18 parte 11 fatto che la c1as5e operaia, nella sua massa, vuole un'orgamzzaZlone sena. organica. stabile. e non è particolar• mente affascinata dalle avventure. anche d1 quelle "puramen· te" intellettuali Tutto c10 s, intreccia, po,. con un nodo d1 fondo che riguarda il rapporto con quesro sistema econom,co-soc,ale. E' su questo terreno che la sm,stra extraparlamentare, ma non solo essa. deve approfondire il discorso. Il movimento del 1968-69 ha espresso nuovi obiettivi qualitativi (i ruoli professlonali, rugual,tarismo. l'organizzazione del lavoro). nuove forme d1 elaborazione politica (assemblee). nuovi metodi di lotta (autolim,taz,one dei ntm1l e nuovi momenti di organizzazione (de· legati). Gli aspetti fondamentali di questo movimento costi• tu1scono un patrimonio fondamentale per tutta la sinistra italiana. Dobbiamo però dire, che nel rapporto fra sinistra storica e s1n1straextraparlamentare si è verificata fin dall'inizio una differenza profonda nell'utilizzazione e nella gestione d1 questa piattaforma, che successivamente si è accentuata ulterior· mente. Veniamo qui ad un nodo d1 fondo del problema. La sinistra extraparlamentare con diverse accentuazioni, ha sempre puntato sulla dilatazione anche strumentale delle piat• taforme, sull'accentuazione delle forme di lotta, ricercando in questo modo una crisi secca e radicale del sistema. La si· nistra storica, a parte le sue d1fferenz1az1oni interne, ha co· stantemente ricercato una utihzzaz1one graduale di quelle con• qu1ste e di quelte forme di lotta, puntando su una dislocazio· ne dei rapporti d1 potere, su un dispiegarsi pili lento e com· plesso del movimento. Credo che bisogna andare al fondo di questa diversità dt attegg,amentt. Il punto d, partenza sta nel fatto che in questa società, in Questo tipo di rapporti d1 pro• duzione. la crisi secca del sistema - che è appunto cosa di• versa della sua trasformazione graduale - coinvolge e travol• ge direttamente la classe operaia nelle sue condizioni di vita, nella sua occupazione. cioè nella sua qualità stessa di forza sociale. Su questo piano non è possibile farsi illusioni: non solo la classe operaia mmacciata dall'attacco all'occupazione esprime ben altre preoccupazioni ed esigenze rispetto alla classe operaia che si muove sull'onda d1 un ciclo economico ascendente. ma bisogna anche dire che un disoccupato è altra cosa rispetto a11aclasse operaia occupata. Inoltre la stratifica· zione sociale di questa società non ha la chiarezza di una rottura verticale fra cap1talist1 e classe operaia, ma esprime una complessità di ceti e d1 gruppi soci.fii, accentuata dalla nostra storia, che si esprime con ondeggiamenti profondi e continui negli orientamenti e nelle t!gemorne. Su questo e non su altro s1 innestano i problemi cost1twt1 da11'1mz1at1va della destra e dal disegno di blocco d'ordine del progetto in· tegralista; si tratta dei vari aspem d1 un'operazione che parte dalla crisi economica, passa attraverso il riflusso del movimento. coglie lo spostamento a destra dei ceti medi, e cerca di dare a tutto ciò una risposta politica complessiva. Ciò spiega molte delle "servitù gestionali" della smistra stO<i• ca che, facendosi carico di questo tipo di questioni, si è posta 11problema del governo in una società capitalista e quel· lo delle alleanze. Più a fondo ancora ci sta un· altra quesuone che riguarda la collocazione della classe operaia nel sistema capitalistico. Ri· spetto ad esso la classe operaia non sta nella posizione di totale estraneità e contrapposizione m cui si sono trovati, nella specificità delle rispettive situazioni gli operai e i conta· dini russi e cinesi, mentre non si è verificato un processo ana• logo a quello del trapasso da1 feudalesimo al capitalismo. con la compiuta maturazione di nuovi rapporti produttivi all'inter• no del1a vecchia società. In effetti la classe operaia sta con un piede dentro e con un piede fuori del sistema. Essa non accetta questo sistema economico-sociale e nel contempo è ogni volta coinvolta dal· le sue crisi. Per di pili la complessità della stratificazione sociale pone il problema della collocazione fluttuante dei ceti intermedi. La risposta che le varie forze della sinistra storica hanno dato a questa difficoltà presentano punti deboli e molteplici contraddizioni. La sinistra extraparlamentare può avere facile gioco nell'ironizzare su tutto questo, ma ha il diritto di farlo se si confronta con questi problemi e dà una nsposta sua. Finora la sinistra extraparlamentare non ha mai dimostrato consapevolezza dell'esistenza di questo nodo. Essa ha oscilla• to fra il trionfalismo del movimento - da cui appariva una ipotesi di lotte ininterrotte, sempre più acute e radicali, con· tro i padroni, i partiti e i sindacati - o la deprecazione morali· stica della repressione e del tradimento riformista senza mai misurare il rapporto fra le caratteristiche della situazione og• gettiva e l'andamento del movimento. Alla base della crisi della sinistra extraparlamentare, che fortunatamente in Italia non ha raggiunto il collasso verificatosi in Francia, c'è dunque questa costante tendenza alla '"fuga dalla realtà", unita ad un
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