Si tratta di risalire alle matrici metodologiche e politiche del ■ marxismo delle nuove generazioni •, gill giU sino alla base di partenza. Ranìero Panzieri e i Quaderni rossi. Si tratta di analizzare il cammino percorso. Questa è la prima domanda che vi poniamo. 2 Dieci anni di centro-sinistra. Il movimento operaio ■ non ha dal canto suo gran che da vantare. Esso sconta ancora gli effetti micidiali della divisione che fu all'origine del centro-sinistra. Il Psiup conosce una crisi profonda non certo risolvibile in termini di emendamento da sinistra della tradizione vecchio-socialista. Il Pci dal canto suo sta attraversando un travaglio reale; e non certo perché qualcuno strappa qua e là una tessera: noi dissentiamo profondamente da chi vede prioritario l'introdurre e sviluppare nuove divisioni organizzative in seno al movimento operaio. In crisi è il corpo reale del Partito: in crisi è. basti pensare ad Aquila e a Reggio (oltre che alla Fiat e alla Facoltà di Lettere a Roma). la possibilità del Pci di tener dietro in uomini. idee. istituti alle trasformazioni vorticose della società capitalistica: in crisi è la sua capacità di approfondire i contenuti e le scadenze dell'intuizione iniziale delle• Riforme di struttura •. Predominante appare l'immagine di una lotta volta unicamente contro escredenze parassitarie e maligne (i monopoli, i ceti inesorabilmente ,entiers). Gravissima è la cesura del Partito con alcune delle componenti piU vitali delle nuove generazioni intellettuali cui si stenta ad offrire un terreno di verifica ideale e politica. Non si tratta certo di ricamare a tavolino le distinzioni fra Riforme e Rivoluzione; né di perdere il 99¾ del proprio tempo a fare delle brutte copie del Capitale: né di attribuire ridicole onnipotenze al • Piano del Capitale •. Ma neppure è pensabile una via italiana al socialismo che sembra fatta innanzitutto per accattivarsi i piccoli commercianti. le cooperative emiliane. gli studenti secchioni. Sì tratta di chiedersi, ad esempio, perché il Mezzogiorno degli anni ·so era contrassegnato dai sindacalisti morti per mano mafiosa, quello degli anni ·so dalle lotte per le commissioni di collocamento ad Avola, e quello degli anni ·10 è invece contrassegnato da forme di esasperazione popolare inutilizzabili dagli attuali strumenti e schieramenti della sinistra. Persino in termini dì iniziative • democratiche •, a un fervore straordinario della • società civile •. a un momento in cui - come auspicava Lenin e sottolineava Brecht - si è accorciata enormemente la distanza fra il • governo • e la • cuoca •. corrisponde una stanchezza. una rassegnazione dei Partiti di sinistra (tipica la reticenza a proposito del divorzio). Se Calabresi oggi è in qualche modo sul banco degli imputati lo si deve alla cocciutaggine di Lotta c~n~inua: Lo stesso processo di unità sindacale. pur dec1s1vo a1 fini del rinnovamento del sindacato e di un suo adeguamento alle caratteristiche e alla qualità dell'insubordinazione operaia di massa, viene visto dal Pci con sospetto. senza gettarvi tutte le sue forze. C'è stato chi all'alba degli anni Sessanta ha scambiato la via italiana al socialismo per via XX Settembre. Ma la colpa è davvero solo di Nenni? Questa, ovvero un bilancio storico e strategico del centro-sinistra. la seconda domanda che vi poniamo. 3 I/ socialismo degli anni_ '70 .. 11socia_lismo. è. st~to • per un certo periodo • 1 soviet + I elettnficaz10ne •: poi è stato Stalin e l'Urss (· non sapevamo•, scrisse Togliatti pili tardi); poi lo sviluppo della rivoluzione borghese e la coesistenza. Ultimamente il quadro è stato ulteriormente scombussolato: dieci milioni di francesi che dicono no alle condizioni capitalistiche di vita e di lavoro. la rivoluzione culturale. la Cecoslovacchia(· Lenin svegliati, Breznev è impazzito• scris• sero sui muri di Praga). Alcuni nostri compagni di generazione vanno pescando nel patrimonio storico del movimento operaio e trovano che tutto è già accaduto. In ogni occasione tirano fuori dall'album dei ricordi la formula consacrata: • la crisi del capitalismo•, • il Partito •. • le masse •, • la degenerazione burocratica •, • l'insurrezione •: mettono in piedi un giornale e lo scambiano per l'lskra. con cui un gruzzolo di intellettuali bolscevichi inoculava il • veleno • del marxismo in un paese a larga maggioranza contadina: vedono che buona parte della società può lavarsi i pedalini premendo un bottone e lo chiamano • consumismo •: consta• tano che alcuni milioni di italiani hanno come unica fonte di • messaggi • la televisione e la chiamano • sovrastruttura •. A noi sembra che moltissime cose, nei termini di una lotta serrata e tutta di qualità, debbano invece accadere. La terza domanda che vi poniamo è perciò la seguente: quale volto dare al socialismo degli anni '70? qual è il tipo di organizzazione e di gestione della società che, alla luce delle esperienze passate. possiamo chiamare socialista? Sui temi di cui sopra vi invitiamo a una discussione franca. Abbiamo preferito ambientare le domande in un quadro • tendenzioso •. Il modo in cui lo ribalterete costituirà parte delle vostre risposte.
Alla fine di agosto dopo un intervento chirurgico è morto Improvvisamente Il compagno Gianni Boslo. Il suo cuore non ha retto. Non sl risolveva mal ad andare dal medico perché un po' temeva che Il medico scoprisse davvero che egli era sii/Irto da qualche male. e Inoltre aveva una certa diffidenza contadina per la medicina. Cosi. è stato sempre di salute cagionevole, e ora uno stupido male lo ha stroncato. Ho conosciuto Gianni Boslo nel , 949 e ho lavorato po/Jri. camenre con luf e p!U o meno vicino a lui dal t950 al t964 e anche oltre. Non aveva un carattere facile, e spesso sapeva essere spiacevo/e. Aveva enche alcune debolezze sentimentali. So che non pochi compagni giovani, che hanno avuto a che lare con lui, lo mandano al diavolo. Ho l'Impressione che In questo atteg. glamento cl sia &oprarrutto l'abitudine a lare e farsi le cose lac/11, a pensare di ottenerle facilmente, e un modo di pensare &econdo cui, per Il fatto di ritenersi rivoluzionari, tutto sia permeuo e dovuto, e subito. Il compagno Gianni Boslo ha dedicato tutta la propria vira al movimento operalo: dal periodo giovanile della Resistenza •Ifa morte che lo ha colto non ancora quarantottenne. Studioso di altissimo valore .sclentlllco In campo ,torico. ha fatto della pratica politica - e della pratica politica plU proletarla che par. rltlca pure essendo profondamente un uomo di partito - Il con• tlnuo riferimento per una ,tori• In generale e una storia delle cultura In particolare fondata sul fatti. Fra I fatti. ha prlvlleglato quel/I della ba.e proletaria, del movimento operalo lrallano. Con Il auo fllologlamo (che era Il suo modo scientifico. marKista. di lond•re un discorso culturale e politico &ul fatti). ha contra• arato la mlatlllcazlone ldea/Jatlca di un movimento operalo erede delle azioni e delle idee del Risorgimento, e perciò la via Italiana In memoria del compagno Gianni Bosio di Luciano della Mea al socialismo teorizzata e praticata dal Pc/. In particolare. ha contrastato la tesi settarla secondo cui tutto ciò che il movimen• to operalo italiano ha saputo esprimere di buono ha aff'origine la nascita del Pc/ a Livorno nel 1921. Gianni Sosia, in quanto militante di partito, polirlco, di base. si è dellnfto ed è stato un organizzatore di cultura. Desidero rl• cordare i suol contributi essenzlall, e ad essi rimando i compagni per una valutazione serena, da compagno a compagno. del suo lavoro (una enorme mole di lavoro), e per un riconoscimento della sua Importanza: un contributo eccezionale a una prospetti• va autenticamente rivoluzionarla ed emancipatrice In Italia. Vicino a Lello Basso nel periodo plu vivo e aureo della ri• vista Quarto Stato. Boslo, valendosi del suoi studi storici e della sua competenza scientifica nella storia del movimento operalo. fondò poi con I propri mezzi (che ricavava da un lavoro da lor• mica nel/'antlquarlato del libro • socialista • e usava sistematicamente a fini politici continuando a vivere da quel povero che è sempre stato. al suo paese natale. Acquanegra sul Chiese. cui era legato da saldi vincoli proletari, e poi a MIiano. sovente. senza letteralmente una lira In tasca) la rivista Movimento Operaio. che poi continuò a dirigere. fintantoché Il clima stalinista di allora lo consenti, anche quando ne ebbe ceduto la testata a Gian• giacomo Feltrlnefll. E non picco/o fu certamente Il contributo personale che Boslo dette alla fondazione e formazione della Bi• bfloteca Feltrlne/11 di studi socialisti. a MIiano. In via Scarlatti 26. Come mflitante del Psi. coltivò Il proposito di riprendere J'attlvltA delle Edizioni Avanti/ e riusci nell'Impresa, che non fu facile perch6 Il partito, nel suol primi tempi, o era ostile e dli• fidente o lndlllerente, oppure considerava quel lavoro soltanto
m mer, te,m,m di convenienza economica Partimmo (lui. Gioii Dallo Stein. Arturo Fo1estI. io e quasi subito. per un certo perlo do, Catlo Felice Venegom) con quawo palanche ricavare dalla vendita di vecchi giornafl. Partimmo. bene affiatati e molto rl soluti. con un orientamento di base. non populistico. L'lsplrnto,e. r,mimat01e e la guida in questo /r.,oro fu lui. Gianni Bosio. che allora era ,I compagno culturalmente e pol,t1camente P,u dotato Il più capace di spersonalizzarsi. di concepire un lavoro corale (anche se poi la sua impronta era la più ostinata}, di fare la varare g/1 11/trl (anche se /'esperienza poteva non essere gra devote per I• durezza esteriore del tratto. che tuttavia celava un·1ndole sostlnzialmente delicata e gentile. e per fa spietatezza c11t,ca). Le Edmoni Avanti' di..,enrate poi Edmoni del Gallo. e 1INuovo Canzoniere ltafieno sono il filone di una applicazione la cui ispiradone culturale si è latta più slcurtt a mano 8 mttno che le vicende esterne rendevano più precisa e sicura /'Ispirazione politica. 11Idi la dei residui delle ideologie partitiche. E le vlcen• de esterne, m parole. discorsi. djchierazlonl. canzoni. ecc erano divenute :.empre più il pane quotidiano per Boslo e per I com• pagni che lavoravano altorno a lui: le vicende esterne che ttve vano a protsgonlsti uomini del proletariato, vecchi e giovani, al quali Boslo e J suoi compagni si rivolgevano, microfono alla mano. per dere una voce autentica e autonome ali• classe. Non parfer0 qui (nella fretta con cui scrivo con la pena In cuore queste note) né del risultati di questo lavoro. che stieondo me sono preziosi. né del contributi personali. libri, scritti e Interventi. di Boslo per questi occorrerà tutto un lavoro minuzioso e particolare che ml eoguro venga letto Ml preme Invece t1cordare il contributo che egli dette allo svecchiamento della terza pagina dell"Avanti!. alle diffusione degli studi storici errra. verso un'altlvlti di divulgaLlone specifica, alla lmpostazfone della 2 rivista Mondo Operelo del Psi dal 1956 al 1958. clod durante la d11ezlonedi Panzierl Insieme, e con altri compagni. creammo a MIiano anche un circolo di base • Il Labrlola • e demmo Il nostro contributo ai prfmi glornall e riviste di base lungo un 11/oneche poi ha visto la liorllura di giornali e riviste della sinistra extraparlamentare Ricordo ,n particolare I gJornali Lotta d1 classe e la classe e la rivista Il labrìob I contadini e gll operai- questi erano I soggetti della storia. e I compagni di strada di Gianni Bosio nell.J sua vicenda dl studioso e di mllltante. A questi si richiamava Ricordo, o questo proposito. una lunga accanita discussione che oppose lui e me a Mario Tronti e. In minor misura. a Raniero Panzlerl. SI ,urleve lultl di operai (eravamo nel ·62). ma sono convinto che gll operai dei qual/ Bosio parlava, magari sbagliando In qualcosa quanto a prospeltlve politiche, erano uomini In carne e ossa. dotati di un loro cervello, una loro bocca. una loro storia e un11loro cultura autonoma o capacità dI cultura eotonoma (11ncorch, subalterna In questi o quella forma espressiva} Ogni tanto. durante certe riunioni domenicali particolarmente noiose per eccesso di teoria e di presunzione, Gianni e lo ce la squagliavamo per un po' di tempo, per seguire la partita di calcio alla Tv. Probabllmente. questo è un aspetto della figura di Gianni Bosio che stupirà quanti lo hanno conosclulo. cosi serio. grave. chiuso. apparen• temente Inaccessibile. e Invece nel laltl cosi estroso. trepidante. capace di entusiasmi focosi e di Ire violente. e Incapace di rl• sentimenti di lunga durata. Il modo migliore che ho di rlcorderlo al compagni è di additare Il suo lavoro che. essendo egli un lavoratore bolscevico. è stato, ripeto, enorme Una miniera preziosa. tutta da esplorare e sfruttare. per chi voglia bauersl ~r /'emancipazione del proletari a opera del proletari stessi.
Le recenti decisioni del metafmeccanfcl hanno fatto scoppiare le contraddizioni e le ambiguità che erano state costantemente presenti nel dibattito sull'u11ità sindacale negll ultimi due, tre anni. C'è voluto del tempo prima che la composita coalizione della destra sfndscale smaltisse l'ubriacatura dell'autunno del '69: la determinazione con cui la pii.i forte e avanzata categoria dell'Industria ha proceduto oltre nefle sue scelte unitarie, ha messo lrrlmedlabilmente In crisi tutto un modo di andare al matrimonio confederale. Al meta/meccanici non si è chiesto di rallentare I tempi ma di modificare la linea polltlca che. pl/J o meno espllcltamente, e emersa dal loro dellberatl. SI è posto quindi - forse per fB prima volta senza reticenze - Il preblema politico dell'uniti sindacale. Proprio per sottolineare Il senso di questa svolta - che apre tutta una fase drammatica del rapporti tra organizzazioni polltlche e sindacali - abbiamo chiesto II Plerre C11rnltl. Il /eeder della Flm, di ridiscutere con noi gll awenlment/ che misero In moto Il dibattito su/l'unità slnd11cale. Il punto di partenZtJ potrebbe eHere Il clima di .. apertura a sinistra .. del primi anni del sessanta. E' pazzesco pensare di farcela con le sole forze del sindacato. Un'intervista con Pierre Carniti a cura di Fabio Sigonio CARNITI. In tutto Il periodo che copre gli anni cinquanta i rapporti tra i sindacati sono di contrapposizione molto rigida. Soltanto verso la fine del 1960 la situazione comincia a sbloccarsi e la vertenza degli elettromeccanici costituisce quasi certamente it punto nodale del cambiamento. Dalla contrapposizione si passa ad una fase di competizione che in pratica coprirà tutto il periodo dell'unità d'azione. La cosa curiosa è che la legittimazione per l'unità d'azione è venuta, piU che da un impegno politico della Cgll. da una teorizzazione della Cisl. che però fino a quel momento era stata contraddetta dalla prassi. La Cisl, nel 1951._e plU significativamente nel '53, aveva elaborato la teoria della cosiddetta contrattazione articolata che fondava i suol presupposti sull'esigenza di perseguire rìsultati ottimali, dal punto di vista economico e normativo, raccogliendo tutte 1e posslbilltà che nel vari punti del sistema si detemiinavano. SI riteneva. po1ché Il contratto nazionale era riferito al livello dell'azienda marginale. che esistessero in un certo numero di altre aziende ulteriori margini economici di contratta• zlone che potevano essere recuperati solo con l'azione arti• colata. Lo scopo era quindi quello di pervenire ad esiti coerenti con la produttività In tutti I vari punti del sistema. Oggi questa teoria è contestata nella Cisl e fuori della Clsl. 11 punto di riferimento dell'azione contrattuale non è certo fa produttività né della singola azienda né del sistema. Per quell'epoca di stagnazione dell'attività contrattuale quell'Impostazione ebbe però 11pregio di rompere una situazione di disimpegno e di rassegnazione nel sindacato. Basti pensare che dal '48 -a156_Lmetalmeccanlcl hanno rinnov~ola volta li contratto, peraltro in modo lnWwuo. 3
Dietro quella teoria della Cisl c'era evidentemente un"ipotesi politica molto chiara. Si L'Ipotesi politica è quella di trovare per i la1,1oratori il massimo di 1,1antaggipossibili senza però mettere ln discus• sione le esigenze di sviluppo del sistema economico. Un discorso quindi che porta alla logica della legge quadro. della politica del redditi ... Certo, artehe l'ipotesi di accordo-quadro è abbastanza coe rente con questa impoMazione. che però - non bisogna dimenticarlo - ha al suo interno la capacità di liberare un poten• ziale dì iniziativa e di energie poi difficilmente controllablll coo un'azione centralfzzata. Tutta la polemica di quegli anni della Cgil (che sottolinea1,1a Il rischio dell'aziendallsmo e de: corporati1,1ismo,peraltro sempre presente nell'azione sindacale) sottovalutava l'enorme capacità di rottura che un'Iniziativa di questo tipo a1,1evaA livello di gruppo si forma1,1anomomenti di decisionalità che colnvolge1,1anocentinala di militanti sindacali rendendo sempre piU difficile una mediazione centralizzata della contrattazione Fu alla fine del '60 che. in costanza di contratto di lavoro. le federazioni dei metalmeccanlci lanciarono la battaglia degli elettromeccanlcl che è stata Importante sotto un duplice profilo: primo, ha rotto formalmente Il meccanismo di contrattazione, fino allora in uso; secondo, ha cominciato a porre la contrattazione. non plU In termini di concessione del padronato, ma sul piano di un rapporto conflittuale, con tutte le implicazioni di potere che questo fatto comportava. Si awiò. per il carattere di novità che ebbe quella 1,1ertenza.quella che ho prima definito 1a fase di competizione tra i sindacati e quindi l'inizio dell'unità di azione. La lezione degli elettromeccanici fu cosi ben capita che a tumo poi scesero in lotta tutti gli altri settori con risultati pi\J o meno equivalentl. Esaurita la tase dell'azione settoriale si fece il salto successivo, alla fìne del ·51 e all'inizio del '62. lo ricordo - allora ero segretario della Fim di Milano - che erano in sciopero ir quel periodo qualcosa ..o. me centomila metalmeccanici. SI tratta• 1,1adella prima azione In grande stile con uno scontro che an. dava al di là delle nostre rivendtcazloni economiche e delle possibilità delle azlend'e di sostenerle. ma in1,1est11,1a i rapporti con Il padronato e la natura stessa della contrattazione. La durezza degli scontri ci rese consapevoli che si poteva reggere con Il padronato un confronto di quel tipo solo con un rafforza. meuto progressivo del rapporti unitari. Ouelfa svolta va messa però In relazione soprattu,ro con una determinata evoluzione della congiuntura economica. In effetti si erano accentuati i 'llarglnl di disponlbllltè In 4 relazione ad una certa dinamica dello sviluppo. Non bisogna dimenticare però che negll anni dal '53 al '59 I risultati della contrattazione erano restati largamente al di sotto dei margini di produttività. all'interno del sistema. C'è da aggiungere che i primi risultati della contrattazione pro1,1ocaronoessi stessi be. nefici effetti moltiplicatorL Il sistema eoonomlco era in una fase di espansione e lamentava una insufficiente domanda rispetto al potenziale produttivo, per cui i risultati della contrattazione ebbero. credo. un eHetto di accelerazione dello s1,1Huppo. In che misura influi li e/Ima di " apertura a sinistra • In quel tempi? Certamente la fine del centrismo e l'apertura del dialogo tra sociallsti e cat1olicl, l'ipotesi stessa di un governo di centro-- sinistra influenzò un poco gli atteggiamenti e le scelte delle organizzazioni sindacali. Altrl elementi però corsero a mutare il clima del rapporti interconfederall: l'andamento della situazione economica interna, come abbiamo detto. l'esigenza del sindacato di trovare un ruolo ed un suo spazio (si trattava di por fine ad una condizione di precarietà) e, non ultima, la diml• nulta tensione e li1,1ello lntemazionate. Comunque. declsi1,10per la s1,1oltaè stato l'~wvio in certe organizzazioni - e quindi chiedo scusa Oelrimmodestia. nella Fim In particolare - del ricambio con un gruppo dirigente meno compromesso con le divisioni del passato. E' venuto avanti nella Ftm un gruppo dirigente piU preoccupato di contrapporsi al mondo padronale. con tutte le implicazioni che questo compor• ta1,1ain termini di unità d'azione, piuttosto che di arrestarsi nella difesa di vecchie prerogative nelle quali il plU delle volte non si riconosce1,1a, Per trovare un nuovo Impulso decisivo al rinnovamento delle strutture sindacai/ bisognerà attendere qualche annno, che sia cioè espi/cita l'Impotenza dell'Ipotesi riformistica contenuta embrionalmente nel centro-sinistra. Ml riferisco alla grande sta• gione del movimento studentesco. Il sindacato ha avuto un grande vantaggio dalla contestazione, soprattutto nella sua prima fase. quando essa non era anoora pittoresca e svagata. Oggi mi sembra - come si sta rivelando In questi ultimi mesi - che sia anche un po· degenerata per la mancanza di obiettivi politici precisi e quindi di consenso di massa. Ma nel periodo In col si rl1,1elòcarica dl contenuti politici. anche se essi erano talvolta contraddittori. la contestazione ebbe sul sindacato un Influsso enorme e rappresentò un aiuto note1,1oleper le forze che puntavano chiara• mente ad una sburocratizzazione e ad un cambiamento degli obiettivi all'lntemo del sindacato. Fu un momento di presa di
coscienza decisiva che peraltro si lnserl in una congiuntura sindacale abbestan;a Interessante. E veniamo alle lotte del '69. al cosiddetto autunno caldo. La spinta che ne derivò è stata variamente Interpretata ed utilizzata. Emerge però. rispetto almeno al problema dell'unità slndecele. une scelte precisa? L'unità di classe. non c'è dubbio. Non nel senso in cui usano questa espressione alcuni settori delle confederazioni, I quali per classe intendono un'accezione sociologica di lavoratori dipendenti o. come diceva negli anni cinquanta la Cisl con un linguaggio per iniziati. i • percettori di reddito fisso da lavoro dipendente •. In quella logica lo sciopero è una azione straordinaria del sindacato. Le lotte del '69. ben diversamente, proponevano un'unità fondata su una concezione antagonistica rispetto alle scelte di politica padronale del potere pubbllco. I sindacati sembrano aver speso male. In modo riformistico, l'eredità di quelle lotte. In esse. secondo te. c'è stata una potenzialità rivoluzionarla? No, non credo ci sia stata. Dirò di pili: non credo che alcuna potenzialità rivoluzionarla si determini per via sindacale. quale che sia Il contenuto dell'azione. Pensarlo sarebbe un grave errore politico e non solo perché Il rischio è di acc:reditare una concezione sorellana pansindacalista. una concezione secondo me molto astratta. Nelle lotte dell'autunno c'erano delle potenzialità per cambiamenti politicl significativi che non sono state tutte utilizzate dal sindacato e dalle forze politiche per alcuni spostamenti reali di potere a favore della classe operala. Dicevo. la rlvoluzione non si fa per vie contrattuall: non si può negoziare con Il padrone la sua scomparsa. L'obiettivo della lotta sindacale non è mai rlvoluzlonarlo: occorre sempre fare un contratto. E un contratto presuppone Il riconosci• mento della controparte, la sua 1egittimazlone. quindi. Indipendentemente dal termini con cui sportivamente vengono definiti soprattutto In certi ambienti della sinistra o pseudoslnlstra, non ci sono richieste avanzate o rivoluzionarie e richieste er• retrate o rHonnlste. Cl sono semmai richieste che suscitano partecipazione e conquista di un potere reale da parte del lavoratore e richieste che pur essendo apparentemente avanzate ,ne accrescono la passività. Per questo ml sembra corretto dire che cl sono rivendicazioni politicamente pili importanti per gll effetti che provocano e rivendicazioni che lo sono meno. Immaginare un'azione rivoluzionaria per via contrattuale fa parte di una concezione politico-romantica poco Incidente sulla storla del paesi. Facendo un riferimento plu attuale alle polemiche sulla unlt/J sindacale, In che misura ritieni che le compflcazloni del processo vadano direttamente messe In ,e/azione con le scelte padronali di questi ultimi tempi. Ml riferisco al rapporto Pire/li e alle contraddizioni che quel rapporto ha sviluppato: mi riferisco anche all'Involuzione del ruolo delle partecipazioni statali, alle loro gravi scelte recenti. In che misura questi due mondi, in una logica di classe un po' semplificata. si sono condizionati? Certo vanno messe In relazione. Il padronato è disponibile all'unltà sindacale purché essa sia un momento di ra:zionaliuazione. comporti cioè una semplificazione dei rapporti. Credo che gli imprenditori siano senz'altro sinceri quando dicono che vogliono un sindacato largamente rappresentativo: esigono però un conflltto sistematizzato, che non metta In discussione spazi decisionali all'interno della fabbrica. quegli spazi che li padronato riconduce compresslvamente alla definizione delle cosidette prerogative imprenditoriali. E' abbastanza emblematico quello che sta succedendo in questi giorni. 11 padronato nel momento in cui cerca rapporti di vertice con le federazioni di categoria e con le confederazioni. adotta alta base un attegglamento duro. repressivo. di attacco alle nuove forme di democrazia sindacale. E' disposto a fare delle coscessioni formali al sindacato e perfino a negoziare modifiche anche rilevanti della condizione materiale del lavoratori. Ciò che evidentemente non accetta di mettere In discussione sono i rapporti di potere dentro e fuori della fabbrica. Ma qual è Il senso di questi Incontri - In parre avvenuti. In parte programmati - tra sindacati e confindustria? I lavoratori che contano in modo decisivo nella fabbrica hanno finito co1 mettere rapidamente in difficoltà lt vecchio modo di far politica al quale I padroni sono attezionati e che cercano ora di rilanclare con queste lnlz.lative. le quali danno apparentemente prestigio al sindacato ma scontano. se non si farà attenzione. il prez.zo di una contraddizione con la linea che dal '69 si è tentato di portare avanti. Non a caso. ad esempio, Lombardi propone come tema di discussione la conflittualità e Il fatto che le confederazioni accettino di parlarne è di per sé molto pericoloso perché lo sbocco può essere un nuovo acc:ordo quadro modello; cioè 11 padronato partendo da posizioni che non sono pili dt negazione del sindacato - non è pili la rozza pofltica vallettiana antioperala e antlslndacale - in realtà cerca di condurlo alle posizioni degli Inizi degll anni sessanta. Veniamo al rapporto tra fotte socie/I e crisi economiche. Ml sembra che I sindacati siano rimasti Incastrati In questa logica: c'è cri.si perché c'è conlllttuallt/J. I suol dirigenti si sono 5
opposti. polemizzando anche con lorzs con /'sllarmlsmo di certi gruppi politici ed economici, senza mai controbattere effi. cacemente, con argomenti logici e politici. la presunta funzionalità di questa relazione. Cioe non hanno mai saputo mettere In evidenza le cause reali della crisi economica: a volte lo hanno paradossalmente fatto meglio gli imprenditori. almeno una parte di loro. Non credi che /'incapacità delle confederazioni di sma• scherare il senso di questa polemica nasca proprio da una Incapacità di concepire il sindacato unitario in una prospettiva di lotta politica? Si. c'è anche questa componente che dlci tu ma cl sono anche altri elementi. la pesantezza delle difficoltà economiche è difficilmente negabile: semmai c'è dissenso sulle cause e sul modo di intervenire. l'apparato industriale nel paese è sempre stato sulle soglie del collasso: ma mentre finora, all'indomani delle battaglie contrattuali, le organizzazioni dei lavoratori avevano consentito lunghe pause nelle quali il padronato aveva potuto recuperare mediante una ristrutturazione organizzativa ed una conseguente intensificazione dei ritmi, dopo le lotte del '69 la crisi è divenuta acuta perché è emerso Il limite oggettivo dell'attuale organizzazione del lavoro. Agnelli afferma che l'assenteismo deriva da due cause: da un lato, il cottimo non è più !"elemento che di per sé induce il lavoratore a tare meno assenze; dall'altro, l'estrema parcelizzazione del lavoro e il suo carattere alienanti sono tali che costringono Il lavoratore a sfuggire il piU possibile da questo tipo di prestazione (cosa evidentemente anche facilitata dal fatto che se oggi rimane a casa è pagato mentre ieri non era cosi). Ma se. com'è owio. queste considerazioni portano Agnelli ed altri imprenditori a valutare negativamente alcune importanti conquiste sociali. tuttavia nelle loro affermazioni c'è un riconoscimento implicito molto importante: l'attuale organizzazione del lavoro è ormal divenuta un llmite oggettivo di per sé. al di 1à del tipo di rèlazioni che si instaurano con il sindacato. a11osviluppo della produzione. Dopo 11 '69 il padronato doveva prendere coscienza degli elementi di novità che queste conquiste introducevano e del fatto che l'azione contrattuale aveva posto vincoli permanenti che avrebbero determinato una forte reazione del lavoratori ogni qual volta si fosse tentato di rimetterli in discussione. Erano quindi necessari nuovi investimenti, l'Impiego di nuove tecnologie. una modifica reale dell'apparato produttivo. Cose che non sono state fatte. e· però del tutto illusoria l'ipotesi che una parte del padronato mtende formulare e cioè che minacciando le organizzazioni del lavoratori di una crisi economica seria si possa tornare ad avere mano libera come nel passato. Dato e non concesso che 6 esista una disponlbllità delle confederazioni e delle federazioni di categoria, cl si scontrerebbe in ogni caso con l'lndlsponlbilltà del lavoratori che hanno trovato altre forme di protesta, ivi compreso l'assenteismo. Deve essere insomma chiaro che un aumento ulteriore della produzione e della produttività non passa - nonostante le sollecitazioni del pubbllco potere alla classe operala affinché lavori plU di buona lena - per la strada della Intensificazione dello sfruttamento. Passa semmai attraverso una diversa politica degli investimenti. Ci sono però anche responsabilità del sindacato: per esempio nel modo con cui ha portato avanti la politica delle riforme. Mentre a differenza degli anni precedenti ha saputo colmare la lacuna dell'Iniziativa polttlco-rivendicativa in fabbrica. esso non è stato ugualmente in grado di Impedire che la traslazione dei costi awenlsse a livello di sistema. In questo senso l'intuizione della politica delle riforme poteva essere un tentativo di risposta. Sono mancati però alcuni elementi di chiarezza. Si trattava di concepire la politica delle riforme non come un vago momento di protesta popolare: mettiamo Insieme tutti I motivi d'insoddisfazione e ogni tanto facciamo uno sciopero generale che dovrebbe riguardare contemporaneamente la occupazione. to sviluppo economico. la sanità. i trasporti: un coacervo di obiettivi rispetto al quali l'azione non è un momento di presa di coscienza ma di generica protesta. Intanto. non si sono saputi individuare una serie di obiettivi intermedi ... Sono mancati 911obiettivi Intermedi ed è mancata sopra tutto una visione strategica chiara. Era necessaria una selezione degli obiettivi, non solo queUI Intermedi. In un paese come 11nostro è davvero pazzesco pensare di colpire contemporaneamente la rendita fondiaria, la rendita farmaceutica e quella sanitaria con 1e sole forze del sindacato. Pensare di spazzare via con l'azione sindacale contemporaneamente tutte le strozzature e I condizionamenti che hanno retto Il potere politico in tutti questi anni significa o porsi reallsticamente Il problema di una prospettlva rivoluzionarla - ma allora il dlscOf'So non -si esaurisce sul piano sindacale e deve coinvolgere un arco di forze politiche in una strategia chiaramente delineata - oppure significa andare Incontro alla sconfitta. E un movimento come quello sindacale che si alimenta. proprio per la naturale positività della classe operala, soprattutto di successi, di conquiste anche parziall mo conquiste. non può ridursi - pena scontare un riflusso anche enorme nel movl• mento - ed azioni genericamente protestatarie. Il che significa che, se non c'erano queste condizioni rivoluzionarie come a me pare. occorreva selezionare un obiettivo alla volta e misurarsi
con una controparte alla volta. Vuol colpire la rendita fondiaria? Colpisci gli speculatori fondiari e li isoli all'interno del paese. Non detennini le condizioni per cui questi ricsccno a mettere In piedl un'alleanz3 tale di forze che tu dai la s~nsazìone di voler colpire contemporaneamente. capaci di soverchiarti e dl Impedirti li raggiungimento di qualunque rlsultato. Con la conseguenza. non solo di deprimere Il movimento, di annientarlo e di farlo rifluire, ma addirittura di rimettere In discussione le conquiste che tu avevi fatto ad -altro Hvello. Determini cioè condizioni politiche e psicologiche nel paese al punto che non è raro che masse scarsamente spoliticizzate arrivino a formulare l'equazione secondo cui un po' di libertà In meno vale un po' di ordine In pili. Il che non significa, per rendere chiara questa Idea, che Il sindacato doveva fare meno scioperi, significa Invece che doveva tare meno scioperi inutili e colpire con plU decisione e conti• nuità. Bisognava stablllre le priorità, gll obiettivi ed afftdare la gestione della lotta, non ad una generica medlazione di vertice (con un coacervo di Indicazioni cosi contraddltorie e comunque cosi difficilmente realizzabili contemporaneamente) ma senza timore al gruppi dirigenti a tutti I livelli 1n modo che alla lotta potessero corrispondere effettive conquiste di quote di potere da parte della classe operala. Ma questi I/miti non credi che derivino dal tipo di lpotesf di unità sindacale sul qusle si sts lsvorando: un'sggregszlone di forze Indistinte e senza obiettivi. Insisto, non ritieni che ciò dipenda dal fatto che Il sindacato non ha la capacità di porsi In une prospettiva politica? In effetti, li modo con cui è stata impostata la lotta per le riforme ha finito con Il riaffermare la veochla concezione del sindacato subalterno alle forze polltiche. Cl si è messi nella logica delle • masse che premono •. Quel tipo di strategia !)et'" le riforme non solo quindi è funzionale ad un certo disegno della unità ma anche ad una scelta di non messa ♦n discussione dei vecchi rapporti con I gruppi politici, cosa questa che la ~zlone dell'unltà di classe presuppone. In quest'ultlmo caso si evoca lo spettro del psnslndacallsmo. Quando lo si evoca, speolalmente nei confronti della sin\. stra sindacale, k) si fa per evitare una discussione effettiva su questi probteml. Noi non mettiamo .,. dtscusslone l'esistenza e 11 ruolo del partiti e U nostro non è certamente un atteggiamento agnostico, soprattutto nel confronti delle forze politiche di sinistra Mlle quall si riconosce la grande maggioranza del lavoratori. Il fl091:ro è un atteggiamento positivo e attivo anche H • critico. la prospettiva 6 quelb dl far usctre tutti dalla rassegnazione e di creare, sia pure senza illusioni. condizioni per un diverso rapporto di scontro e di ,potere tra le classi nel nostro paese. lo non sono tra quanti credono che questi cambiamenti si realizzino a colpl di maggioranza parlamentare che non spostano granché se non corrispondono ad uno spostamento reale d1 forze a livello del paese. Non metto assolutamente in discussione la buona fede dei compagni socialisti i quali nel giorno in cui si è fatto il centro•sinlstra hanno scritto a nov~ colonne !:ull'Avantl! • da oggi ciascuno è pili libero •. In realtà ciascuno è nella condizione di Ieri e la classe operaia continua ad essere emarginata ed espropriata del suo potere decisionale e resta tutto sommato in una condizione di p:issività e di rassegnazione, né muta certamente la sua condizione il fatto che invece di esserci un centro sinistra con i socialisti. domani dovesse formarsi una maggioranza che comprenda anche I comunisti. Al di là della maggiore o minore risolutezza riformatrice di questa o quetla forza politica il problema del superamento di queste condizioni alienanti di passività e di subordinazione presuppone non solo un cambiamento di equilibri parlamentari al vertice o di orientamenti politici nel governo - tutto questo può aiutare - ma una conquista di quote di potere da parte del lavoratori attraverso la lotta. giorno per giorno. In questo senso, secondo noi. c'è bisogno di una rlqualifi• cazione delle stesse forze politiche a questa battaglia. che è ben diversa da quella che si è sviluppata negli anni cinquanta e sessanta. Le forze della sinistra devono sviluppare questa ricerca avendo la disponibilità anche a mettere in discussione se stesse: questa è l'unica condizione per realizzare una svolta decisiva nel paese. L'accusa di pansindacalismo è quindi gra• tuita e denuncia in chi la fa solo -attitudine t?urocratica e chiusura ad un ripensamento critico complessivo del modo di condurre le lotte e del modo di far politica. Passiamo ad una ultima domanda che si riferisce allo scontro contrattuale del ·12 al quale Il padronato si sta prepa. rando accuratamente. In particolare. l'ultimo ,apporto seme• strale dell'Iseo sembra ben congegnato e prefigura (o suggerisce) I termini di une possibile strategia padronale In vista del contratti. La tesi ridotta In soldoni è che le lotte contrattuali del '69 hanno inceppato seriamente Il meccanismo di sv/fuppo dopo alcun/ anni di espansione e di alti live/11 di produttività. Nel prossimi anni, pur in supposte condizioni di pace sociale. dovremo accontentarci di un tasso di svlfuppo del due, tre per cento e ciò, manco a dirlo, comporta una sostanziale riduzione del margini di contrattazione. L'esigenza primaria per lo sviluppo - è detto esplicitamente - è quella di ricostituire I llve/11 di profitto. Ora. se Il padronato appronta 7
con tale anticipo le linee di difess. Il movimento sindacale mostra di andsre sulla strada dell'unità misurandosi su problemi di scarso rilievo. almeno stando al senso del documento di Ostia Non crerll che. continuando dì questo passo. il movimento sindacale arriverà piuttosto in ritardo alf'appuntamento del prossimo anno? lo non credo che si possa amvare all'unità sindacale se si ,solano le questioni intorno alle quali c'è dissenso nelle organizzazioni dai problemi reali che debbono coinvolgere il movimento. Rischiamo d, andare allo scontro contrattuale con un movimento sostanzialmente in disarmo, sconf:tto sul piano delle lotte ge'1erali e senza un'iniziativa alternativa a livello delle lotte sociali negli spazi che pure esistono. E' abbastanza interessante notare. per quanto riguarda la riflessione critica che Il sindacato deve fare. che nelle lotte per le riforme tanto più declinava il consenso reale (anche se poi la partecipazione agli scioperi c·era ma era delegata sulla base di un rapporto di ftducia} tanto pi(i si sviluppavano nel paese forme e Iniziative di lotte. sia pure limitate e circoscritte terrltortalmente, che indicavano comunque l'esistenza dl tensioni suscettibili di conseguire sbocchi positivi. Si aprivano in questo modo alcun! spazi che sono, secondo me. gli unici spazi possibili. 8 Hai ragione quando dici che il padronato sta approntando le sue difese: i rinnovi contrattuali del ·12 non saranno certamente quelli del '69 e appare evidente che Il terreno sul quale più pesanti sono le minacce è quello dell'occupazione. 11 sindacato deve uscire da una concezione puramente difensiva delta lotta In fabbrica per proporre. almeno nel settori pt(i direttamente colpitl. una battaglla in positivo per l'occupazione. Come dicevo prima. l'apparato Industriale è arri-.ato al suo limite oggettivo qu ndl o si fanno alcuni invest:mentl seri e modifiche tecnologiche significative oppure andiamo incontro a una recessione di proporzioni notevoli. L'errore gravissimo che secondo me il gruppo dirigente del paese sta commettendo è quello di considerare le lotte del '69-'70 una .spiacevole parentesi che deve essere chiusa al pili presto con un rinsavimento collettivo. quasi fossero esse alla base delle attuali difficoltà I prossimi mesi saranno quindi decisivi perché a seconda degli spazi che anche con le lotte slndacali si sapranno creare. si influenzerà in un modo o nell'altro la strategia per i rinnovi contrattuali. Un dibattito sull'unità svincolato dai problemi delle politiche generali del sindacato. diventa un fatto di natura organizzativa. mentre le questioni sulle quali c'è dissenso. rischia• no di essere ridotte ad un puro negoziato tra apparati. I quali evidentemente penseranno prima di tutto a salvaguardare se stessi.
In Bolivia, alla fine di agosto, è avvenuto quello che si temeva: la classe operala è stata nuovamente sconfitta da un • golpe • della destra mllltare. Alcuni osservatori considerano una sconfitta anche la caduta del governo del generale Juan Josè Torres Gonzales. In realtà, 1a presidenza del generale Tor• res aveva avuto, fin dall'inizio, un evidente carattere transitorio. Stava In piedi grazie a un precario equilibrio dl forze dinamiche contr11stantl: le forze popolari. nelle quali la componente proletaria ph.i genuina premeva per conquistare !'egemonia del movimento; e le forze dell'esercito, nelle quali la com• ponente sotto Il controllo del servizi dl sicurezza militare sta• tunltensl era decisamente preponderante. Il disegno di Torres era di prolungare al massimo questo equilibrio Impossibile. In modo da salvare l'unità delle forze armate. Il tentativo dei sindacati era di sostituirsi a Torres. con un governo civile, di impronta soclalista. Le forze armate. In Bollvla (come In PerU). sono - nel mlgllore del casi - una combinazione di caratteri politlcl interclassisti che. nel contesto storico latino-americano. corrispondono a quello che da noi sarebbe un Insieme di soclaldemocrazla, tecnocrazia, burocrazia capitallstlca e partito dell'ordine. Nel contesto storico latlno-americano, alcune di queste componenti - ad esempio, socialdemocrazia e tecnocrazia - possono anche apparire, In questo momento di riflusso rlvoluzlonarlo e di riformismo, delle componenti progressive. Se le si confronta al .. gorlllismo • del vecchi mllitarl e al • neo nazismo • di quelli attualmente al potere In Brasile. si può addirittura ritenere che si tratti di forze democratiche. Ma è chiaro. che a parte slngoll militari patrioti, Il corpo degli ufficiai! latino-americani non può dare altro che una • summa • della borghesia continentale. La sua ideologia, anche quando è inBolivia: una sconfitta, una lezione di Saverio Tutino tinta di colore antimperialista. è una mescolanza di tardo nazionalismo, élltismo subalterno. positivismo ottocentesco. umanitarismo generico, e culto della tecnica. Il suo ideale è di • avere• un popolo disciplinato e un·industria sviluppata. Come giornallsta ho avuto occasione di parlare con tre generali boliviani: Ovando. Torres. La Fuente: tre di quelli che hanno deciso l'uccisione sommaria del • Che • Guevara. Ovando mi faceva continue domande sull'Enl, sull'lri. Il suo sogno era di diventare un presidente • manager •· speculatore. sul piano personale. partendo da una posizione che poteva essere quella di un Mussolini premarcia. anteguerra 1914-18. corridoniano. Un bel salto, che doveva finire come è finito (ora lo accusano di avere venduto armi e di avere fatto uccidere tutti quelli che lo sapevano). Un cognato di Ovando. Sergio Almaràz, morto a quarant'anni, nel '66. era una delle plU limpide speranze del nazionalismo rivoluzlonario boliviano {sarebbe da tradurre almeno uno dei suol saggi: Requiem parai una republica, o El poder y la calda). Con Torres Il colloqulo è stato plU secco. In presenza di altri Inviati della Ral-Tv. ml disse che Guevara era un personaggio mediocre. da tutti I punti di vista: • Non sapeva nemmeno scrivere. Ha letto il suo diario? I suol scritti suita guerriglia nella Sierra Maestra? Cosa cl trova? •. Aveva partecipato alla sua uccisione. Doveva cercare di sminuirlo. La Fuente era ministro della Difesa con Ovando. Stava sempre zitto. Volle solo vedere Il mio orologio, perché era simile a quelli che portava Guevara (Il suo e quelli di due compagni morti nella guerriglia) e la coincidenza solleticava Il suo fiuto di poliziotto, gli ricordava un'Immagine di morti pieni di pallottole In corpo. Ml restltul l'orologio con un sorriso. Tra i mllltarl che hanno avuto un comportamento pulito. Il capo della guardia presidenziale {I • Colorados •> Rubèn San9
chez. Il maggiore Sanchel, nel 1967, quando cadde in un'imboscata dei guerriglieri si Incontrò con it Che Guevara, e con Coco e lnli Peredo. Parlò a lungo con loro, li stette a sentire. Alla fine, disse che non era ancora pronto a entrare nella guer• rig1ia, ma promise di lavorare per gli stessi fini. Quando fu restituito illeso, coi suol soldati, portò un messaggio dell'Eln al paese: una copia la diede al suo comando e una copia ai giornalisti. Poi salvò la vita a Régis Oebray: lo stavano pie· chlando In quattro, ferocemente. e lui Intervenne per porre fine al massacro, Fu degradato e espulso dall'esercito. Lo riprese Ovando. Rimase con Torres. Salvò la vita anche al • Chato • Peredo, quando Il terzo dei fratelli di questa grande famiglia di patrioti boliviani andò sulla montagna. l'anno scorso. e venne catturato, esausto per l'inedia e i patimenti. Qualche uHiciale l'avrebbe fatto secco sul posto. se Ruben Sanchez non fosse corso da Torres ad avvertirlo della cattura, In condizioni diverse Rubèn Sanchez è divenuto un rivo• luzionario. Al principio del secolo scorso, te nuove forze armate o gli ex militari degli eserciti di San Martin. di Bolivar e di Sucre, che avevano liberato l'America Latina dal dominio spagnolo, hanno costituito una nuova classe, che poi è diventata l'ossatura burocratica. mercantile .• golpista •, saldamente conservatrice e oscurantista. della società civile piU largamente diffusa nell'America Latina. Anche le oligarchie tramontano. I mllitari cambiano solo il pelo. Restano. da due secoli. la struttura portante di una società divisa in classi. in razze separate. in privilegiati e oppressi. Sono la costante borghese che deter• mina l'anchilosi sociale e politica nella quale è tuttora degen• te. nonostante lotte eroiche di avanguardie proletarie e stu• dentesche, gran parte dell'America. a sud degli Stati Uniti. Per questo gli Stati Uniti hanno rinunciato abbastanza facilmente all'Alleanza per li Progresso, in cambio di accordi sovranazlo• nali fra gll eserciti e le polizie di tutto il continente. 1n Bolivia - ml disse Ovando - I figli della piccola bor• ghesla povera andavano a scuola al collegio militarti, come da noi nel sud si va a scuola dai preti. Cosi sono cresciuti. puntando sempre a sostituire l'alta burocrazia delle capitali. Si sono • educati •. I gradi. I keppl, supplivano spesso alle man• chevolezze lnevitabll( di un'Istruzione un po' sommaria. Sono andati avanti per un secolo e mezzo come braccio burocratico armato dei latifondisti e dei grassi commercianti. finché non è venuto Il terremoto cubano. che si è subito ripercosso nel subcontinente. Fiutato Il vento. alcuni militari hanno tentato 1 loro assalti al Moncada (Puerto Cabetlo e Carupano in Venezuela: qui, i comunisti avevano uomini loro tra gli ufficiali, come Il avevano tra I professori dell'Unlversltà, tra I sottoproletari e gll studenti). ma non sono riusciti ad andare oltre un'avventura 10 puschlsta. Perlomeno Carlos Prestes. in Brasile. Intorno al '30. prima ancora di diventare comunista, aveva tenuto a lungo le campagne. Dopo Cuba, comunque. gli eserciti ebbero un ruolo da svolgere: la repressione delle guerriglie. L'esercito peru"iano - istruito dagli americani - distrusse in pochi mesi la guerrl• glia del Mir. Quello venezuelano non è mai riuscito a venire a capo di tutti I guerriglieri. ma ha sviluppato tecniche anti• guerigliere nuove. tratte dall'esperienza fatta dagli americani nel Vietnam: elicotteri. guerriglla antiguerriglia, interventi di paracadutisti al posto del pesanti e inutili rastrellamenti concentrici. I rangers boliviani. comandati direttamente da ufficiali Usa hanno liquidato il piccolo gruppo del Che. La lezione era stata appresa rapidamente. Ma anche altre lezioni tenevano occupati gli ufficiali. nelle scuole speciali di tipo moderno che essi frequentavano. non solo a Fort Braggs, negli Stati Uniti. ma anche in Europa: erano lezioni di storia, di economia, di politica. I militari latino-americani seguivano corsi • managerlali •. Imparavano come si fa a installare e a gestire industrie, in vista· del • desarrollo • del loro paesi. Per queste e anche per altre vie piu dirette. l'esperienza dei militari si ~ affinata. e questa categoria di burocrati delle armi, che per olttc un secolo aveva saputo soltanto dilaolda,c te casse dello stato con paghe e stipendi Inutili. si ~ trasformata in una categoria di burocrati utili. Naturalmente. la sostanza non esclude che vl siano sfumature diverse, storicamente Influenti, da cor,siderare a parte. Ma anche se • le forze armate di alcuni paesi hanno dimostra• to"che, in condizioni di arretratezza delle masse e di inesistenza di un forte proletariato, possono assumere un ruolo di avan• guardia e di partito (essendo il settore piu poderoso, mode,. no. temprato, unito e disciplinato) e assolvere bene al compiti di garanzia della sovranità, dell'indipendenza e dello sviluppo •· niente garantisce che le forze armate - se non sono sorte in un processo di lotta rivoluzionarla, popolare come a Cuba - siano capaci di assolvere sempre al compiti di difesa della sovranità e dell'indipendenza. Le forze armate della borghesia non diventeranno mal rivoluzionarie: occorre che le forze delle classl oppresse ne assumano la direzione Sulla vicenda boliviana, Renato Sandri ha scritto che una grande occasione venne perduta, quando nell'ottobre del '70 si costitui un comando unificato degli studenti. degli operai. del contadini di La Paz e dei militari nazionalisti e i sindacati respinsero l'offerta di Torres ad accettare la metà dei mini• steri. In realtà, per l'Insistenza del comunisti, i sindacati avevano finito con raccettare questa proposta del nuovo presidente. Ma subito la destra militare minacciò di passare al• l'azione. La stessa cosa sarebbe avvenuta prima. In Bolivia. la
posta ln gioco - gli americani lo sapevano - non era pili una partecipazione al governo: caso mai era 11controllo del ministero della difesa o degli Interni, che Torres non ha mai offerto al minatori. La posta In gioco era il potere. e I minatori lo volevano per trasformare una repubbtlca borghese, senza borghesia (tranne l'esercito) in una repubblica socialista. Dunque, il punto primo era lo sclogllmento delle forze armate. I raglonamenti basati sulle varie fasi di • approsslma7.lone • al potere (ragionamenti che fanno anche i Tupamaros, in America latina, ma con le armi In mano). si sono storicamente dimostrati validi solo ad una condizione determinata, che si è data ln Cina, come nel Vietnam o a Cuba: _go.Lq.uando forze del roletariato, o ls Irate all'ideologia proletaria, costituite in ~U!.C.lto-<U-Ube.cazlone o comunque enen o resente il fondamento strategico della presa del potere, e quindi avendo chiaro e ~ente, come compito principale, quello del lavoro mllilare, hanno Impresso a tuHo Il quadro politico il marchio di una tendenza ben precisa a egemonizzare la lotta. cioè a dirigerla verso 11S.llQs. tioccd flV0IUZI0narl(f"'CfflTfJ)tettr.™iuticl onoscono la tesi di Lenin sul 1905 e la rivoluzione democratico-borghese. Proprio da essa si desume che anche attraversando questa fase - in condizioni storiche determinate - Il proletariato deve lmpri• mere Il proprio dinamismo al movimento per acciuffare la direzione e passare dalle riforme alla rivoluzione. Ogni battuta d'arresto su posizioni transitorie (v. Torres) è un arretramento che prepara la sconfitta. Meglio non impegnarsi~sl hanno tto I minatori e gli studenti bolivianl, nonostante che I comunisti spingessero ~er entrare nel QQV~Orres_:_e_a_me sem• bra. che In assenzD di una qualsiasi possibilità di avere il controllo sulleforze armate e sul servizi d1 sicurezza e di polizia, essi abbiano aglto~ftfflrenle.'T'equ1voco o ambiguità derivati dalle divergenze tattiche fra diversi sindacati. e diverse forze pofltlche della sinistra sono stati la conseguenza di un·errata pressione In un senso di collaborazione col governo. che (come I fatti hanno poi dimostrato) era opportunista e avventurista: tant'è vero che nemmeno alle soglie della sconfitta, Torres ha accettato di distribuire armi va11dealle forze popolari. Come cl si può Illudere che lo avrebbe fatto prima che questa alternativa estrema. fra la sconfitta e la rivoluzione. si ponesse concretamente? Come è possibile pensare che si sarebbe potuto salvare anche solo uno del membri del governo o del dirigenti slndacali e polltlcl di sinistra. se fossero stati nel ministeri. con l'esercito e I servizi di sicurezza che complottavano per dlstruggerll? la vicenda della Bollvla è esemplare. In un paese, dove l'ollgarchla tendenzialmente feudale e mineraria è stata liquldata Insieme con Il suo esercito negli anni cinquanta. ormai da quasi vent'anni forze estranee al corpo della nazione (opposte, o convergentl) tentano con ogni mezzo di rianimare la borghesia per affidarle la gestione di una società retrograda da opporre alla pressione crescente del proletariato. Queste forze. pur essendo anche politicamente e militarmente poderose, non riescono nel loro Intento. Ma seguitano a perseguirlo. Imperialismo e schematismo opportunista del residui di una tradizione • uni• centrica • del movimento comunista sono stati sul punto di trovare un terreno di intesa, quando Il generale Alfredo Ovan• do Candia. predecessore del generale Juan Josè Torres Gonzales. ha concesso alla • Gulf Oil • tutto l'indennizzo richiesto per la nazionalizzazione dei suol Impianti di Santa Cruz. La Bolivia ha rlallacclato I rapporti diplomatici con l'Unione sovietica e non li ha affatto rotti con gli Stati Uniti. Agli studenti e al minatori che chiedevano un atteggiamento ben pit.i risoluto In difesa della sovranità nazionale, il presidente Ovando ha opposto un misero gioco di opportunismo personale e famigliare. cercando di accumulare al pili presto l soldi per vivere comodamente nel prevedibile. prossimo esilio. E' stato l'ultimo tenta• tivo di creare un regime gestito da una burocrazia capitalista, nel quadro del sistema monopolistico Internazionale americano. Poi Torres ha Impedito ancora per un anno il ritorno del fascismo aperto. ma evitando di creare l'unica alternativa possibile. cioè quella di una rivoluzione socialista diretta dalle forze proletarie. Era previsto che queste forze non sarebbero riuscite a creare una forza alternativa autonoma in breve tempo. Lace• rate da decenni di contrasti fra anarcoslndacalisti, nazionalisti rivoluzionari. comunisti trockisti, comunisti terzinternazionalisti, comunisti flloclnesl e infine castroguevarlsti, solo dopo la morte del • Che • Guevara alla testa del primo vero nucleo di un esercito popolare di liberazione le varie tendenze disperse delta sinistra rivoluzionaria bollvlana avevano cominciato un proces. so tendente all'unità. Nel ·11, era ancora troppo presto per trovarle unite sotto un'unica bandiera. Il crollo del • militare progressista • Torres era dunque Inevitabile e Aégls Debray l'aveva lucidamente previsto e anallzzato ln un saggio scritto nella prigione di Camiri (Inedito in !talla). Solo la corta vista del fautori di una politica di distensione, aprlorl e sempre. poteva portare a una valutazlone diversa. Ma la lezione è stata talmente esemplare che oseremmo definirla necessaria e opportuna, dopo gli equivoci seminati non solo In America, sul significato della vittoria elettorale del fronte delle sinistre unite, In CIie. Per quanto Salvador Allende seguiti a dire a tutti che !'esperienza cilena non è valida altro che per Il CIie, Il riformismo Internazionale non gll fa caso e sta dettando la ricetta cilena a tutti. Un primo risultato è quello che abbiamo visto, appunto. In Bo11vla~.o è lmmedla11
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