4 proprio pnmato mondiate negativo. Naturalmente. gli squili• bri fra Nord e Sud sono ulteriormente accresc1ut1, mentre negli anni sessanta l'em19raz1one dal Sud a1 Nord ed all'estero ha comvolto addirittura un sesto della popolazione. S1 potrebbe dire che gli ep,sod, più acuti ed estesi della lotta d, classe. in I tal,a, hanno camb,ato tutto e niente nel decen• nio trascorso. Il sistema ha palesato le sue contraddizioni in misura gigantesca e l'alleanza d, centro-sinistra ha dimostrato d, essere una difesa tutto sommato moderna ed eff1c1ente del sistema, proprio perché e riuscita nei fatti a mantenere ferma una politica economica p1\J che mai espressione degli mteresst cap1tal,st1c1, malg1ado i paurosi cost1 sociah dì questa operazione. E. tuttavia, questa politica di profonda conservaz10ne sociale non regge pili una lunga prospettiva. Un fremito per• corre tutti I ceti capitalistici del paese, che si sono salvati ma temono il peggio: voci fasciste e reazionarte hanno un ascolto d1 massa che sembra ripetere il fenomeno del "qualunquismo" dell'immediato dopo-guerra. Niente e tutto è cambiato, nel senso che le grandi lotte ope· raie degli anni sessanta hanno m reatta operato uno scasso profondo. che l'esplosione delle lotte studentesche da1 1968 m avanti ha ancora potenziato, reso molto più dirompente. Una ulteriore riflessione sul senso di quegli eventi è, allora, assolutamente necessaria. E bisogna cominciare proprio dal punto centrate cioè dal ruoto delle lotte operaie in quanto ta• li: che senso hanno avuto queste lotte e che prospettive sembrano 1nd1care. Una durissima offensiva padronale All'esplosione delle lotte operaie all'inizio degli anni sessanta hanno contribuito due fattori concomitanti: il peso di un lungo blocco dei salari - da1 '48 alla fine degli anni ·so i salari di fatto sono aumentati solo in misura minimamente supe· riore all'aumento del costo della vita - e l'aggravamento del• le condiz1on1 d1 lavoro. connesso ad una notevole perdita di peso organizzativo e d1 potere contrattuale dei sindacati dal 1952-'53 in avanti. L'aumento della occupazione operaia - abbastanza notevole tra il 1954•'55 ed il 1962·'63 - se da un lato. in parte compensava la stasi dei salari indiv1du.ali e dunque poteva contenere e ritardare il malcontento dei la• voratori, dall'altro lato, allentando la tensione tradizionale sul mercato del lavoro per il prevalere della domanda di lavoro rendeva meno efficace il ricatto padronale sul posto di lavo.ro e dunque facilitava 11manifestarsi in lotta aperta dello stesso malcontento. Ma questi fattori si presentavano In una storia del movimento, che bisogna avere presente nei suoi termini essenziali. Una du• nssIma offensiva politica ed economica aveva pesantemente colpito la classe operaia fra il 1948 e il 1955 ed oltre. Licenziamenti e ricatto sul lavoro, scissione sindacale, repressione padronale e del Governo. erano stati i mezzi usati spietatamente per dividere e piegare i lavoratori nelle fabbriche, a pochi anni dalla Liberazione. Non si può dire che l'offensiva reazionaria avesse vinto completamente, in quel periodo, ma il col· po portato era stato durissimo, soprattutto nel senso che era· no state piegate proprio le avanguardie sociali delta classe operaia: valga per tutti il crollo della CGIL alla FIAT nel ·55 ed il fatto che in quelle fabbriche non si scioperò più per ot· to anni. dal 1954 al 1962. Quella sconfitta (anche perché concomitante ad eventi internazionali di enorme rilievo. tutti tendenti a mettere in discussione il punto di riferimento più sicuro, cioè quello dei paesi socialisti, dalle manifestazioni operaie in Polonia ed in Germania orientale, ai fatti dell'Ungheria, dalla denuncia anti•staliniana di Krusciov ai primi segni di rottura fra URSS e Cina) può sembrare retrospettivamente che dovesse mettere in discussio· ne la linea complessiva seguita in particolare dall'avanguardia e guida riconosciuta della classe operaia cioè dal PCI. Questo tipo di interpretazione fu però sostenuto non sulla sinistra ma sulla destra del movimento operaio: fu sostanzialmente, e fa. cendo leva soprattutto negli eventi internazionali, l'interpretazione di Nenni, che di qui iniziò il cammino che lo portò a Pralognan, al centro-sinistra, alla rottura del PSIUP, all'unifica, zione social-democratica. Sulla sinistra del movimento operaio fu respinta la linea di una critica fondamentale al PCI. che appariva in tutto coincidente con la motivazione di fondo dell'offensiva reazionaria in at· to contro la classe operaia. Tutto sommato. l'ottavo congresso fu un momento di grande unità entro e intorno al PCI e al suo gruppo dirigente. Si delineò invece una critica più delimitata, ma in definitiva profonda e fondamentale, su come erano state guidate e organizzate le lotte sociali nel paese. L'interrogativo che ci si pose era relativo alle ragioni per cui proprio le avan· guardie sociali della classe operaia. cioè i raggruppamenti più numerosi e concentrati di operai. erano quelli che avevano cedu• to, come nel caso della FIAT. L'interrogativo poteva portare ad una risposta a suo modo coerente: che l'industria capitalistica più moderna. per i margini di
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==