internazionale registra profondi sconvolgimenti. In un certo senso Nixon ha ant,c,pato, dehneando una nuova strategia inter• nazionale, le decisioni prese nel campo commerciale e monetarlo, quando ha in pratica preso atto della fine della strategia del due grandi blocchi contrapposti (blocco occidentale contro blocco onentale nella spartizione imperialistica del mondo), riconoscendo il ruolo di altre • potenze•: del Giappone, della Cina e di una Europa autonoma (e non c'è dubbio che, paradossalmente, le sue decisioni In campo commerciale e monetarlo, costringono l'Europa del Mec più la Gran Bretagna a muoversi in direzione dell'unità o a • scomparire • nella debo• lezza d1un perpetuantesi frazionamento nazionalistico impotente) In questo quadro, che ritengo oggettivamente irreversibile e che all'origine. come fattore casuale. ha ancora una volta il Vietnam. il ruolo della Cina cambia. lo dico non per giustificare taluni comportamenti di politica estera della Cina in si• tuazioni quali quelle determinatesi nel Pakistan, a Cey1on, nel Sudan (sotto questo aspetto, reputo interessanti ma schematl• camente e aprmnst1camente giustificazioniste le considerazioni espresse in Per un dibattito sulla linea di politica internazionale dei comunisti cinesi pubblicato nel fascicolo n 22 di Vento dell'est), che non potevano non amareggiare tanti compagni; ma perché, nel giudicare. si tenga conto di una nuova realtà nella quale li nuovo ruolo della Cina si afferma quando si fanno più acute ed evidenti le contraddizioni fra Stati Uniti e Giappone e fra Stati Uniti ed Europa, e quando l'Urss annaspa, colta in contropiede dagli avvenimenti e in situazione di debolezza politica nel Medio Oriente. in Africa e In Asia, alla ricerca di una nuova posizione ora che gll Stati Uniti stanno perdendo il ruolo di leader incontrastato dall'imperialismo riondiale. Non c'è ancora ragione. voglio dire. per cessare di fare della Cina della rivoluzione culturale (che è poi 1a Cina che ha salvato tutti i valori della rlvoluzione comunista cinese) un fermo punto di riferimento. Né si deve. credo, mancare di realismo ignorando le esigenze di una nuova ragione di Stato (In un mondo di Stati) che possono tuttavia non contraddire le esigenze rivoluzionarie internazionali finché essa non degenera apertamente in polltica' di potenza. Cioè, le eventuali prospettive di compromesso, che siano Indirizzate a registrare I risultati di contraddizioni alla cui esplosione la Cina ha potentemente contribuito, con la sua stessa crescita, e a giovarsene per la causa rivoluzionaria, interna e internazionale, possono non contraddire, se non moralisti• camente, la fedeltà ai principi che osservatori e studiosi qual! Edgar Snow, K.S Karol e, da noi, Luciano Vasconi hanno con• fermato alla luce degli ultimi avvenimenti. • Un mondo senza 46 camblamenli rivoluzionari - un mondo nel quale i pili stretti amici della Cina non fossero pili Paesi rivoluzionari - non è neppure concepibile a Pechino • (Snow). Il commiato Il convegno di Bologna era terminato puntualmente nel pomeriggio, e lo ero uscito e attendevo da tempo il compagno Arnaldo impegnato in una riunione per !"autodifesa, contro la repressione. I compagni di • Lotta continua • uscivano e. fra un saluto e l'altro. ho pensato che tanti fra essi, fra noi. avevano già assaggiato la repressione. Il carcere, 1a denuncia, l'interrogatorio, la perquisizione. la condanna, il licenziamento, lo spostamento. le botte della polizia e dei fascisti, gli scontri di piazza, e Il livore e te minacce della sinistra • ufficiale • cosi come in altri tempi era toccato a Turatl e ai riformisti giovani, a Serrati e Lazzari e ai massimalisti giovani, a Gramsci e Terracini e ai comunisti giovani, anch'essi - tutti quanti - i • teppisti •. I • provocatori ., i • folli sognatori • per I conser• vatori del movimento operaio di allora. Pensavo anche che Il rinnegamento politico di quelle giovanlll azioni • eversive • ha comport8to sistematicamente la sconfitta della rivoluzione, e che l'insegnamento che ne deriva per noi è prezioso anche per recuperare l'opera di quel lontani compagni (i sacrifici dei Turati, dei Serrati. dei Terraclnl, dei Longo, dei Rosselll, del Rossi. del Vidali ecc. per un'Italia a1fine rossa). Poi, all'altro lato della strada è, apparso il compagno Paolo B. diretto al pullman che lo avrebbe riportato a Genova. L'ho salutato da lontano agitando il braccio e lui mi ha risposto ammonendomi di usare per il saluto il pugno chiuso (invece lo uso parsimoniosamente questo • saluto • per I non compagni. a fini di propaganda, e per i nemici, come minaccia. non ml riesce di usarlo per i compagni). Sono rimasto a guardare Paolo. E' uno dei compagni con I quali nel '67 (sembra un secolo fa) ho iniziato a Plsa una nuova esperienza politica, la piU ricca, entusiasmante e difficile. Una piccola storia che è agli Inizi del cammino che ha portato a Pavia e a Bologna settemila dei compagni che • lotta continua •, non pili • gruppetto • da tempo ma • realtà politica nazionale •, annovera In Italia: a discutere. far discutere e sentir discutere dl polltlca. Una piccola storia che ha potuto ampllarsl grazie all'Incontro con le lotte operale, e cosf darsi finalmente gambe, mani e cervelli proletari. Non si può espellere né far fuori questa realtà né da Bologna né da qualsiasi altra cltà d'Italia dove si levi l'antico pugno comunista o un canto di attacco e dl riscossa, di emancipa• zlone. Non c'è nulla da fare: con questa realtà occorre fare I conti (come fanno da tempo I padroni), discutere. ragionare.
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