giovane critica - n. 28 - autunno 1971

con una controparte alla volta. Vuol colpire la rendita fondiaria? Colpisci gli speculatori fondiari e li isoli all'interno del paese. Non detennini le condizioni per cui questi ricsccno a mettere In piedl un'alleanz3 tale di forze che tu dai la s~nsazìone di voler colpire contemporaneamente. capaci di soverchiarti e dl Impedirti li raggiungimento di qualunque rlsultato. Con la conseguenza. non solo di deprimere Il movimento, di annientarlo e di farlo rifluire, ma addirittura di rimettere In discussione le conquiste che tu avevi fatto ad -altro Hvello. Determini cioè condizioni politiche e psicologiche nel paese al punto che non è raro che masse scarsamente spoliticizzate arrivino a formulare l'equazione secondo cui un po' di libertà In meno vale un po' di ordine In pili. Il che non significa, per rendere chiara questa Idea, che Il sindacato doveva fare meno scioperi, significa Invece che doveva tare meno scioperi inutili e colpire con plU decisione e conti• nuità. Bisognava stablllre le priorità, gll obiettivi ed afftdare la gestione della lotta, non ad una generica medlazione di vertice (con un coacervo di Indicazioni cosi contraddltorie e comunque cosi difficilmente realizzabili contemporaneamente) ma senza timore al gruppi dirigenti a tutti I livelli 1n modo che alla lotta potessero corrispondere effettive conquiste di quote di potere da parte della classe operala. Ma questi I/miti non credi che derivino dal tipo di lpotesf di unità sindacale sul qusle si sts lsvorando: un'sggregszlone di forze Indistinte e senza obiettivi. Insisto, non ritieni che ciò dipenda dal fatto che Il sindacato non ha la capacità di porsi In une prospettiva politica? In effetti, li modo con cui è stata impostata la lotta per le riforme ha finito con Il riaffermare la veochla concezione del sindacato subalterno alle forze polltiche. Cl si è messi nella logica delle • masse che premono •. Quel tipo di strategia !)et'" le riforme non solo quindi è funzionale ad un certo disegno della unità ma anche ad una scelta di non messa ♦n discussione dei vecchi rapporti con I gruppi politici, cosa questa che la ~zlone dell'unltà di classe presuppone. In quest'ultlmo caso si evoca lo spettro del psnslndacallsmo. Quando lo si evoca, speolalmente nei confronti della sin\. stra sindacale, k) si fa per evitare una discussione effettiva su questi probteml. Noi non mettiamo .,. dtscusslone l'esistenza e 11 ruolo del partiti e U nostro non è certamente un atteggiamento agnostico, soprattutto nel confronti delle forze politiche di sinistra Mlle quall si riconosce la grande maggioranza del lavoratori. Il fl091:ro è un atteggiamento positivo e attivo anche H • critico. la prospettiva 6 quelb dl far usctre tutti dalla rassegnazione e di creare, sia pure senza illusioni. condizioni per un diverso rapporto di scontro e di ,potere tra le classi nel nostro paese. lo non sono tra quanti credono che questi cambiamenti si realizzino a colpl di maggioranza parlamentare che non spostano granché se non corrispondono ad uno spostamento reale d1 forze a livello del paese. Non metto assolutamente in discussione la buona fede dei compagni socialisti i quali nel giorno in cui si è fatto il centro•sinlstra hanno scritto a nov~ colonne !:ull'Avantl! • da oggi ciascuno è pili libero •. In realtà ciascuno è nella condizione di Ieri e la classe operaia continua ad essere emarginata ed espropriata del suo potere decisionale e resta tutto sommato in una condizione di p:issività e di rassegnazione, né muta certamente la sua condizione il fatto che invece di esserci un centro sinistra con i socialisti. domani dovesse formarsi una maggioranza che comprenda anche I comunisti. Al di là della maggiore o minore risolutezza riformatrice di questa o quetla forza politica il problema del superamento di queste condizioni alienanti di passività e di subordinazione presuppone non solo un cambiamento di equilibri parlamentari al vertice o di orientamenti politici nel governo - tutto questo può aiutare - ma una conquista di quote di potere da parte del lavoratori attraverso la lotta. giorno per giorno. In questo senso, secondo noi. c'è bisogno di una rlqualifi• cazione delle stesse forze politiche a questa battaglia. che è ben diversa da quella che si è sviluppata negli anni cinquanta e sessanta. Le forze della sinistra devono sviluppare questa ricerca avendo la disponibilità anche a mettere in discussione se stesse: questa è l'unica condizione per realizzare una svolta decisiva nel paese. L'accusa di pansindacalismo è quindi gra• tuita e denuncia in chi la fa solo -attitudine t?urocratica e chiusura ad un ripensamento critico complessivo del modo di condurre le lotte e del modo di far politica. Passiamo ad una ultima domanda che si riferisce allo scontro contrattuale del ·12 al quale Il padronato si sta prepa. rando accuratamente. In particolare. l'ultimo ,apporto seme• strale dell'Iseo sembra ben congegnato e prefigura (o suggerisce) I termini di une possibile strategia padronale In vista del contratti. La tesi ridotta In soldoni è che le lotte contrattuali del '69 hanno inceppato seriamente Il meccanismo di sv/fuppo dopo alcun/ anni di espansione e di alti live/11 di produttività. Nel prossimi anni, pur in supposte condizioni di pace sociale. dovremo accontentarci di un tasso di svlfuppo del due, tre per cento e ciò, manco a dirlo, comporta una sostanziale riduzione del margini di contrattazione. L'esigenza primaria per lo sviluppo - è detto esplicitamente - è quella di ricostituire I llve/11 di profitto. Ora. se Il padronato appronta 7

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