giovane critica - n. 27 - estate 1971

abbastanza per tutti. bisogna essere altamente produttivi. Il secondo fine è assicurato dalla partecipazione altiva, dal ca. pire e fare, dalla teoria e dalla pratica •· Questa citazione è ricavata dalla nota n. 11 dell'artlcolo Lo sviluppo economico capitalista e quello maoista dl John G. Gurley. pubblicato nel fasclcolo dl marzo dell'edizione lta• liana della Monthly Review. E il mio intendimento è proprio quello di arrivare con mio figlio e altri compagni nella Cina che Gurley ha capito pienamente in radicale contrapposizione allo sviluppo economico capitallsta (che è da estendere, anche se con differenze Importanti, alrUrss e ai paesi dell'est europeo) • Secondo la teoria capitalista - nota Gurley - lo svl• luppo piu rapido dell'economia si ha in un regime di in1z'atlva privata concorrenziale, caratterizzato dalla divisione del lavoro e dall'uso di incentivi materiali. Sono questi I mezzi •>'3rotte nere una produzione sempre magg1ore. Implicita ne'la teoria è l'Idea che ruomo è principalmente un input. un fath):e della produzione, un mezzo per raggiungere un fine •· Nel''Urss e negli altri paesi dell'Europa orientale !"iniziativa statale è concorrenziale. per effetto della coesistenza competitiva, con gll altri paesi capitalisti ed è decisamente egemonica nel conf,ontl del Paesi • fratelli •. All'interno del paese. si ha un regime di iniziativa stat1'1e pianificata con residui non secondari di una economia mercantile {le cooperative. la produzione Individuale del contadini). Ma anche questa economia è caratterizzata dalla divisione del lavoro e dall'uso di Incentivi materiali. E anche nell'Urss l'uomo è principalmente un input, non si auto-realizza. è soggetto al primo posto assegnato alreconomia e non alla politica All'ultima assemblea della Confindustria, Il preslden1e Lombardi ha citato Breznev che al recente congresso del PCUS ha promesso al lavoratorl un miglioramento globale del 26¾ In cinque anni, nell'ipotesi di un Incremento della produttività del lavoro del 36--40per cento. Slamo cioè In piena politica dei redditi. e va da sé che la Confindustria sarebbe ben lleta di servirsi da noi di ~n partito comunista che. avendone la possibilità, assicurasse equilibri del genere nel rapporto tra miglioramento delle condizioni dl vita del produttori e Indice di produttività. cioè di sfruttamento dei produttori stessi. Ma la Confindustria da un lato teme (forse sin troppo) che Il parllto comunista voglia • statalizzare • tutto o quasi. e dall'altro ha dovuto constatare che In Italia diventa sempre phi difficile anche al Partito comunista e al sindacati persuadere I lavoratori a lavorare nelle condizioni attuali della divisione del lavoro: glf incentivi materiali. subordinati a congrui aumenti della produttività alt"lntemo di quella divisione del lavoro, non 42 - bastano piU. abbiano essi la forma del salarlo oppure quella delle riforme. Saragat, padre delle riforme (e giustamente egli ha riverldlcato alla socialdemocrazia tale paternità). ha detto (con quella sua oratoria da convegno di alplnl e di emigranti al quale si va dal palazzo dell'età matura pensando che tutto sia rimasto come al tempi della naja o dell'emlgrazlone). che chi vuole le riforme deve lavorare per pagarne li costo. Anche Il presidente della Confindustria ha detto la stessa cosa. Ma per molti proletari ormai, è come se essi offrissero una bi• stecca di malate a un vegetariano: l'Input non vuole mangiare. non abbocca. I comunisti si sono Irritati per la citazione conflndustrlale di Breznev e hanno rinfacciato a lombardi che nell'Urss la proprietà non è privata, è di tutto il popolo, e perclb I lavoratori possono accettare benissimo dl essere Input sempre piU efficienti e laboriosi dal momento che lnputtano per se stessi. Si tratta di un discorso stravecchio, subito contraddetto da un elemento concreto: se nell'Urss buona parte della proprietà è veramente di tutto Il popolo perché Il sindacato continua a operare a difesa degli interessi dei lavoratori? E non dicono nulla, poi. Gli insegnamenti del fatti di Polonia cosi come Paul M. Sweezy e Harry Magdoff li hanno lucidamente rilevati nell'articolo pubbllcato nel citato numero di marzo dell'edizione Italiana della Monthly Review? VI è certo una differenza fra la proprietà privata e la proprietà pubblica (anche se. ormai. le due forme di proprietà si confondono, convivono e si apparentano all'Interno delle stesse società e degli stessi slsteml: e anche fra sistemi diversi). Ma questa dlff• renza non segna una diversità nella condizione umana: in ambedue I casi l'uomo resta prevalentemente • un fattore della produzione. un mezzo per raggiungere un fine •. Questo pr& suppone una forma di governo comunque dispotica che nell'un caso e netraltro si preoccupa certamente del benessere dell'uomo ma di un uomo - proletario - che sia e resti Il mezzo di un fine pensato, coltivato. gestito da altri uomini. lo scrlt• tore sovietico Ehrenburg nelle sue memorie. prendendo col senno di poi le difese degll anarchici spagnoli. ha parlato a favore di un comunismo libertario e ha citato da un autore francese quesu1 frase che cl pare si adatti, come un med• gllere sul petto di un generale russo. alla classe dirigente sovietica: • Il difetto di un dispotismo non consiste nel fatto che esso non ama il popolo. ma nel fatto che esso lo ami troppo e ha troppo poco fiducia In lui •. Tutt'attatto opposta è la concezione del comunisti cinesi, cui corrisponde una diversa pratica sociale generale.• I m• olstl - ha scritto Gurley nell'artlcolo citato - credono che, se è vero che uno degli scopi prlnclpall delle nazioni dev'e•

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