giovane critica - n. 29 - inverno 1971

38 come ho detto largamente. d1 un equ,libno troppo instabile e precario, ma l'economia e la soc,età italiana attraverso la cns1 sono entrate in un periodo d1 profonda trasformazione. 01 cio vi sara un sempre p,ù chiaro nflesso nel progetto poli· t1co dei grandi gruppi cap1tal1st1c1 e de1 loro personale polt· tico; e a una trasformazione è davvero d1ff1cde s1possa oppor• re da s1n1stra lo status quo. S1 fa dunque urgente. ci sembra, la prospettiva e la CO· struz,one concreta d1 una a1ternattva. che raccolga la crisi so• c1a1e e ta esprima 1n una pol,t,ca, tolga le coperture d1 corno• do a11aOC, respinga la destra verso margini sempre più n· stretti; acquisti una d1mens1one politica. culturale, 1deolog1ca, comspondente a1 nuovi contenuti emersi dalla cnsi e dalle lotte sociali, affondi 11coltello nelle contradd1z1oni de11'1nterclassismo cattolico, non dia altro spazio alla socialdemocrazia, Un punto occorre èh1anre bene: la differenza tra l'aritmeuca degli schieramenti parlamentari e le tendenze del Paese reale. Se si gudrda alla prima s, sarebbe tentat, di chiedere al PSI di "sacrificarsi" ad oltranza al governo. Ma cosi facendo le tendenze del Paesecontinuerebbero a svilupparsi verso destra, per• ché la Smtstra sarebbe coinvolta In un fallimento. Prendere le distanze da un fallimento può sembrare oneroso solo se si guarda alle cose m superficie. Tanto più che In questa proposta non c'è la smania della opposiz10ne per ropposiz1one e della purezza mass,malista. Ciò che si chiede alla $mistra intera. e a c,ascuna delle sue componenti è d1 trarsi fuori da una contrat· taz,one logorante e perdente, e di battersi fino in fondo nelle scelte concrete che si presentano; d1 confrontarsi con i grandt problemi della società non con il misurino delle tattiche d1 schieramento ma con risposte e m1ziat1veche investano global• mente la sfera politica e sociale; di rimuovere così I lim1t1 pollt1c1 compless,vi dei quali ha sofferto e soffre il movimento. Una revisione strategica dt tal fatta non lascia nella $mistra le cose come stanno. perché rimettere in discussione le linee strategiche vuol dire rimettere in discussione i confini orga· n1zzatIvi: e perché ormai sul mov,mento operaio italiano mcidono grandt e fondamentali questioni {relative alla democrazia socialista, alt'1nternaz1onallsmo) derivati dal fallimento della socialdemocrazta e dagli Immens1 drammat1c1 problemi sorti dagli immensi successi del movimento comunista mondiale. La ristrutturazione unitaria della Sm,stra non è né uno slogan provocatorio né una velle1ta dislocata in un tempo remoto. E' una necessita dell'oggi. Da dove vengono i gruppi minoritari E' nell'ambito del ragionamento generale che ho esposto che può trovar posto un g1ud1z10sulla complessa v1.cendade, gruppi minoritari. L'insieme d1 essi ha una origme complessa. Sul piano teorico 11punto d1 partenza mI sembra costituito dal lavoro politico che Panz1eri ed 10 facemmo nella Sinistra socialista tra il 1956 e 111960, e successivamente dalla scelta di Panz1eri di esprimere quella ricerca a1 d1 fuori dei partiti "tradizionali". A ben vedere, infatti, solo molto tardi alcuni gruppi hanno recuperaro l'area comunista; per molto tempo il mmoritarismo d1 origine comunista (non parlo della storia in• dividuale de, militanti) è stato del tutto tradizionale e privo di consistenza teorica. Sul piano politico la fioritura dei gruppi avviene nei temi che i partiti operai lasciano scoperto, è la reazione insieme ai nuovi problemi posti dallo sviluppo del capitate e alle tendenze riformistiche che insorgono nella Sini· stra. Sul piano sociale le tendenze minoritarie sono in generale figlie del movimento studentesco, delle contraddizioni sociali tipiche d1 un cospicuo livello della forza-lavoro. Converrà su ciò dire qualcosa di più preciso. Il carattere di classe della scuola, e cioè la sua funzionalità con una società divisa in classi, nsulta aI livelli arretrati e a quelli avanzati. Nel primo caso abbiamo la setez,one di classe che sI produce nel corso degli studi: la produzione di un gran numero di laureati e d1plomat1 destmat1 alla disoccupazione e ad alimentare una sorta di sottoproletariato intellettuale: la inadeguatezza degli indirizzi di studio rispetto alle strutture e alle esigenze della società moderna. Nel secondo caso abbiamo una formazione pseudo-culturale che dimezza la personalità, con una special1zzaz1onedel tutto subordinata alle esigenze della macchina produttiva, una scuota che appare un congegno staccato della catena d1 produzione, che livella conoscenze e capacità al conformismo funzionate dei docili inservienti del capitale, che ribadisce la gerarchia connessa alla divisione sociale del lavoro. In entrambi i casi c'è una scuola intimamente autoritaria, che riflette in se stessa l'autoritarismo della società, e ha dunque sotto questo aspetto, anche nel suo largo risvolto di ineffi· cIenza, una funzionalità rispetto alle esigenze del capitale. Masse sempre più vaste d1 giovani saranno spinti entro i con· fin, della scuola. Ecco perché te contraddizioni che st sono manifestate negli ultimi anni sono l'inizio di un grandioso movimento proprio dell'epoca in cui viviamo. Ecco perché a questi problemi occorre guardare senza farsi suggestionare dalle recenti vicende e dalla cnsI delle avanguardie studente-

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