rapidamente propagato,incontrandosi con un'analoga ricerca di democrazia diretta espressa dalle nuove leve operaie. Se tutto ciò è vero, quali sono allora le ragioni di una crisi po• litica cosi profonda della sinistra extraparlamentare, oggi suddi• visa in "gruppi" nettamente distinti e talora contrapposti, incapaci di un'aggregazione unitaria e d1 un reale rapporto con te masse? Alcune ragioni credo di averle elencate prima. La sinistra extraparlamentare paga le unilateralità di analisi pre, senti nel discorso di Panzieri, da cui è partita. Le paga non SO· lo sul piano del contributo culturale, ma ancor di più sul terre· no della concreta iniziativa politica. Cosi uno stesso "gruppo" cambia spalla al suo fucile quasi una volta ogni sei mesi: il "polo nvoluzionario" viene identificato di volta in volta nella fabbrica, nel Sud. nell'"andarsi a prendere la città", senza molti sforzi di organicità e di coerenza. Le indicazioni di movimento sono state molto spesso effettuate non attraverso delle scelte politiche autonome, ma sulla base di una rincorsa disordinata e convulsa di avvenimenti provocati da altri {spontaneità operaia, azione sindacale. ribellione meridionale, iniziativa della destra). Cambiando fronte e parole d'ordine in modo così re· pentino e non riuscendo mai. come suol dirsi, a "unificare il movimento~'i gruppi lasciano ogni volta sul terreno un bel nu· mero di quadri, una rete. anche minima, di rapporti sociali, la continuità di un lavoro politico. / In secondo luogo, dopo il decollo del movimento studentesco, ha pesato sui "gruppi" l'incapacità di andare ad un'aggregazio· ne che, esprimendo il radicalismo di una parte cospicua degli studenti. riuscisseadefinire una piattaforma politico-programmatica ampia, capace di identificare i problemi politici più acuti della questione scolastica e à1 intrecciarli con una più generale linea anticapitalistica. Una piattaforma che, cogliendo i nodi reali della si· tuazione politica, esprimesseuna scelta di fondo, in grado dian• dare al di là dei "marchi di fabbrica" caratterizzanti le varie sigle. Se si ripercorre l'esperienza politica della sinistra extra• parlamentare si vede che la sua capacità di azione politica ha raggiunto il massimo di espansione e di forza quando riusciva· ad esprimere posizioni anche radicali ma sottratte sia al rituale mao-marx-leninista, sia alle logiche delle singole parrocchie. Questo è il motivo del successodelle grandi manifestazioni di Milano dopo le bombe e di Roma con le iniziative che hanno coinvolto le masse degli studenti medi. E' invece avvenuto che, passata la fase in cui i vari gruppi hanno nuotato nel movimento essendo anch'essi sorpresi dal suo impetuoso decollo, ognuno 17 ha voluto imporre la sua etichetta, aprendo uno scontro cifrato, il cui unico risultato esterno è stato una "sU1enchere" d1 parole d'ordine. di slogans. di piattaforme ideotogico•politiche. Tutto ciò in breve e passdtOsuita testa del movimento d1 massa, per cui alla fine i "gruppi" - quadro in piu quadro in meno - si sono ritrovati come erano part111.In questi casi, po 1, la 1091· ca della "microsetta" ha una spirale rigorosa per cui oggi il "dibattito"fra Lotta continua. Potere operaio. il Manifesto e Avanguardia operaia, è puramente formale, nel senso che le pagine dei vari organi di tendenza dedicate alla "polemica ideo• tagica" servono solo a ribadire le reciproche ragioni, senza alcu· no sforzo di superare i punti di dissenso, per cui è inevitabile che spesso, nella pratica. la parola rimanga al confronto de, rispettivi "katanga". A tutto questo, poi. occorre aggiungere un'estrema sottovalutazione sia dei partiti e dei sindacati,sia della risposta e detta logica stessadel sistema. Delle contraddizioni e degli errori di analisi della sinistra ex traparlamentare nei confronti della sinistra storica ho già accenna• to prima. Qui voglio aggiungere soltanto che spesso questo at• teggiamento si è configurato in una sorta di nfiuto della poli• tica, per cui tutto quello che succedeva nei partiti, nel Parla• mento, nel governo, costituiva una dato trascurabile e secondario. Ciò rientrava in una sorta di trionfalismo del movimento, ma anche in una specie di deformazione professionale dell'ex traparlamentarismo, per 11 quale qualunque cosa succeda nella società è più importante dt ciò che avviene a livello politico. Ora bisogna dire che anche questo non è vero, che l'equilibno interno della DC e del PCI riveste un'importanza notevole per tutti, anche per le sorti della sinistra extraparlamentare. E cer• tamente c'è una sorta di ironia del destino nel fatto che oggi il Manifesto attira l'attenzione non per la notizia della sua aggregazione in formazione politica. ma per la sua campagna di stam· pa contro Fanfani. Rispetto a tutto ciò, veniamo ad un altro nodo che riguarda l'atteggiamento di fondo dei gruppi della sinistra extraparlamentare nei confronti dei partiti della sinistra. Che questo atteggiamento si basi sulla polemica, sulla critica, anche sulla contrapposizione ideologica ci sembra per certi aspetti scontato. 11punto su cui la sinistra extraparlamentare deve però riflettere è se ha senso - e quale senso - r atteggia• mento di chi, come oggi il Manifesto, punta suita disintegrazione o sulla frattura delle formazioni tradizionali. il PCI. il PS!UP, le ACLI. senza nemmeno avere una reale proposta di aggregazione generale. Sulle macerie e sulla sconfitta difficilm~nte ci costruisce qualcosa di duraturo, di nuovo, di avanzato, a
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