giovane critica - n. 29 - inverno 1971

Tre domande poht,che La f,oricura del marxismo teonco anri-scoric,sra e avventJIJ tutta sul piano fllosofi'co. favorendo la neutralrzzazione di uri marxismo che accentuando pericolosamente ,1 suo carattere d, "scienza", assumeva il panico, la classe, il movimento, come "entit8 eterne", sottratte sia alla storia che alla sociologia e riscritte in bella calligrafia a lettere maiuscole che 11marxismo delle nuove generazioni ha molti padri e d1• vers, fratelli maggiori. Al suo centro c·e stato un rifiuto della lezione stonc,sta elaborata e messa a punto dalla politica cui• turale del PCI lungo una lmea che intorno al b1nom10 Gramsci·Togliatti (ricomposto con qualche forzatura "filologica'' come ha dimostrato Paggi nel suo libro) aveva ricostruito tut· to un filone interpretativo della cultura 1tallana. Per motivare questo rifiuto dello storicismo 11marx 1smo delle nuove gene• razioni ha trovato alcune ragion, nelle lez,on, d1 Della Volpe, di Collettl, d1 Althusser e nella molteplicità d1 contributi offerti dal più recente manmmo filosofico 1tallano. Il marxismo come scienza, il marxismo come soc,olog,a. d marxismo strutturalistico, sono state le proposte più ricorrenti che hanno guidato I primi passi d1 una nuova generazione che non voleva sentir parlare d1 Croce e che s, riconosceva sem· pre meno anche nella cultura marxista impostata - Politec:ni· co a parte - nei primi anni del secondo dopo-guerra. Bisogna però dire che, come dimostra ìl successivo "abban• dono" di molti d1 questi approcci teorici. non si trattava. sai· vo Colletti, d1 lez10n1univocamente conf1gurab1h sul piano politico. In questo ambito il dibattito sul marxismo è finito col diventare l'ultima grande "querelle" fra "scuole" filosofiche che abbia impegnato la cultura 11a1tana.Le imphcaz,oni ~iuche, certamente esistenti, sono state a tal punto filtrate e mediate, che. come ha dimostrato il recente convegno dell'Istituto Gramsci, il PCI è riuscito più o meno a ricomprenderle tutte al proprio interno, stabilendo nei fatti una rigorosa distinzio· ne fra "marxismo teorico" e marxismo politico. che esprime certamente una grande contraddizione ,n termmi e che comun• que testimonia non solo I' "astuzia'· dei politici ma anche la prudenza dei teoric:i. Non è un caso, del resto. che la fioritura del marxismo teorico anti·storicista sia tutta avvenuta sul terreno filosofico. Ciò ha favorito proprio la neutralizzazione di un marxismo che, spesso accentuando pericolosamente il suo carattere di "scienza", assumeva il partito, la classe, il movimento. come "entità eterne", ideologizzate e ipostatizzate, sottratte sia alla storia che alla sociologia e riscritte in bella calligrafia a lettere maiuscole. Di conseguenza, questo marxismo ha insieme mosso e intorbidito le acque. nel senso che ha contestato e interrot· to l'egemonia storicista ma non ha prodotto una nuova analisi della società italiana. Per questo ha provocato, ma non IOddisfatto. "le nuove generazioni palitiche". In queste nuove 15 generaz1onI. il rifiuto dello stonc,smo ha avuto un secco ca· rattete d1 scelta politica: e stato 11rifiuto del gradualismo e della mediazione, della politica d• "tempi lunghi'' e del "comunismo che v,ene da lontano". Al comunismo come "con11nu1tà". come "erede". come "superamento" è stato con• trapposto 11comunismo come rottura. In effetti sul piano teor.c:o•poht,co la sc,ntdla è scoccata al• trove. Come ricorda Giovane critica è stato da, Quaderni rossi d, Panz1er1che la sinistra extraparlamentare ha tratto la sua ,sp,raz,one d, fondo. Panzieri ha avuto 11merito di porre al centro della problema· t,ca culturale e politica del paese non il rapporto Hegel-Marx, come ha fatto con grande son,ghezza e d1spend10di citaz10· 01 e d1 energie tutta una parte della "sinistra filosofica" ma la fabbrica, la grande fabbrica moderna proponendo un rave• sciamento profondo dell'analisi e dell'azione della sinistra italiana. Intendiamoci. a mio avviso nel discorso di Panz1eri c·e stato un rovesciamento unilaterale rispetto alla problematica trad1· zionale. Se l'analisi tradizionale della sinistra tendeva quasi ad assolutizzare l'aspetto paleo-capitalista del nostro sistema eco• nomico·sociale. invece Panzieri, riteneva che il sistema avesse orma, bruciato tutte le tappe: la grande fabbrica moderna ha ingoiato tutto. la società circostante, i gruppi sociali intermedi, tutte le forze politiche (rigorosamente ricondotte nell'am• b1to delle varie posizioni interne allo schieramento capitalisti• co), e il Sud. di cui si dava per scontato il "salto di qualità" nel paradiso-inferno del mondo industriale. Con un procedimento dialettico insieme troppo rigoroso e troppo meccanico Panzieri ipotizzava che proprio dal massi• mo di integrazione si sarebbe passati al massimo d1 rivoluzio• ne; nel momento in cu, il sistema raggiungeva il più alto li• vello di razionalizzazione aziendale, di programmazione socia• le, di egemonia politica, le sue contraddizioni si sarebbero concentrate in una sola, quella fondamentale fra capitale e forza-lavoro che sarebbe deflagrata al livello di massima In· tensità. Dopo Panzieri la sinistra extraparlamentare ha scritto molto, forse troppo, ma non è mai riuscita a darci un'analisi della società italiana e una proposta di movimento a quel livello di spessore teorico. Di conseguenza alcune delle successivecontraddizioni e debolezze emerse nel discorso dei "Qruppi" vanno dunoue rinv•n111,:.

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