buoncostume dall'Europa. L'articolo di fondo di Renato BovaScoppa, a suo modo trionfale, comincia in tono dimesso: "Ama• rezza e delusione nel constatare che tutta la gigantesca opera che è stata messa in atto. nel corso degli anni sessanta, per assistere le Nazioni sottosviluppate si è risolta - sul piano morale. almeno in questo caso - in un completo fallimento". Ma subito il dito ammonitore si punta deciso contro la smodata sete di autonomia delle colonie, e per esse della Guinea: "Pre• ferì l'indipendenza totale con un fanatismo nazionalista esasperato che non trovava fondamento se non nella smodata e presuntuosa ambizione del suo presidente Sekou Turè". E alla fi• ne s'innalza compiaciuta e rabbiosa la contrapposizione della Civiltà bianca alla medievale barbarie africana; e il rancore per il democraticistico declassamento all'ONU di potenze come l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, al livello di tribù primitive e selvaggealle quali la demagogia dei tempi concede nome di Stato. "le 58 impiccagioni che si sono effettuate in una atmosfera di festa denotano in maniera palmare, che gli sforzi degli Stati Uni ti e dell'Europa per trapiantare in Africa, assieme al benessere occidentale, anche i principi della libertà e il rispetto dei diritti dell'uomo consacrati nella Carta delle Nazioni Unite, delle qua• li la Guinea fa parte e in seno alle quali il suo voto ha lo stesso peso e valore di quello dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia, sono stati vani. Una cupa atmosfera da Medioevo, il persistere di lotte tribali, che si inquadrano - come è accaduto nel corso delle esecuzioni di Conakry - in una cornice di danze macal:>ree canti funerei, attoi-no ai cadaveri degli impiccati e il satanico ghigno soddisfatto di un capo tribù, camuffato da ca-- po di Stato, sono la malinconica rappresentazione figurativa che ci resta, almeno per ora, dell'onerosa opera di assistenza svolta in favore dei popoli in via di sviluppo!". In queno forsennato riemergere del groppo irrisolto del razzismo eurocentrico - semplicemente allargato, rispetto alla tematica nazionatfascista degli anni Trenta. alla partnership statunitense - in questa reiezio• ne sprezzante e farisaica del Terzo Mondo in nome della candi• da e innocente Europa, va sordamente a parare il levigato perbe· nismo del foglio del Centro-sinistra. Ancora una volta, i temi della politica estera e dei rapporti internazionali funzionano da reagente e gettano una luce chiariti• catrice sulle apparenti aperture di politica interna. Lo Stato i enormemente più forte d~I• sedizione! Principio apodittico del ministro dell'interno, il siciliano Restivo, 105 che La Sicilia di Catania inalbera compiaciuto nei rnoli di pri· ma pagina all'indomani delle bombe di Catanzaro (6/2/71, P- 1). E' una idea-guida che, nel foglio di osse1vanzascelb,ana {nato liberale nel 1945 diretto da Mario Ciancio Sanfihppo. edito da Domenico Sanfilippo ed oggi attestato sulle 72.000 copie circa diffuse) si presenta in rapporto permanente con ,I massimo della drammatizzazione sull'aneddotica quotidiana della disgregazione che dilaga nei vari campi. Comune agli altri fogli del blocco autoritario la pratica dell'esasperazione didattica dei M· fasti della conflittualità permanente: non estranee certo alla Sicilia forme e momenti di dissociazione da destra dal governo di centro•sinistra, di pressione ricattatoria sul governo. il partito socialista, la democrazia cristiana. Ma accanto a questo. proprie e caratterizzanti di questo foglio - legato agli agrari, ai notabili regionali e ai diversi ministri dell'interno giubilati e in carica - la mistica dell'ordine pubblico e la poliziesca presunzione che con la forza e l'autorità tutto possa sempre aggiu• starsi. Non c'è sovversione che tenga. La sovversione è figlia della debolezza colpevole di chi ha il potere. E perché non ci siano inadempienze nell'uso di tutti gli strumenti coattivi del sistema. la Sicilia conduce una campagna assidua appoggiando posizioni di revanscismo reazionario in tutti i settori della vita politica e civile. Con le sue istanze conservatrici e le sue origini liberali, non è propriamente un giornale cattolico la Sicilia. L'ancoraggio alle forme tradizionali del cattolicesimo in quanto istituzione è propriamente politico e può forse ricordare gli orientamenti re• ligiosi dell'ateismo conservatore d'inizio secolo. Il Papa richiama i vescovi I all'ordine e alla disciplina, ecco un buon modello di comportamento gerarchico. Lo annuncia soddisfatto, in tema di Sinodo, un titolo-civetta di prima pagina {1/10/71). Ma non a caso sul tema del divorzio, piuttosto che impegnarsi in una campagna antidivorzista. la Sicilia considera preminente sotto• lineare a chi di dovere l'inopportunit8 politica di fornire al PCI l'occasione di egemonizzare un vasto movimento di massa. che per di più passerebbe attraverso gli schieramenti tradizionali (Sii· vano Tosi, Agire subiro, edit., 2/10/71 ). Anche nei confronti del partito di maggioranza, il rapporto non è di identificazione e non esclude riserve e valutazioni cri• • tiche su uomini e orientamenti, che sarebbe vano cercare nella catena dei fiancheggiatori della DC alla maniera officiosa e to• gata del Mattino. Si vedano queste considerazioni sul signif!cato del 18 aprile - la vittoria dello "scudo" e della "diga·· - riproposto come schema politico frontista perennemente valido; e le franche parole sul rapporto Chiesa-Partito e sulla classe
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