giovane critica - n. 28 - autunno 1971

Il diritto alla vita, e non il diritto al lavoro, appare II contenuto fondamentale, realistico, rivoluzionarlo di un processo unitario di emancipazione, che non può non avere come punto di riferimento I • soggetti • I quali spontaneamente e genero• samente. con autentica rabbia proletaria, si sono già rivoltati senza una prospettiva, e continueranno a rivoltarsi, ma con il rischio di continuare a essere solo • carne della reazione •. DI qui l'importanza che • Lotta continua •, ammaestrata princlpa1mente dalle lotte nelle fabbriche e nei quartieri del Nord e dalla loro componente meridionale o comunque • sotto• sviluppata •. dà al Mezzogiorno. Di qui l'Impegno di molti fra i suoi quadri e militanti migliori e piU esperti, che hanno fatto esperienza politica nel Centro-Nord. nel Mezzogiorno. DI qui la decisione (che potrebbe sembrare contradditoria} di pubblicare un quotidiano nel Sud e per il Sud (cioè nelle zone dove come avanguardia • Lotta continua • è in gran parte ancora da fare e dove i tegami di massa sono tuttora scarsi o inconsl• stenti. anche nelle zone dove si sono avute le lotte piU aspre e plU entusiasmanti). Di qui l'urgenza. di cui il quotidiano è una delle manifestazioni concrete. d'intervenire presto e in profondità anche in termini di propaganda, In una certa misura rovesciando dutUlmente I criteri tradizionali che hanno contraddistinto sin qui l'Intervento di • Lotta continua • (prima fare e poi parlare). ccPrendersi la città • • "Prendiamoci la città " non è una parola d'ordine Infantile e provocatoria, non è un Invito Irresponsabile al saccheggio e all'Insurrezione. è Invece un programma strategico di formazione e di consolidamento di avanguardie proletarie all'interno di un processo rivoluzionario di lunga durata. Prendersi la città vuol dlre unire I proletari a partire dai loro bisogni fonda• mentali. strapparli all'Isolamento. alla miseria cui li condan. nano i padroni, abituarli nella lotta a discutere e a vivere da comunlsti ·· •· Il programma polltlco di • Lotta continua •. di cul ho scritto plU estesamente nel precedente numero di Giovane critica, è stato cosi condensato. Esso non avrebbe potuto affermarsi con questa chiarezza se non fosse stato semplificato nella pratica con una serie di lotte. e se non fosse stato ripetutamente. anche se non dappertutto, discusso dal mllltantl. Si sono presentati due rischi. Il primo, non molto diffuso ma comunque ostinatamente presente fra alcuni compagni. di concepire Il programma come un programma Immediatamente lnsurrezlonale per la conquista anche mllltare delle • città •, di basi rosse. E' palese. in questa concezione, l'avventurismo. ma plU ancora la sopravvalutazione disperata dell'avanguardia indipendentemente dal suoi legami di massa, e l'illusione che un rapporto con le masse si potrebbe reallzzare per tale via. dal momento che la situazione politica sarebbe già potenzialmente rivoluzionaria: una serie di scintille accese • eroicamente • dall'avanguardia. sarebbe sufficiente a far propagare l'incendio. Ouesta concezione non è priva di qualche giustificazione se si considerano non tanto gli scontri cui • Lotta continua • ha partecipato o ha dato vita. quanto l'ispirazione politica trionfalisticamente catastrofica o comunque teoricamente equivoca che talvolta c'è stata a monte. E che oggi sopravvive marginalmente. La sopravvalutazione del ruolo dell'avanguardia è Inversamente proporzionale alla mancanza di un legame politico con le masse e con le organizzazioni di massa in fieri. In questo. so• prattutto, consiste la debolezza teorica della concezione lnsur• rezionalista. Il riferimento è dato dal movimenti spontanei di massa, che hanno espresso una violenza entusiasmante. Il rapporto sembra essere nuovamente quello aristocratico. e dio sa quanto oscillante. fra la mente e il braccio. e questa mente. per risultare all'altezza del braccio, dovrebbe quindi porre fine agli indugi e dare fuoco atte polveri: non per lo scontro finale (questa illusione non mi pare sussista) ma per un crescendo di fuochi che non appaiono per quello che sono o sarebbero: di mero artificio. Il secondo rischio. pure presente specialmente laddove Il programma del • prendersi la città • è arrivato dall'esterno. non è il frutto di lotte locali di un certo tipo, è che il programma abbia a svolgersi pacificamente. risultando un insieme di im• pegni assistenziali per • servire il proletariato • se non il popolo. Un mercato rosso. un ambulatorio rosso. un asilo rosso. Insomma, sarebbero costruzioni utopistiche per affermare nel sistema un'assistenza devotamente proletaria che lo Stato e i suoi enti nazionali e periferici non svolgono. per dare prova di altruismo sociale contro l'egoismo individuale. In questa concezione si perde l'elemento fondamentale. che è quello della vlolenza contro la legalità borghese e contro l'Ideologia legalitaria cosi profondamente incisa in ogni uomo mediante tutta una serie di Influenze e prepotenze autoritarie che Iniziano nella culla e in famlglla e si esercitano fino alla tomba, all'asilo. a scuola, nel servizio militare. al lavoro. In ogni manifestazione di vita. Non si tratta dunque di pra• ticare la disobbedienza clvlle, che è solo una possibile forma di pressione polltica all'Interno del sistema. ma di un rovesciamento radicale del sistema in se stessi e nei rapporti polltlcl e di vita. Sotto questo aspetto. • prendersi la città • comporta veramente. come si è già detto. la creazione di basi 39

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