giovane critica - n. 29 - inverno 1971

22 mento al potere pol1t1co, perché g1i spazi cosi lasciati liberi vengono g,à nemp,11 e adeguatamente gest1t1. Lo "stato" ,n, fatti, non consen1e soluz1on1 d1 cont1nu1ta Se 11governo non dà diremve a, corpi separati, sono questi a darle a se stess1. E' quello che 0991 sta avvenendo. per cui mai come m questo periodo, la polizia,.la magistratura, l'impresa pubblica, la Ra, TV. fanno poht1ca. Fanno poht,ca con mille contraddizioni. casini ed anche giganteschi infortuni ma esprimendo una precisa ltnea di tendenza. che e quella d, dare "finalmente" a questo paese un po' d'ordine, d1 stab1htà, d1 autorità e. se poss1Wte, d, efficienza. Ora. queste tendenze. non sono una sorta di epifenomeno delle contraddmon, più superhciati della società italiana. Ou1 ci troviamo d1 fronte ad un nodo del sistema capitalisti· co moderno che da un lato accetta le forme 1st1tuz1onati rappresentative se queste gli danno nspettab11ità e tranquillita. ma che dall'altro lato tende sempre più a costruire de, centri reati d1 comando tecnocratico ed accentrato. Non è un caso che, nella misura In cui la societa italiana si è sviluppata. la polemica fra l'impresa pubblica e l'in1z1at,va privata, invece d1 accentuarsi si e attenuata e ctò è avvenuto proprio mentre la "mano pubbl1ca" s1dilatava e toccava le parti più intime e delicate del sistema. La dilatazione de11'1mpresapub· blica, infatti, e diventata una delle condmoni dt fondo per la sopravvwenza stessa del s1stema.per cui è stata portata avanti a tappe forzate. Nel contempo, però, veniva effettuata una "normatizzaz1one" del disegno strategico e del personate d1n gente del settore pubblico per renderlo pienamente funzionale ad una linea d1 1nterpenetraz,one con, privati D'altra pane. un'operazione polit,co-sociale, specie in un paese complesso come l'I talta, non puo prendere corpo se non si configura 1n un disegno pollt,co complessivo, che segni appun· to la saldatura fra politica ed economia. fra realtà strutturali e forze politiche Il disegno mtegral1sta di Fanfani tende proprio a dare a questa tendenza uno sbocco poht1co 11quale sia ,n graao nel contempo d1 pogg,are su una precisa base strutturale e di dare una risposta pol1t1ca globale alla s1tuaz1oned1 vuoto d, potere. Questa operazione trova 11suo fondamento più preci• so nel fauo che in ltalta il rapporto fra classe politica e grandi "commessi" dello Stato è sempre stato molto stretto, nel quadro d, una poht1ca di occupazione d, tutt, i centri di potere da parte del personate democristiano. Nel passato questo rapporto configurava una sorta d, generica d1vis1one della torta, oggi, di fronte alle tensioni manifestatesi nella società italiana, le cose tendono a diventare molto più serie.O, fronte a quello che è successo 1n Italia nel '68·69. 1n una parte della società italiana fermenta una richiesta di ordine e d1 stabilità che non si appaga dell'attuale equilibrio. Questa linea passa all'interno delle forze politiche dominanti, in par• t1colar modo della OC e del PSDI. Essa conf1gura qualcosa di più sottile e insidioso di un clamoroso colpo di stato. ma punta piuttosto su una trasformazione graduale, per linee interne. di questa realtà 1stituz1onale. di un passaggio graduale dalla quantità atla qualità. In questo quadro generale sono anche spiegabili le ragioni di fondo dello scontro cosi acuto intorno alla Presidenza della Repubblica. Fanfani non espnme un'operazione seccamente eterico-fascista. Il suo disegno è piuttosto quello di omogeneizzare intorno a se stesso una tate quantità d1 potere istituzionale, poli• t1co ed economico, da poter trattare con la sinistra parlando da posizioni di forza reale e quindi pagando solo quei prezzi che non mettano in discussione l'ordine e la stabilità. In ogni caso il regime che egli sta silenziosamente ed operosa· mente cercando di mettere in piedi, è tutt'altro che esaltante: un po· di socialità mescolata a molta efficienza. notevoli "audacie mediterranee" in politica estera e un sano paterna· lismo autoritario in politica interna. parecchia "partecipazio· ne" e una buona legge sugli scioperi, affabili incontri triango· lari e mano dura contro i picchetti operai. Rispetto a tutto ciò la situazione è molto difficile ma non è definitivamente risolta. Se il disegno integralista ha fatto diversi passi in avanti, finora (26 novembre 19711 esso non è riuscito a chiudere il circuito. Il suo stesso fondamento strutturale non è univoco ed omogeneo. nel senso che settori significativi dell'industria vogliono la trattativa subito e non una "stretta" degli esiti imprevedibili. Fanfani non è riuscito ad omogeneizzare sulla sua linea tutta la DC. dove Moro esprime un disegno di mediazione politica attraverso i canali istituzionali. Egli non ha le mani completamente libere nei confronti della societa italiana perché un riflusso del movimento non c'è stato, ed esso anche se con carattere difensivo, è tuttora in piedi. Tutto ciò non toglie che !"'uomo" è molto forte. Ha coagulato dietro d1 sè una quantità rilevante di "potenza" politica, istitu· z1ona1eed economica. Tutto ciò condiziona fortemente il quit dro politico italiano. Il rischio di un "blitzkrieg" in occasione dell'elez,one della presidenza della Repubblica esiste. anzi è notevole. E tuttavia se s, nesce a superare questa stretta. la situazione può essere nmessa in discussione. Queste gigante

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