giovane critica - n. 27 - estate 1971

mlgllano sempre di plU al famoso ragaulno olandese che mettendo il ditino nel buco che si era aperto nella diga salvò Il paese dall'inondazione. Solo che nella diga si aprono sem• pre piU buchi e in ltalla ormai c'è una corsa di ditini. Questi Intellettuali li trovi dappertutto: a solldarlzzare col terzo mondo o a criticare I palestlnesl, a polemizzare con Napoleonl e al conslgllo di Mirafiori, alle assemblee della Statale e al convegni di Lotta continua, a Influenzare Il manifesto o a contrastarne Il totalitarismo. I plU storicisti sono rimasti nel Pcl dove navigando tra una cattedra universitaria e un mandato parlamentare cercano di apparire avanzati e lntelllgentl. pole• minando magari (vedi l'articolo di Glannantonl su l'Unità del 16-5-71, Chi fa eredito al neocapitallamo) contro le obsolete sciocchezze degli ,n.l, dando qualche frecciata a Giorglo Amendola (che - tutto sommato - rimane li plU serio del ,evi• sionisti) o a spiegare che gli operai della Flat sono un dato soclologlco volgare, mentre l'astrazione storicamente determinata della classe giace nella propria testa o in quella di luigi Longo. Ma questa polemica è quasi un luogo comune. e qui si esclude ogni ricerca sull''>riglne pratica dell'errore. Le motivazioni del rifiuto non sono di poco conto, tanto sono radicate nella cultura degli ltallanl. l'affermazione che non è posslblle !nflulre e che, dato l'Irrigidimento della situazione, occorre una rottura politica con le forze tradlzlonall e che questa rottura per sperare di essere tale deve tendere a concretarsi In un nuovo corpo politico e In un nuove "onformlsmo. ha due pronte repliche. la prima (Ipotetica dell'lmposslbilltà) che se si fosse arrivati a un tal punto di Irrigidimento, a una situazione del tipo Pcf per ca• plrsl, allora non cl sarebbe proprio niente da fare e tanto wrrebbe tornare agli atudl. E' Inutile dire che In questo aclc>- gllmento dall'Impegno • per cause di forza maggiore •. riemerge la scissione tipica. borghese e itallana, tra politica e murale, li machlavelllsmo volgare. Tuttavia si approda a un punto esistenzlale, non disprezzabile e reale: è chiaro che non c'à nulla di plU distruttivo per un uomo dell'Inane tentativo di fare e che nella situazione presente c'à Il rischio del• l'Inanità e della sconfitta che escluderebbe l'Intellettuale del suol ambienti naturali di vita e lavoro. Ma qui cl pare che basti anche Il vecchio Montale (che à anche senatore a vita) pe,• ,piegare che la storia • piena di anfrattuosità e crepe nelle quali I destini Individuali possono accomodarsi, e quelli degli lntellettuall meglio degli altri. La seconda replica à plU sottile nel suo Intreccio di m• chlavelllamo, storicismo e osservazioni valide su cui riflettere. Ouesta repllca si argomenta essenzialmente su tre punti. Il primo à che Il 1968 ha ,egnato una crescita lrreveralblle, rlnlzlo di un tumulto della realtà aoclale non phJ mlsur• bile con i vecchi metri né maneggiabile con i vecchi strumenti. Tutto questo argomento si compendia nella frase, tante volte sentita in questi anni, • Indietro non si torna •. Quindi dlspe• rare è sbagllato, nel tumulto non vi sono rigidità, li tumulto. l'lnstabllltà. anzi, aprono grande spazio all'influenza. In fondo a questa tesi ci sono molte cose: !'ottimismo storicistico. l'Idea settecentesca di progresso. la percezione netta della crisi di regime che stiamo attraversando e l'Hluslone di non esserne colnvolti. ma Il punto plU precario dl questo argomentare è, ml pare, nell'attenzione pressoché esclusiva alla sovrastruttura e ad alcunl mutamenti importanti e reali che stanno avvenendo proprio nell'ambiente degli intellettuali (scuola. organizzazione della cultura, ruolo dell'Intellettuale). Credo anch·I0 che viviamo una fase di grandi mutamenti. In Italia tutto ciò è partico• larmente vistoso nel costume, nel giovani, nelle famiglie nella moda e nell'edltorla. Credo anche che questi mutamenti siano per un lungo periodo largamente irreverslblll. ma tutto ciò giustifica restenslone del giudizio di Irreversibilità ai rapporti de• clsivi della società, peraltro assai poco mutati? Torniamo al rapporti di produzione dove c'è ben poco di irreverslblle e dove nell'attuale situazione di acuto scontro sociale ci sono molti pericoli di reversibllità. La questione si pone proprio su questo punto. In Italia, anche la crescita quantitativa degll studenti lo prova. c'è stata una grande promozione di ceto medio, in termini di quantità, di llvelli di reddito, di modelli di consumo. Tutto ciò ha allargato Il campo di ascolto dell'intellettuale e può farlo sentire piU importante. Ma sul terreno operalo le cose non sono molto cambiate: non è di scarso rlllevo culIurale che un netturbino guadagni un po' plU di un operaio, lavorando assai meno. E In questa fase, che non sarà brevissima, lo scontro, la questione del reversibile o dell'irreversibile si giocano soorattutto nelle fabbriche, e poiché una lotta limitata alte sole fabbriche porterebbe alle sconfitta. si richiede una estensione. organizzata e politlca. di questa lotta alla società. Qui nascono le esigenze di fare un giornate, di tentare una aggregazione, di porsi l'obiettivo culturale di un nuovo conformismo, la parola polrà essere brutta. ma esprime t'eslgenza di modificare I comportamenti alla scala di una vasta parte delta società: è un vecchio discorso di Gramsci e coincide. nella sostanza, con quello della rivoluzione cultura!e. L'ampliamento e la crescita di peso del ceto medio accresce questa necessità. spl!C!e se si considera In che misura pesino. anche sul plano sovrastrutturale. le spinte corporative provenienti dal ceti medi. A quest.> proposito non ml pare inutile richiamare l'attenzione su QlJesto spostamento che dal consiglio nazlonale della Dc è arrivato fino al Pcl. che già nella seconda settimana di maggio ,1 ? lanciato nel riaffermare Il suo ruolo di difensore dell3 picco!a - 49

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==