giovane critica - n. 29 - inverno 1971

A partire da questo numero Giovane c;ritica viene edita da Tommaso Musolini, via Pianezza 14, 10149 Torino. Resta immutato il prezzo, tra L. 500 e l. 600 per un numero di cane/le che varieranno tra fe 240 e le 300. L'abbonamento annuale, che dà diritto adesso a cinque numeri anziche quattro, passa da L. 2000 a L. 2300. Abbonamenti, richieste di copie, rifornimenti per le librerie vanno d'ora in poi inviati a Torino. Le richieste di numeri arretrati, dal 28 in giù, vanno invece latte all'indirizzo redazionale della rivista, via della Trinità dei Pellegrini 19, 00186 Roma. Editorialmente l'operazione si traduce in aumento (pressochfJ raddoppio) della tiratura; in una distribuzione più articolata e diffusa, Stiamo esaminando l'ipotesi di investire le edicole. Come sempre ci saranno molto utUi consigli e suggerimenti dei compagni. Sollecitiamo, com'è d'uopo, un sostegno da parte di questi ultimi che si esprima in una quota di abbonamento. Abbiamo più volte ricordato quanto sia incredibilmente basso, se rapportato al numero di copie distribuite e vendute in libreria, il numero dei nostri abbonati. Tenete presente che su cento lire da voi pagate in libreria noi ne incassiamo cinquanta; e questo dopo aver fissato un prezzo di copertina che è un prezzo squisitamen• te politico. Inizia cosi il nono anno di vita della rivista. Il nostro spazio editoriale e politico? Quello che abbiamo cercato di occupare: cioè un interesse spiccato per tutto ciò che il turbinio di questi ultim, anni ha comportato nel tessuto sociale e nella coscienza delle masse; un desiderio di confronto aperto e vivace fra le varie componenti che si agitano nella sinistra storica ed extra• parlamentare. E, infine, il bisogno di dare voce ad esperienze nuove e radicali di lotta, di ricerca, di vita collettiva, che la "moderna" organizzazione del sapere, non solo quella borghese, tende a circoscrivere come in un ghetto. LE LOTTE OPERAIE DEGLI ANNI SESSANTA SERGIO GARAVINI Due form1dab1l1 esplosioni d, lotte operaie hanno caratterizza• to l'inizio e la fine degli anni sessanta. Nell'un caso come nel• l'altro, al centro di queste esplos,on, v1 è stata la lotta con• trattuale dei metallurgici - nel 1962 e nel 1969 - precedu1a da forti lotte aziendali e locali ed accompagnata e seguita dal• le battaglie contrattuali negli altri princ1pah senori industriati. Queste lotte aziendali e di categoria hanno avuto in tutti e due gli episodi una sorta di introduzione in grandi sciopen generali: nel luglio 1960, con una caratterizzazione politica più netta; nel 1968. per te pensioni. con una caratterizzazione Politica meno diretta ma pure notevole. Scioperi generali, quel• li del '60 e del '68, dichiarati dalla sola CGIL, in contradd1· ztone con il carattere unitario delle altre lotte. Apparentemente, questi episodi di lotta di classe, fra i più significativi nella storia d'Italia, non hanno inciso notevolmente negli schieramenti politici, nella alleanza e nei programmi stra• tegici di Governo. Il centro•sinistra era nato come disegno po• litico prima degli anni sessanta, e la scelta socialista di cam• biamento delle alleanze era stata se mai più dettata da una ne• cessità di ricuperare "nella stanza dei bottoni" una caduta di incisività e di forza delle lotte sociali della classe operaia - '!,fedi la crisi del sindacalismo classista a metà degli anni cinquan• ta - che dalla volontà di rendersi interpreti di una nuova spinta alla lotta. Lo stesso centro-sinistra ha reagito allo scoppio delle lotte operaie, nei due episodi indicati, in un modo analogo, sul terreno della politica economica, cioè con una poti· t1ca economica di contenimento, volta ad alleggerire la pressione sindacale sulle aziende ed a consentire un ricupero di pro• fitti attraverso l'intensificazione del lavoro ed il lavoro straor• dinario. Da questa manovra della politica economica sono ve• nuti i cicli recessivi iniziati nel 1964 e nel 1971. La risposta data alle lotte operaie con l'avvio della programmazione economica e stata presa molto sul serio, ma si è rivela• ta un bluff disastroso. Alla programmazione aziendale dei grup. pi capitalistici dominanti, non è stata nemmeno contrapposta una efficace politica tradizionale della spesa pubblica. Gli investimenti sociali previsti dal piano Giolitti sono completamen• te rimasti sulla carta ed altrettanto quelli destinati a profondi mutamenti nell'agricoltura, i cui orientamenti colturali sono stastati esattamente !"opposto di quelli del piano. La spinta alla espo~•azione si è risolta in un surplus della bilancia dei pagamenti che ha sottratto una massa enorme di capitali agli investimenti interni. L'occupazione, misurata in termini di popo· !azione realmente attiva (cioè esclusi i disoccupati), è scesa in cinque anni fino al 35 per cento della popolazione, un vero e

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