giovane critica - n. 27 - estate 1971

mra esportando l'inflazione soprattuto in Europa: ma debbono farlo anche sul mercato nazionale Ma a livello del mercato interno, l'arretratezza di molti settorì produttivi e d1molte aziende all'interno degli stessi settori più sviluppati. che finora è servita alle imprese competitive per drenare va!ore e accrescere il plusvalore delle proprie merci, oggi diventa rag,one di crisi dell'intera accumulazione e rischia di produrre un processo di svalomzazione del capitale. Da ciò si conferma e si ra forza 1·mteresse generale capitalistico ad elevare la capacità produttiva dell'intera arca nazionale, e non più solo dei suol settori avanzati. Solo che, ecco il dato politico nuovo, questa esigenza non può passare pili oggi attraversc un'alleanza tra settori avanzati della borghesia e classe operaia Questa via si confermerebbe come la migliore per I settori trainanti del capitalismo itallano se permanessero positive condizioni di sviluppo degli scambi internazionali da una parte e se la classe operaia fosse disposta ad accettare la tregua sociale e la politica dei redditi In mancanza di quese condizioni. 1a generalizzazione della ristrutturaz,one capitalistica passa oggi attraverso una nuova alleanza del fronte proprietario contro le rivendicazioni salariai! e di potere della classe operaia Proseguire sulla vecchia ipotesi di allargamento della ristrutturazione, basata sull'imposlzione ai settori arretrati delrindustria e dell'agricoltura d1 nuovi livelli produttivi anche attraverso l'uso della lotta operaia e della spinta alla riorganizzazione produtt,va che da essa derivano. comporterebbe l'esclusione :tal mercato e l'accentuazione della crisi di molti. di troppi strali proprietari con conseguenze economiche e politiche assai gravi per l'intero processo di accumulazione. E questo è un prezzo che il capitalismo italiano non può e non vuole pagare Da Ciò il nuovo corso nella Confindustria e nella Confagrlcoltura e gli ultiml travagliati atti di Governo Son cosi entrate in crisi dallo stesso punto di vista capitalistico per l'industria e Il Mezzogiorno quelle ipotesi di intervento basate sulla ricerca di un'Intesa tra grandi gruppi economici e finanziari da una parte.e Governo dall'altra per• allargare e qualificare la base indus1ria1e del Paese • L'ultimo rilancio di tale linea tentato con ta programmazione di ben 8000 miliardi di spesa per la creazione di cosldettl • settori nuovi ad alto contenuto tecnologlco e ad alto tasso di occupazione • e per un nuovo centro siderurgico e il potenziamento del settore chimico, è stato significativamente commentato da una parte dai fatti di Reggio Calabria e dalle agitazioni degli agrari meridionali come risposta degli strati proprietari esclusl dalla prospettiva di ristrutturazione e dall'altra trova una sempre pili diffusa opposizione da parte degli operai merldionaU Industriali e agricoli I quali ormai hanno capito che la vecchia fallimentare 76 - politica del poli significa disoccupazione, emigrazione e altlssl• mi livelli di sfruttamento. Come nel settore dell'agricoltura, padronato e Governo han'lo dovuto improvvisamente ridimensionare (come è dimostrato dal recente accordo di Bruxelles) l'ipotesi di procedere ad un rapido processo di generalizzazione dello sviluppo capitallstlco secondo le direttive del Plano Mansholt che comportavano l'abbandono della politica di sostegno dei prezzi e su questa base l'espulsione dal mercato di centin;:ala di migliaia di aziende contadine e di aziende capitalistiche arretrate, e Il concentramento degli Investi• menti a favore dei settori e delle aziende pili competitive. Nel campo dell'edilizia Infine, Il Governo, come è noto, ha dovuto negare l'accordo raggiunto con I Sindacati per una nuova polittca della casa basata sull'espansione del settore pubblico e su questa base sulla riorganizzazione produttiva da una parte e sulla espulsione del resto della miriade di piccole e medie industrie operanti nel settore Cioè, questi fatti dimostrano. sia Il grande padronato che la maggioranza dell'attuale compagine governativa. di fronte alle ricorrenti e crescenti difficoltà nello sviluppo degli scambi a livello internazionale e di fronte all'impossibilità di Imbrigliare le lotte operaie nella logica della tregua e della ripresa produttiva, hanno deciso di adottare una llnea di sviluppo economico plU realistica che passa oggi In primo luogo attraverso la difesa degli interessi di tutto Il padronato contro le rivendicazioni di tondo della classe operaia. Da ciò, dopo l'Autunno. Il Oecretone Il cui obiettivo era organizzare su scala di massa un consistente prelievo sulle conquiste salariali ottenute dagli operai e destinarlo alla tonificazione del sistema. Da ciò l'impegno che il Governo pone all'attuazione dell'unica riforma non contrattata con I Sindacati. quella fiscale, che Intende lstltuzlonallzzare per l'oggi e per l'awenlre questo prelievo a carico del lavoratori. Ma se è chiara questa scelta antloperaia e su questa base la ricerca da parte del grande padronato e del Governo di rappresentare gli Interessi dell'intero fronte proprietario, non altrettanto chiaro è come le forze politiche governative Intendano e possano. partendo da questa scelta, portare avanti seppure In tempi e In modi pili realistici il necessario processo di allargamento della ristrutturazione capitalistica dell'Intera stra• tlficazlone produttiva del Paese. Da una parte Infatti la classe operala. sfidata oggi In maniera cosi brutale, mostra, seppure con vuoti e contraddizioni che esamineremo, di sapere resistere allo scontro e di portare avanti nelle aziende e nella società la propria lotta rivendi· cativa: dall'altra la maggiore unltà del fronte padronale Incoraggiata e perseguita dal Governo nasconde al proprio In• terno profondi confllttl di Interesse che la nuova linea gover-

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