giovane critica - n. 29 - inverno 1971

Tre domande politiche/ Fabrizio Cicchitto avviso. invece, Togliatti aveva capito molte cose. forse troppe. Aveva capito, comunque. che le concrete cond1z1oni della So· cietà italiana e il contesto internaz,onale. ,mponevano una svolta pol1tica profonda. rispetto alla piattaforma del '21 ed anche nei confronti della linea degli ann1 "30. Il PCI nuscì a farlo diventando per questo un partito d1 massa. Credo che debba dire qualcosa ,I fatto che il PCI ha smesso d, essere una piccola setta ed e diventato una grande forza popolare solo quando ha fatto questa diversa opzione strategica. Dicevamo prima che questa scelta strategica e fondata su un rapporto dlalettico fra democraz,a e socialismo. Il punto ve,- ro di difficoltà politica e ideale del PCI sta oggi nel fatto che la crisi del centro-sinistra to rende sempre più 1mportan•. te e determinante in una sItuaz1one 1n cui non esistono le condizioni per un suo ingresso nel governo sulla base d, una svolta politica globale, mentre però la disgregaz,one dei go• verni, delle realtà 1st1tuziona11,dei meccan1sm, del potere è tale che questa democrazia rappresentativa può reggersi solo con un'azione di sostegno e talora di supplenza svolta dal PCI. Un ·azione di sostegno e di supplenza spesse volte fatta dal PCI del tutto '"gratuitamente·; con il rischio obiettivo di esse• re a sua volta trascinato nella crisi di credibilità che coinvol· ge le forze politiche. In questo modo il PCI. partito da una ipotesi secca di rivoluzione si può trovare attestato su una li· nea di difesa della democrazia. Certamente 11nodo politico esme, le difficoltà sono reali. i rischi che il PCI corre sono rilevanti. Ma si tratta di un pas· saggio obbligato, di una servitù ineliminabile anche per un Partito Comunist.a. Forse lo sarebbe anche per Lotta Conti· nua e il Manifesto se contassero di più. Le citazioni di Lenin servono a poco perchf;! la sua grande mobilità di posizioni politiche impone di esaminarle sempre nel loro contesto, tuttavia, se non ricordo mate, egli ci ha lasciato quanche indicazione di un certo rilievo a proposito dell'importanza della repubblica democratico•borghese. nella lotta per il socialismo. Il soçialismo degli anni '70 Nella situazione attuale ciò che abbiamo a nostra d1sposizio· ne in modo realmente definito sono solo alcune idee chiare su cosa non è il socialismo degli anni '70. Su questo esiste ormai una piattaforma abbastanza precisa ed anche una larga 25 acquIsIz1one d• consensi. Non è socialismo l'esper 1enza scand,- nava della società del benessere. Non e soc,al,smo 11cotleltl· v,smo d1 Stato d1 Brchznev e di Honccker. Sulla ..qua111a" de, paesi soc1al1st1cond1v1do Intc,amente d d1sco1so fatto da Antonio Carlo in uno dei p1eceden11numeri dt Giovane criti· ca. Tullo ciò. però, r1sch1ad1 cssc,e un po· poco. Nel m1gl,ore dei casi ne può vcrnr fuor • una teorizzazione delle delusto n1 d1 una 1lar1c della sIn1stra eumpea. Il d1sco1sodiventa pIu d1ff1c,le e complesso se si concentra su due nodi d1 londo:"le foro.? motnc1"' del salto d1 qualità e re cara1ter1st1chc economi che ed 1st1tuz1onal1d1 una soc1eta soc1al1sta. A Itengo inutile - anche perché più volte Lello Basso sI è soffermato su questo argomento - d1lunga1-m1molto sull"es,- stenza d1 un paradosso sto1·Ico che è alla base della crisi della prospettiva socialista: ,I fatto che le 11voluz1on1soc1al1• ste sono avvenute negh '"anelli più deboli"' del sistema capi• talista. Sulle conseguenze d, tutto ciò. rappresentate dall"assetto so· c1aldemoc1at1co del movimento operaio occidentale è g1unto il momento di fare una riflessione approfondita, cosi come bisogna interrogarsi sulle ragioni d, fondo dello stalinismo d1 ieri e del "'brehznev1smo'" d1 oggi dei paesi socialisti. Se non si comincia a fare I conti con alcune rag,on1 d1 fondo della situaz,one continueremo a tracciare una stona del movimento operaio fatta unicamente di traditori. di martiri e d1 sanguinari. Se si vuole fare un'analisi reale non si può non partire da una riflessione sulla classe operara. Il movimento socialista è sorto e si è sviluppato proponendosi d1 rappre• sentare gli interessi d1 una classe generale - il proletariato - che veniva considerata portatrice d1 "un1versal1tà'" perché la sua v1ttor1a veniva 1dcnt1ficata con 11superamento della divi• sione classista propna della società capitalistica. Il modello socio-economico al quale corrispondeva questa vi· sione delta storia era costituito da una società la cui struttura era fondata su rapporti di produzione in cui l"unica forma di potere effettivo consisteva nella proprietà del capitale. Per logica conseguenza il proletariato veniva a costituire una classe oppressa che sorreggeva il sistema del plus valore eroga• to dalla vendita della sua forza lavoro, ma che al sistema era totalmente estraneo per quello che riguardava i suoi interessi. Di conseguenza. dopo il feudalesimo e dopo il capitalismo, 11 prQletarlato si doveva affermare come classe generale e però, diversamente dalla classe feudale e dalla borghesia. doveva co-

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