26 stru1re una soc1eta ,n cu, avrebbe dovuto annullare anche se stesso come classe. t I marx,smo e riuscito a cogliere la dratemca di fondo che percorre il sistema cap1ta1ist1co, che è una d1alet· 11cad1 classe Il problema diventa più complesso quando con• fron11amo il modello marxiano d1 società, con le modificaz,oni che lo stesso scontro sociale ha determinato nel sistema cap1tal1st1co A questo proposito il pnmo nodo da sc1ogltere è senz'altro cost1tu1to dalla definizione della classe opera,a come classe generale Da questo punto d1 v,sta c1 sembra che esista una differenza assai netta fra la capacita d, egemonia acqu1sna dalla borghes,a nascente all'interno dello stesso sistema feudale rispetto a quella che 11proletariato ha rispetto alla borghesia Buchann ha awert1to lucidamente l'esistenza d1 questo pro• blema quando ha affermato: "E' 1mposs1bileche prima d1 essere uscita dal seno della società cap1tal1st1ca.la classe opera1a possa assumere lo stesso la gestione della produzione. I caratteri speciali della maturazione del socialismo nella soc,eta lo 1mped1scono" Anche Lenin. del resto, ha colto la sostanza della questione quando. nel Che fare, ha tracciato la linea per un paroto d, rivoluzionari d1 professione che portasse all'esterno la cosc,en• za soc,ahsta alte masse proletarie. Se 1n questo Lenin ha innovato rispetto alla originaria lez1one maneiana. la sua teoria del partito st e per altro innestata sulla concezione marxista della estrane1ta della classe operaia nei confronti del sistema. E non e che Lenin avesse torto. se si tiene presente la situazione russa. Solo che ogg, qu~to schema non e pili valido, perché. per certi aspetti, la classe operaia ha trovato nel s1· sterna una collocazione assai diversa. proprio m seguito alle totte sociali che essa ha condotto instancabilmente. Sotto la spmta della lotta sindacale e, per altro verso, delle sue contraddizioni cicliche, e del suo rapporto con i popoli sottosv1luppat1. ,1capitalismo ha m parte mod1f1cato il suo schema di sviluppo rispetto al modello "classico" analizzato da Mane, nel senso che la libera concorrenza è stata sost1tu1· ta dall'oligopol10. per cui sono venute a modificarsi le d,- mensioni degli 1nvestiment1ed ancor di più quelle dei consu• mi. In questo quadro la classe operaia per i capitalisti è diventata non solo forza-lavoro da acquistare al prezzo più basso, ma anche massa·di consumatori che a loro volta devono acquistare I prodotti che le grandi concentraz,oni immettono sul mercato a ritmo accelerato come cond1z1oned1 manteni· mento e d1 sviluppo del sistema. Tutto ciò non elimina certo le contraddizioni ma anzi ne crea d, nuove che finiscono con l'esprimersi nell'alternativa fra 1nflaz1one e deflazione. Il processo di graduale ampliamen· 10 della sfera de, consumi colloca però la classe operaia all' interno del sistema proprio perché essa può ricavare. con la lotta, un miglioramento delle sue condizioni d1 vita. Rilevando che la classe operaia non ha tuttora espresso un nuovo tipo d, egemonia nel vivo stesso dei rapporti d1 produzione e che entro certi l1m1t1 è condmonata dallo sviluppo del siste• ma. non si vuole certamente affermare che essa sia totalmen· te ,nsenta m esso. Al contrario la classe operaia rappresenta una essenziale forza di trasformazione perché essa è esclusa dal "circuito del pote• re", perché le sue cond1z1oni di vita sono comunque le peggio ri e non migliorano certo "naturalmente" ma solo sotto la spinta della lotta sociale e politica. perché le strozzature fondamentali della società, cost1tu1te dai rapporti d1 produzione capitalistici. dalle sopravvivenze paleocapitalistiche e feudali, peggiorano o mortificano la sua condizione. La classe operaia. qumdi. è 1n assoluto l'effettiva "classe di contestazione" nella società capitalistica e. come tale, è impe• gnata nella modifica del sistema, ma proprio per le caratteri• st1che della sua collocazione, è venuta ad essere nel comples· so portatrice - nelle realtà capitalistiche avanzate - di istanze riformatrici e gradualistiche, non seccamente rivoluzionarie. Ciò spiega anche perché la classe operaia può raggiungere questi obiettivi d1 trasformazione graduale in alleanza con altri ceti sociali. Questa analisi generale è confermata da quello che è successo nel corso dell'autunno caldo. Nell'autunno caldo la classe operaia non ha espresso sol· tanto una spinta puramente rivendicativa, ma anzi ha mani· testato una volontà politica più generale di contrapposizione anche radicate agli attuati equilibri e d1 modifica profonda della realtà di fabbrica. E' stata messa in discussione l'organizzazione del lavoro nei suoi momenti decisivi, 1 ritmi, l'am· btente. il cottimo, la parcellizzazione delle fasi lavorative. Su questa tensione sociale si è innestato un nuovo tipo di organizzazione fondata sui delegati e sui consigli di fabbrica. che ha configurato un'ipotesi certamente embrionale ed inmale, mareale, di controllo, Bisogna coglière, pero, la effettiva qu•lita di questo nuovo tipo di presenza e di lotta operaia. Non è un caso che, nel corso di questi ultimi anni, si è tanto usata, e non solo a proposito del movimento studentesco, la parola
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