giovane critica - n. 28 - autunno 1971

che vi sfa un'alternativa bella e pronta di mercati lnternazlo• nall ricettivi quanto quelli che si vanno perdendo. e la situazione pol1ttca ed economica ora non consente certamente l'ampliamento del mercato interno se non In una prospeUiva meramente, eternamente verbale (i progetti del programmatori) Mentre scrivo queste note. è difficile fare previsioni sui rimedi che saranno escogitati per fronteggiare la situazione. Per ora registro la previsione della diminuzione delle importazioni che compenserebbe quella delle esportazioni ln un insieme recessivo degli scambi con l'estero. e che potrebbe consentire di colmare i vuoti di domanda conseguenti cor. un corrispettivo ampliamento del mercato interno. E la proposta. ovviamente liberate. affinché venga impiegato pubblico denaro per sostenere I settori produttivi colpiti dalla tassa protezionistica americana Ma da qualsiasi parte si rigiri la patata bollente, sta d, fatto che Il dollaro è stato in pratica svalutato. che alcune monete europee e quella giapponese dovranno rivalutarsi, che misure protezionlstiche In barba agli accordi internazionali (Kennedy round) sono state adottate che i rapporti economici e politici nel mondo stanno cambiando. che (tutti i salmi capitalistici finiscono in gloria) dovunque le difficoltà conseguenti si vogliono far pagare alla classe operaia in termini di regolamentazione o sospensione temporanea degli scioperi. d'intensificazione della produttività per ridurre i costi del lavoro. con l'offa - araba fenice - della piena occupazione. Prima che tutto questo accadesse, la previsione sull'aumento del prodotto nazionale ilallano per il 1971 tendeva al pessimismo Si punta su un 4% al massimo. che viene ritenuto insufficiente per rlsolvere I problemi da cui dipenderebbe la ripresa produttiva e una maggiore pace sociale: la casa. la sanità. la scuola, il Mezzogiorno. una maggiore utillzzazione della forza lavoro (ora la popolazione attiva in Italia si aggira su uno scarso 30°'0), con particolare riguardo per le donne e per I giovani sempre pili emarginati (la disoccupazione giovanile si aggirerebbe sulle 700 mila unità, di cui la maggior parte nel Mezzogiorno). • I tanto decantali ,oligopoli industriai! - ha scritto Francesco Forte sul numero dell'Espresso del 25 luglio scorso - sono deboli. e afflitti dal salasso a favore delle rendite del settori terziari pnvah e pubblici {. .. J. Il dramma italiano sta nel fatto che condividiamo contemporaneamente i problemi di crisi del sistemi industriali maturi. te aspirazioni alle riforme. tipiche della Società industriale metropolltana. e i problemi di crisi delle aree sottoindustrializzate. con li loro sottoproletariato e la loro piccola borghesia reazionaria •. Ma ogni Società Industriale metropolitana ha. In realtà, 44 problemi pili o meno gravi di sottosviluppo. E non è affatto vero che sottoproletariato e piccola-borghesia reazionaria si concentrino nelle zone di sottosviluppo e facciano corpo a sé. estraneo e nemico della politica dei • deboli • oligopoli. Nella logica ammodernatrice di Forte. gli italiani sono chiamati. nell'ora del dolore e del tremore del dollaro. • a rimboccarsi le maniche • per salvare la lira e per riprendere la marcia verso la prosperità: in questo sistema. sotto gli ordini dei padroni. Rimboccarsi le maniche. come no? Ma per fare a botte: contro questo sistema, contro chi comanda. Intanto. t programmatori. impotenti polltlcamente ed economicamente e quindi fuori del mondo (grandi mistificatori culturali!. spostano gli obiettivi del • progetto dì piano economico 1971•1975• (piena occupazione ed eliminazione del divario NordSud, naturalmente. ammodernamento dei servizi civili, miglioramento del quadro di vita del Paese) al 1980 e avvertono che il progresso da compiere da qui al 1975 • non potrà essere decisivo•. Ho fatto queste considerazioni per dare maggiore concre• tezza analitica al giudizio che la crisi c'è e alla ipotesi che essa è destinata ad acutizzarsi non solo per effetto diretto delle lotte della classe operaia italiana. ma anche per effetto indiretto delle lotte del proletariato internazionale. la mina che ha prodotto l'attuale sconquasso monetario e una situazione mondiale nuova. infatti, è stata accesa nel Vietnam: non soltanto perché le spese militari e • civili • sostenute dagli Usa nel Vietnam sono risultate esorbitanti e hanno contribuito ad affaticare la bilancfa dei pagamenti statunitense a vantaggio delle bilance dei pagamenti dei partners occldentall di borsa strettc1 per ciò che concerne la partecipazione allo sforzo bellico ame• ricano: ma anche perché, come ha osservato sarcasticamente Auro Roselli sul Giorno del 18 agosto scorso, mentre • Il lavoratore giapponese lavora con gran diligenza, dopo aver cantato l'Inno della ditta al mattino, e si accontenta di una fermata al bar fra ditta e casa. è impossibile far cantare al lavoratore americano l'inno della · Generai Motors · e, in particolar modo in questi tempi. una nuova generazione di lavoratori, per cotpa del Vietnam e del malumore che il Vietnam diffonde, si considera ribelle e dà il meno possibile di sé e della sua capacità ... le difficoltà degli altri (americani. tedeschi. giapponesi che siano) non si traducono affatto in prospettive favorevoli per l'Italia. Perché i modi con cui ciascuno (le vecchie Patrie capitaliste) atfronta le proprie difficoltà sono desttnati ad aumentare le difficoltà altrui, e in particolare le difficoltà di chi. fr& tanti giganti d'argllla, è il pili argilloso di tutti. Per uscire dalla crisi, a ben vedere, la strada obbligata è una sola: costringere

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==