piU che In qualsiasi altro campo, è manifesta la funzione Ideologica. pratlco-polltlca, della scienn economica borghese. La negazione dl una funzione del sindacato costituiva di per se stessa un'arma antisindacale. un randello agitato contro gli operai Secondo la teoria del fond II volume globale delle retrlbuzlonl dipenderebbe so o a risparmio e a a ormaz one del capitale e quindi non sarebbe modificabile con l'azione sindacale Poiché il salario medio è dato dal rapporto fra li ~lario e il numero degll occupati, l'azione sindacale può accrescere Il salario medio solo diminuendo Il délibitll• naiore del rappo~to, cioè il numero degli occupati. SI tratte· rebbe m sostanza di una red1stnbuz1one dei reddito all'interno della forza lavoro: un gruppo di lavoratori può migliorare la propria posizione solo a spese degli altri. Per giunta. un proletariato avveduto dovrebbe capire che il suo Interesse sta nel massimo arricchimento possiblle dei capitalisti ... detl ·~~;o~e ~~ ~Q \j 81 !iJ~TI ~z~~n: 1 ~:iie 05 r~::r:eel 1 ~~~ti7ova 1 ;1en.~:~;~~ della produzlone' è Inesorabilmente determinata dagli infiniti, anonimi e Irresponsabili agenti del mercato. Vano sarebbe quindi ogni tentativo di variare la ripartizione del prodotto che. per essere reale è assunta anche come razionale, come la ripartizione ottimale, spostando la gµate ~ solo una peggiore utilizzazione delle risorse. Una eventuale Imposizione di aumenti salarlall che portino Il salarlo al dl sopra delta produttività marginale - punto di equilibrio di una presunta curva di rendimenti decrescenti - provocherebbe una caduta della occupazione e un conseguente aumento nella offerta di lavoro fino al punto di ristabllire l'equilibrio fra salarlo e produttività del lavoro. Il ricatto occupazlone•salarl è da circa un secolo una costante della polltlca padronale. La radice conservatrice delle teorie economiche del lavoro sta in primo luogo nel fatto che la realtà è presentata come il frutto di non ldentlficabilj e numericamente Infiniti fattorl Impersonali. come un dato oggettivo e perciò non modificablle attraverso la lotta polltlca. per la stessa ragione per cul non vi è fotta poiltlca contro la forza di gravità. Ma la radice conservatrice' si trova anche nel fatto di configurare 11mercato come una somma di 'fattori della produzione' qualitativamente omogenei fra di loro e quindi confrontabl11 ed equllibrablll attraverso la legge del rendimenti decrescenti e dei costi crescenti e del relativi punti di Incontro. Ogni 'fat• tore' trova perciò la sua remunerazione, il suo 'giusto' (giusto perché reale) compenso. le classi sociali portatrici delle forze reali non sonv qul richiamate. perché una loro considerazione non consentirebbe di legittimare Il profitto come remunerazione di un 'fattore', e cioè del capitale. 2Il passaggio, al principio di questo secolo. dalle teorie dell'equilibrio parziale alla teoria dell'equilibrio generale costituisce un tentativo di tornare. come al tempi dei classici. a una considerazione unitaria e non frammentaria del valore, e quindi non solo del valore delle merci ma anche di quello della forza lavoro Ma nel fatti l'equilibrio generale non cambia nulla nella natura dell'analisi e delle relazioni fra le varie 'grandezze' e anzl, se mal, ne accentua il grado dl astrazione. L'astrazione dello schema teorico dalla realtà è accentuato perché la teoria stablllsce un rapporto circolare fra le varie grandezze per cui ogni fenomeno è ad un tempo causa ed effello. La separazione fra teoria economica e Iniziativa poll• tica appare quindi incolmablle perché viene a mancare ogni identificazione causale sulla quale leglnimare un intervento. ti prezzo del lavoro, come il prezzo di ogni merce è dunque sottoposto a una legge jpesorablle, Ma col progredire del secolo la pressione dei fatti e anche la forza dell'analisi marxista che. da Hilferdlng a Lenin, scopriva Il neocapitalismo della finanza concentrata e del monopoli Industriali costrinse I marginalisti e I teorici dell'equllibrlo generale a qualche adattamento. Pur continuando ad utlllzzare la teoria come 'randello' ideologico di Intimidazione nel confronti del lavoratori. si cominciò a rlconoscere che In luogo degli infiniti agenti equivalenti fra di loro si stavano affermando del soggetti economici che. per le loro dimensioni e la natura del loro rapporti economici e soclall, erano In condlzlone di Influenzare senslbllmente il mercato. La coallzlone operaia veniva quindi, seppur con molta prudenza. fatta entrare nello schema della concorrenza Imperfetta o ~ mongpglistica. Ma da questa impostazione derivavano due Hnee che non si proponevano certo di Incoraggiare le lotte operale. Con la prlma si ammetteva. come caso particolare di concorrenza Imperfetta. che gruppi ben coalizzati di lavoratori, In grado di monopolizzare l'offerta di una parte della fona lavoro (ovviamente Il lavoro speciallzzato). potessero modificare temporaneamente a loro vantaggio Il prodotto soclale. ma si aggiungeva subito che questo spostamento di risorse In nessun caso sarebbe potuto avvenire a carico del profitti capitallsticl, perché In ogni caso aarebbe ricaduto a danno del lavoratori Incapaci di coalizione, plU diseredati. tizlone salariale può dunque avere successo ma solo a spese della giustizia distributiva e al prezzo di una permanente spaccatura della classe operala oltreché di una spaccatura fra classe operala, contadini e ceto medio. Su questi temi si costruirono, con lo spauracchio del fasc1smo, tonnellate dt letteratura antloperala. Ma la riconduzione dell'azione sindacale allo schema della concorrenza Imperfetta si proponeva anche un altro risultato,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==