giovane critica - n. 29 - inverno 1971

di spostamento dei rappor1i di forza e dì crescita di un pote• re alternativo. La seconda precisazione riguarda il rifiuto di dipingere la Sinistra come una notte riformista nella quale tutti i gatti sono ri· formisti, cioè socialdemocratici. Anche all'interno del PSI, che pure si muove organicamente nell'area riformista. e collabora al governo con la OC. è necessario fare le distinzioni tra i socia1de1mocraticidi destra, i vell~itarismi di De Martino, e le punte di una socialdemocrazia di sinistra. Un discorso serio e specifico va poi fatto sui sindacati, dove si mcontrano molte tendenze. quasi tutte. e sul partito comunista. In quest'ultimo sono certamente presenti. ed è un fenomeno nuovo, posizioni che si possono chiamare puramente e semplicemente riformiste, ma non si può dire davvero che esso sia nell'insieme riformista. I comunisti escono da un tormentato e complesso processo sto· rico, che ha avuto il suo culmine nello stalinismo e che ha lasciato in essi profonde tracce; sono alle prese con realtà e ten• denze nuove; vedono articolarsi progressivamente al proprio interno posizioni diverse. Il filone centrate che essi hanno segui· to in questi anni è stato quello di un rapporto tra maggioranza e opposizione che alla fine definiva una bipolarit,1 nella lotta politica italiana (DC-PCI) aperta a margini di scontro e alla contrattazione. Il rapporto con tutte le altre forze, a comincia• re dal PSI. è stato per essi strumentale rispetto a quella esigenza primaria. Per una tale via l'orientamento alla fine prevalente nella direzione concreta ha mirato a stabilizzare la situazione politica italiana, a far maturare gradualmente uno spostamento a sinistra nel gruppo dirigente OC, a controllare le tendenze nuove della Sinistra. Su questo disegno hanno pesato condizio· ni internazionali, un pesante pessimismo sugli sbocchi reali del· la crisi italiana, la tendenza a considerare anzitutto i rapporti di forza che già esistono. La convergenza di queste posizioni non omogenee dei diversi partiti e dei sindacati ha prodotto alla fine una politica che vedeva nelle riforme un terreno di incontro tra l'opposizione. la DC e il PSI e affidava a questa contrattazione la costruzione di "equilibri più avanzati"; nel movimento essenzialmente il rafforzamento del potere contrattuale della Sinistra in questa vicenda; nelle istituzioni il recipiente nel quale calare alla fine tutti i contenuti. E' questa politica che esce perden· te dagli anni sessanta. Le grandi lotte sociali non hanno trovato sbocchi politici coerenti con i loro contenuti, e ciò ha disorientato e alla fine diviso e sospinto verso soluzioni corporative importanti forze sociali. La bandiera degli equilibri piU avanzati e delle riforme, benché non avesse nulla di so37 stanzioso alle spalle, ha allarmato e spaventato i ceti intermedi. Le strutture del potere non sono state in nulla modificate. I colossali problemi insoluti - e prima di tutto il Mezzo91or• no - hanno suscitato una indiscriminata carica di protesta e d1 malcontento che non è stata raccolta a sinistra e che si è canalizzata a destra. contro un regime identificato nel d1ato90 tra i grandi partiti. Un vasto spazio sociale lasciato vuoto dalla Sinistra è stato occupato dalla destra. La storia di un secolo in Europa offre drammatici precedenti d, questa esperienza. Strategia e ristrutturazione della Sinistra Tale è la situazione che 0991 dobbiamo fronteggiare. Non credo che si possa farlo senza una drastica revisione strategica. la quale porta con sè il tema di una ristrutturazione della Si• nistra. La ricostruzione di una opposizione di sinistra al livello dei nuovi grandi problemi e delle contraddizioni dell'attua· le sviluppo capitalistico è un obiettivo che può solo superfi• cialmente sembrare riduttivo. Dobbiamo prendere atto del fatto che non siamo in una fase di spinta a sinistra, ma di riflusso. che vi è un determinato rapporto d1 forze, che vi è un determinato rapporto tra gli schieramenti politici e le tendenze del Paese reale. Non solo è una foll1d l'idea. propria di un sostanzioso settore del PSI, di rabbonire la destra a prezzo di continue concessioni {questa è davvero la via al peggio, a una catena senza fine di capitolazioni) ma sono senza reale prospettiva e la politica degli ··equilibri più avanzati"" e il tentativo di stabilizzare la situazione congelando equilibri e rapporti di forze. Il totale velleitarismo degli "equilibri più avanzati" appare evidente ogni giorno di più. In sostanza si tratterebbe di mantenere in piedi il centro-sinistra, ma emargi· nandone via via la destra democristiana e la socialdemocrazia. e aprendolo parallelamente al confronto e alla collaborazione con il PCI e il PSIUP {che verrebbe pertanto assorbito nell' alveo PSI I. Ma ormai tutti sono convinti che la sopravvivenza del centro-sinistra è basata su di un equilibrio cosi precario che la sua minima correzione non conduce a un nuovo equilibrio, ma a uno squilibrio, a una crisi, La reale ~celta del PSI è tra il fare da copertura sempre più precaria alla involu· zione conservatrice della OC o rompere con la DC e recuperare un terreno di classe: e questa scelta riguarda comunque tutti. Gli equilibri più avanzati sono dunque diventati una formula di comodo per rinviare le battaglie al domani e realizzare le capitolazioni dell'oggi. Ma neppure il congela· mento della situazione attuale è possibile. Non solo si tratta,

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