giovane critica - n. 27 - estate 1971

di lavoratorl dell'Industria e defl'agrlco\tura in tutte le regioni del paese. Piu che a questo aspetto della questione, e cioè al concatenarsi di pesanti lfmltl all'Interno delle stesse organizzazioni operaie, il dibattito si è rivolto a analizzare e talvolta esasperare le contraddizioni che si esprimevano nel movimento. Ciò è vero per tutte le organizzazioni: ad esempio nel Pcl assume 1e forme note di una contrapposizione, che del resto si è rive. lata notevolmente sterile, Ira coloro che ritengono attrontabill I problemi del Meuogiorno attraverso la costituzioni di un tronte di alleanze che colleghi ceti popolari e ceti medi attorno a specifici obiettivi d'Investimento pubblico (la cosiddetta • politica della fontanella •l e coloro che at contrario si sforzano di rivalutare la possibilità di fondare anche nel Mezzog1orno uno schieramento alternativo di classe. ma è soprattutto nell'ambito dell'organizzazione dell'intero arco delle tre organizzazioni confederali che Il dibattito si concretizza in scontri talvolta anche duri. la svolta già ricordata verso una linea che trovi nella fabbrica e nella condizione operaia come là si determina. gli obiettivi fondamentali detl'azlone, avviene in una contrapposizione di schieramenti nel movimento slndac.ile. E talf schieramenti non .iccennano a ritrovare nel seguito u"I momento di ricomposizione delle divergenze e di riunificazione attorno ad una linea omogenea. Ancora oggi (come recenti occasioni - tra cui ta Conferenza meridionale confederale svoltasi I giorni 28 e 29 maggio 1971 a Roma - dimos~rano) la ;x,lemlca tra alcune categorie, soprattutto le categorie industriali. e le a!tre organizzazioni. soprattutto le orizzontali. divampa attorno ai temi del privilegiare o no le lotte di fabbrlca rispetto a quelle generali o gli obiettivi legati direttamente alle condizioni operale in fabbrlca rispetto agli obiettivi generali di sviluppo economico e sociale, fino a degenerare al livello di accusa di aziendalismo a quelle componenti del movimerto che pure hanno sostenuto un ruolo determinante nel grande rilancio dell'azione sindacale In questi anni Salarlo o non-salarjo, fabbrica o fuori-fabbrlca: diventano motivi artificiosi di un dibattito che spesso perde connotazioni politiche reau 1. 4 Può essere opportuno tornare alla domanda che precedentemente si era avanzata: se le lotte per l'ellmi- • nazione delle • zone • e per le pensioni sono state o no l'occasione di una riunificazione complessiva della linea del movimento slndacale? La domanda può anche essere aggiornata tenendo conto di come, nell'Ipotesi positiva, abbiano effettivamente giocato le lotte per le riforme del 1970 e •71, 32 - Un punto Inizialmente va considerato: che nel dibattito attraverso Il quale si arrivò a decidere In termini operativi l'aper• tura della vertenza sutl'elimtnazlone delle •zone• si riprodusse la tradizionale contrapposizione tra le categorie plll attente al problemi delta fabbrica e il resto dell'organizzazione. In un certo senso si può dire che emerse, allora, un distacco di queste categorie da alcun! problemi a carattere generale. e In particolare da quelli legati alla situazione del Mezzogiorno. La riunificazione di fatto operatasi corrispondeva. In parte. a un reale superamento di questo distacco e. In parte, a una rimeditazione del pericoli di isolamento che una troppo univoca scelta a favore di lotte di fabbrica e di categoria avreb6e potuto comportare. Non si può dire, però che gli spostamenti che portarono a questa riunificazione siano stati tali da generare profonde revisioni delle varie posizioni In precedenza consolidatesi. Ancora minore fu, in questo senso. l'effetto • traumatico • della lotta per le pensioni. Tendenze al •corporativismo• cosi come ad un • populismo • generico ed inconcludente sono dunque rimaste presenti nel corpo complesso del movimento sindacale, per quanto non siano mancati, anche fuori dalle lotte dl riforma del '69-'69, sforzi in direzione del loro superamento. E' maturata cosi nell"amblto delle categorie Industriali che possono essere piU strettamente associate alla linea delle loue di fabbrica, la convinzione di dover Individuare o precisare gll obiettivi della propria azione In termini tall da ! SI pu() vedere la parte del uggio di Foa (Dopo Ae99io di Calabria, In Giovane critica, 1970. n. 24) sulle recenti lotte soclall nel Mezzogiorno, dedicate .cl un ries■me di questi temi dibattuti nel movimento sindacate. In pratica Foa riconosce • la contrapposizione tra salario e occupazione (. ) nella roaltf,,, come debolezza nostra •. la debolezza, cioè, sta noi non capire che I problemi aperti non possono essere affrontati • nella sfera della distribuzione, ma In quella della produzione del plusvalore • Certo nall'affermazlone di Foa vi è molto di vero. Va anche riconosciuto che è congenita ad un sistema eeonomlco debole come quello !tallano, la mess■ In opera di una automatica politica del redditi {che penallua ogni conquista salarla1e attraverso Incrementi nel prezzi e riduzioni di occupazione) e che tate automatismo ha avuto negli ultlml 7--8anni rl• ftessl precisi In termini anche di polltlca d'tnvestlmentl e meccani• smo di .ccumulazlone, non rlflettendosl la dinamica salariale tanto In un Incentivo al rinnovamento dell'apparato produttivo (e all'acqulslzlone per vie te-enologiche di maggiori livelli di produttività) quanto In un Incentivo al restringimento, In termini dimensionai! e settoriali. dello stesso apparato produttivo. Perclb I probleml della ciane operala vanno affrontali colpendo Il sistema economico In ambedue le afere, ma colpendolo In quella della distribuzione, al Sud come al Nord. con obiettivi e forme di lotta più Incisivi di quelli fino,■ sperlmentall, e colpe~olo In quella della produzione con obiettivi p!U lnelslvl di quelll puramente salariali.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==