giovane critica - n. 27 - estate 1971

precedenti lotte aziendali, si muove nella direzione di recuperare pienamente nei fatti la contraddizione fondamentale dello sfruttamento della classe operala nei paesi capltalistict maturi. Il fatto ha un grande valore, anche rispetto alla sopra• valutazione che è stata fatta del llvello dei consumi della classe operala. o perché si afferma che ne ha attutito coscienza e combatt1vilà di classe, o addirittura perché si sostiene che, ln quanto partecipe di consumi • inutill ~. per tale aspetto anche la classe operaia sta dalla parte delle classl sfruttatrici. Sta invece maturando una nuova risposta operala alle condizioni dello sfruttamento imposto dall'attuale capitale monopolistico. Il Sindacato ha tentato di generalizzare questa risposta, 1n una analisi anche metodologlca, che fa emergere questa condizione di sfruttamento sui punti vitali (ambiente di lavoro, ritmi di lavoro, composizione della classe operaia e qualifiche. orario di lavoro) e tende a tradurre le spinte di lotta In rivendicazioni e contrattazione, sul rapporto delle nuove forme di organizzazlone e di democrazia operala nelle azlende. L'Ipotesi che regge questa linea rivendicativa è quella di raggiungere un livello di lotta che non consenta di nascondere dietro concessioni corporative la natura dello sfruttamento. ma lo sveli nel suoi punti essenziali e lo affronti sul piano dell'azione rivendicativa e della contrattazione, sulla scala piU vasta di partecipazione e di lotta dei lavoratori. Ciò significa superare il limite - di tempo e di estensione - del cosldettl scioperi selvaggi. di lotte affidate alla spontaneità e confinate nella frammentazione. assumendo pie• namente sulla scala plU larga del lavoratori le motlvazlonl degli scioperi selvaggl, come delle assenze per malattia. come del cosldetto • turn-over •, per un'azione che, nella sua arti• colazione. unifichi nella lotta !'insieme della classe. SI tratta, dunque, di una scelta che tenta di far assumere dall'insieme della classe operaia. nelle sue nuove forme di organizzazione e democrazia diretta nelle aziende, un confronto di azione rivendicativa e di contrattazione con Il sistema, tale da dare alle piU larghe masse dei lavoratori una continuamente verificata consapevolezza crlUca delle loro condizioni di sfrut• lamento e della neceSsità di superarle a cominciare dalla fabbrica. Nei limiti del Sindacato, è pure stato cosi avviato un discorso reale e nuovo per una nuova avanzata di condizioni di potere della classe operala ln fabbrica. e si è cercato cosi di legare questo discorso alla proposizione di rivendicazioni di riforma che riguardano la collocazione del lavoratori nell'lnsleme della società. Proprio su questo punto, però, sono compar• si limiti e contraddizioni nel disegno strategico del sindacato conseguente alle grandi lotte del 1968 e del 1969. VI sono questioni real! sulle quali li disegno di riforma 38 - del Sindacato ha attraversato una crisi. La prlma à relativa alla debolezza. o comunque al ritardo, con cui sono affrontati problemi di fondo della politica economica, dal quali dipende la condizione esistenziale stessa delle classi lavoratrlcl: Mezzogiorno. Investimenti. occupazione. La seconda sta nel relativo Isolamento reciproco tra proletariato lndustrlale e proletarlato agricolo, fra classe operala, da un lato. e salariati fissi, braccianti, coloni, mezzadri. dall'altro lato. nello stesso ambito del movimento sindacate. La terza è che le stesse rivendicazioni di riforma piU propriamente relatlve alla condizione operala - casa. sanità. fisco - sono state poste, e rosservazlone vale sopratutto per I primi due problemi, solo In una dimensione generale, di rapporto con Il Governo ed il Parlamento. del probleml locali e nel collegamento con i temi dello sfruttamento entro le fabbriche. la quarta è che, nei fatti. grandi temi come la scuola quasi non sono stati affrontati. Da questi limiti deriva la difficoltà del Sindacato di portare &cl un nuovo e piU generate livello di unificazione li movimento e, anche per questi limltl. maggiore appare la tol'Za della risposta dell'avversarlo di classe. Questa risposta ha acquisito, tra la fine del 1970 ed I primi del 1971, una organicità che non deve essere sonova1utata. Si tratta di una risposta organicamente reazionaria, ma non puramen1e repressiva. Sulle riforme, come sulle rivendicazioni, come sull'occupazione, le risposte del Governo e del padronato sono negative, ma non puramente negative: viene lasciato un margine di concessioni. che sta fuori dalla logica del movimento sindacale nelle sue proposte. ma che è. sla pure in minima misura. reale. La Confindustria agita una bandiera dl vera reazione. che lascla però uno spazio all'Intervento pubblico nell'economia. al decentramento regionale, a certe riforme. Ma. da questa tribuna. l'accento è poi posto sull'essenziale: ranarchla produttiva nelle aziende, conseguente alla volontà di modificare le condizioni di lavoro e quindi l'organJz. zazlone della produzlone: l'ondata di scioperi. nel suo etteno di rilassamento della morale pubbllca e di disordine: la pretesa sindacale di trattare con Il Governo ed Il Parlamento le riforme, e dunque la menomazione dell'autorità lstltuzlonale dello Stato democratico. Chiaro che. su questa base, una risposta non puramente repressiva, si accompagna invece alla spinta alla repressione nelle aziende e ad un moto sociale reazionario, per cui si giunge a rlsfoderare I vecchi arnesi della de• magogla nazionalistica e fascista, di cui si tenta di rendere protagonisti una parte dei contadini. del plccoll Imprenditori, dei professionisti. degli Impiegati. Bloccare e cacciare Indietro il movimento slndacale nelressenzlale delle novità organizzative e di polltlca rivendlc► tlva che presenta, nella sua possibilità di Intervento tulla poi~

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