strumenti di produzione necessari - per ricavare con la vendita su1 mercato delle derrate {fl mercato diviene cosi un momento fondamentale!) 11profitto realizzato attraverso lo sfruttamento della forza-lavoro salariata. Certo, non sempre Il rapporto gabelloto-bracciante (ed ex feudatario) si presenta cosi netto, poiché talora il gabelloto subaffitta il feudo. ma abbiamo già detto CO· me nelle fasi di transizione dall"economla feudale a quella capitalistica i rapporti di produzione non si presentino • puri •: rimane significativo. però, il dlffondersl del lavoro salariato (pagata in danaro e non in merci per trarre vantaggio dall'inflazio• ne) per opera del gabellato o anche dei subaffittuari. Mettendo in rapporto fra loro te suddette modificazioni del momento produttivo con l'ampllamento del mercato. risulta chiaro che questo ultimo non è un fenomeno marglna1e o una modificazione quan. titat1va dell'antico mercato feudale, ma una realtà nuova. Infatti, mentre il mercato feudale è ristretto e destinato quasi esclusi• vamente alla soddisfazione di bisogni del nobili che non possono essere direttamente soddisfatti dalla produzione dei propri feu• di. qui il mercato è lo strumento necessario affinché i capitali• Sti realizzino il plusvalore. Non a caso la dinamica del mercato nella società meridionale del ·100 è opposta a quella descritta dal Kula per il mercato feudale della Polonia del '500: mentre qui a un aumento del prezzo delle merci corrisponde una diminuzione dell'offerta e viceversa l, il mercato del mezzogiorno d'Italia ha un comportamento tipicamente capitallstlco. Ciò è provato. ad esempio, dal boom dell'agricoltura siclliana durante l'occupazione inglese, la quale comportò un forte aumento del prezzi delle derrate agricole. e dalla crisi seguita alla fine dell'occupazione che recò una relativa caduta C,ei prezzi. O ancora dal poderoso sviluppo dell"agricoltura meridionale subito dopo l'unità, quando. per la fine del protezionismo borbonico. che tendeva a favorire l'industria a scapito dell'agricoltura, la nostra agricoltura beneficiò di favorevoli condizioni di mercato. che causarono un forte incremento della produzione di alcuni beni il cui prezzo era cresciuto: vino, agrumi. olio. ecc. Si tratta. come si vede, di un comportamento chiaramente capitalistlco. Dopo questo esempio, recato a prova del carattere capitalistico dell"economia meridlonale. passiamo a parlare del Sud nell'800. Proprio su tale periodo la fatica del Caizzi è particolar• mente carente. Non vi ricorre il plU piccolo accenno allo sviluppo del mezzogiorno dalla Restaurazione al 1860: evidentemente egli ritiene scontato che la società meridionale sia rimasta immobile in questo periodo, per cul non c'è bisogno di parlare né del ri• votgimento Industriale, né di quello agricolo che pure si compie nel regno delle Due Sicilie•. La verità è che 1a tendenza di una buona parte della storiografia va nel senso di sottovalutare l'importanza di questo periodo nello sviluppo di una borghesia 86 merldionale. limitandosi a notare fatti anche Importanti, ma di\,. soli poco signlficativL come la scarsezza delle ferrovie. la cattiva organizzazione del credito e cosi via. Eppure non sono mancati studi molto seri che hanno cercato di far luce su questo periodo e di romperla col quadro di maniera di un Sud stagnan• te e cristallizzato da secoli. 11 riferimento va In particolare al saggio del Demarco lii crollo del Regno delle Due Sicilie, Voi. I, La struttura soeiale, Napoli 1960), forse l'unico autore che cl abbia dato un quadro organico dello sviluppo economico-sociale del meuoglorno d'ltalla nei 45 anni che corrono dalla Restaura• zione all'Unità. da cui risultano e i limltl e gli aspetti positivi di tale crescita. Vengono cosi spiegati I limiti derivanti. ad esempio, dal cattivo stato delle strade o dalla mancanza delle ferrovie, ma viene anche messo in luce lo sviluppo dell'agricoltura e dell'industria meridionale, il quale, pur se presenta elementi di contraddittorietà al pari di ogni società in movimento (come la subordinazione dell'agrlcohura all'industria, il basso livello del commercio estero, ecc.). è un fatto non dubbio. Nessuno vuol dire che il regno delle Due Sicilie fosse al momento delrunltà l'Inghilterra nel Mediterraneo; ma non si pub continuare ad accettare una ricostruzione che veda il mezzogiorno del secolo XIX come la Polonia del 12001 Cl sembra, in verità, che per una ricostruzione corretta della realtà economico-sociale non manchino oggi gli elementi anche se. a nostro avviso, 11. mitati nel numero. Oltre al citato studio del Demarco, infatti, va ricordato quello del Milone (Le Industrie del mezzogiorno al• l'unificazione dell'Italia. in Studi In onore di G. Luzzatto, Milano 1950) che mette In luce il notevole sviluppo Industriale del mez. zoglorno. se paragonato al resto d'Italia. di modo che è oggi posslbile una revisione delle tesi alquanto stantie della storia• grafia tradizionale. Ma ci sarà Il coraggio di rifiutare l'equazione sottosviluppo-feudalesimo? Alla base di questa identificazione. già propria della Terza Internazionale. che vi trovava li fondamento teorico per l'appoggio alle borghesie nazionali e per la politlca det fronti popolari, c'è la volontà di scaricare il capitallsmo dalla responsabilità del sottosviluppo, che esso stesso sarebbe. invece. chiamato a risolvere sia pure (come afferma anche Caizzi) ! Ciò è spi911ablle se si considera che il feudatario non è un capitalista e che vende sul mercato solo per realizzare cosi Il denaro necessario ad assicurarsi una certa quantità di beni di lusso che non PIJÒprocurarsi nel suo feudo; pertanto egll vende soltanto quanto gli basta per raggiungere tale scopo; se quindi le merci che otfre sul mercato aumentano di prezzo, egll ne diminuisce la vendita e vi• 4 Eppure U Caizzl è tiulore di una Storia dell'industria Italiana dal XVIII secolo al giorni nostri (Torino 1965), e perciò non dovrebbe lgno,. rare Il notevole rlllevo che rivesti l'rndustrla meridionale.
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