nella cosc,enza del• le masse e da queste portata avanti men10 d, massa. La sopravvalutazione del governo è un po' l'ered,tà del fet1c1smostatalista fascista che appunto tutto attn· buiva o fmgeva d1 attr1bu1re allo Stato. Da questo punto d1 vista. devo dire che l"esperienza di centrosm,stra, d1 cui non rinnego la corresponsabilità, anche se devo ricordare 11sign1f1cato limitato e riduttivo che gli attribuivo, non è stata un'esperienza inutile s1aper i suoi pochi successi. che soprattutto per i suoi insuccessi: essa ha permesso di verificare in v,vo I llmit1 mvalicabili delle collaborazioni governative (d1 tutte le collaborazioni anche di quelle eventualmente estese ad altre forze della sinistra o addirittura di un governo di pura aherna11vad1 sm1stra) In assenza d1 una strategia definita entrata nella coscienza delle masse e da queste portata avanti. Superfluo ripetere. come non ho cessato ininterrottamente di fare dal luglio del 1964 ad oggi, che l'esperienza di centro-sinistra sopravvive a se c;tessae che una collaborazione di una parte o d, tutta la sinistra può avere valore solo nella misura in cui sia capace d, garant1re le condizioni democratiche della transizione, cioè il controllo dei poteri non elettivi (esercito, burocrazia, polizia, informazione. finanza. magistratura) ciò che è ben lontano dalla realt3 di 0991. Una strategia a medio termine delle sinistre (o. dato 11s,gn1ficato non riduttivo che mi pare di avere dato alta ricerca di una strategia. direi meglio di una "tattica" delle sm1stre) dovrebbe a mio giudizio ispirarsi a quei criteri che via via, smtetizzando forse abusivamente apporti di diversa provenienza ha preso nome d1 "riformismo rivoluzionario"; vale a dire determmare una serie di misure rapide. capaci d1 controllare efficacemente 11quadro istituzionale e 1 poteri non elettivi. impostare riforme che sappiamo bene poter sempre essere riassorbite o addirittura utilizzate dal sistema (anche se offendono settori del sistema) per aw,are un periodo d, transizione d1 cui elemento essenziale sia una partecipazione effemva, anche se limitata delle masse al control· lo della produzione sul luogo d1 lavoro. Una strateg,a cioè che cominci col cambiare le regole del g1oco, in modo che esse cessino di essere tutte a favore delle classi dominanti. Non ritengo d1 andare al di là d1 questi accenrn, trattandosi di materia sulla quale ho avuto modo d, esprimere piU volte un punto d1 vista (e anche più volte di criticare me stesso). Ma voglio sottolineare che solo su una base realmente unitaria si può dare luogo aa una strategia riformatrice che tenda non soltanto a far vivere meglio (ciò che è proprio di una strategia sociatdemocrat1ca), ma a far vivere diversamente: ad orga• n1zzare cioè una società più ricca, non per maggiori ben; quant1tat1v1, ma perché diversamente ncca.
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