per capacità di 1rilzlatlva, del lavoratori agrlcoll e Industriali del Mezzogiorno all'azione categoriale e confederale; Infine. e pur con fasi alterne, lo svlluppo del movimenti glovanlll su basi di massa ma con presupposti troppo deboll per garantirne la reale continuità. All'Interno di questa divaricazione, accentuandola ulterior• mente, la contrapposizione estrema di contenuti e di sbocchi ha naturalmente giocato. Non è ricorrere a astrazioni Intellettualistiche Individuare nel moti di Reggio anche una risposta delle forze reazionarie alle conquiste politiche e di potere realizzate dalle classi lavoratrlcl nel paese. con le lotte degli ultlml anni. E d'altra parte sarebbe un errore gravissimo basarsi su questo aspetto per liquidare come fasciste e reazionarie le aspirazioni e le attese che hanno dato al moti una cosi vasta adesione popolare. Eppure In questo errore che ha tra l'altro In sé un forte potenziale di autoleslonlsmo, sembra si tenda a cadere sempre plO spesso. L'isolamento dei lavoratorl organluatl, cui con• tribulsce la riesumazione di Iniziative di chiara marca reazionaria degll agrari o del ceti professionali In quasi tutto Il Mez• :r.oglorno, è sentito assai plO come un pericolo Immediato e drammatico da affrontare con gll ostracismi e le scomuniche, che non come il risultato contingente della sfida di chi è storicamente perdente, un avversarlo da annlchlllre con l'esten• slone e la generallzzazione delle lotte operale e contadine. Il dlssolversl di Ipotesi di alleanze tenac&mente perseguite. ma non sufficientemente fondate In termini di obiettivi specifici e di llnea complessiva, Impedisce di vedere con bastante chiarezza che sono le masse del sottoproletari, del lavoratorl senza con• tratto, senza difesa, del senza speranza, che Ingrossano gli eser• etti degli agrari e del notabili, probabilmente plO perché ciò consente loro di esternare in qualche modo ta protesta, che non perché credano alle sterlll promesse ventilate. Il fatto che le lotte operale e bracclantlll, che hanno avuto eccezionale sviluppo in questi anni ed hanno realizzato obiettivi quantitativi e qualltatlvl nettamente piO avanzati, siano rimaste Isolate, può spaventare specie In una fase polltlca come quella che stiamo attraversarldo. Ma questa reazione Immediata va confrontata con la considerazione che nel Mezz.oglorno, usai phl che nelle altre regioni, te lotte per le riforme ·hanno assunto concrete specificazioni, realizzando significativi momenti di uni• tt del movimento a livello terrltorlale. Lo spavento sarebbe for• ae gluatlflcato ae vi fosaero motivi per pensare che l'avanzata reazionaria nel Mezzogiorno non è- l'ultlmo guizzo di un ceto clientelare In disfacimento e In rapida emarglnaz.lone, ma l'lnl• zio del contolldaral di un nuovo blocco di potere. Eppure tutto fa ritenere che l'lpoteal· buona alt I• prima. 3 Liquidare le forze egemoni delle rivolte urbane del Sud come storicamente perdenti e porre in luce le poten- • zlalità di rinnovamento e rafforzamento di una linea alternativa di sinistra implicite nella pur non qualificata combattività delle masse. non è sufficiente a completare Il quadro dell'attuale situazione merldlonale. Probabilmente. da un lato, l'Iniziativa delle organizzazioni meridionall è stata o costituzionalmente troppo debole (soprattutto per I sindacati) o troppo schematica e rituallstlca oltre che settarla (soprattutto per I partiti) per potersi porre con• slstentemente l'obiettivo di rovesciare la tendenza. Fermarsi a considerare l'atteggiamento delle organizzazioni merldlonall, è tuttavia Insufficiente, nella misura In cui le loro stesse lacune nascono al di tà di ogni dubbio da un Intreccio In cui la posi, zfone delle organluazlonl nazionali ha peso determinante. D'al, tra parte, è dlfflclle presumere che siano superabili dltflcoltà di elaborazione e proposta a livello locale, quando queste dif• flcoltà nascono In larga parte dal fatto che I problemi che si affrontano hanno dimensioni plU ampie e si ricollegano. comunque, a contraddizioni di piU vasta portata e significato. I problemi che Il movimento operaio si trova di fronte nel Mezzogiorno sono quelli prevalenti anche In altre regioni, rela• tivl all'organizzazione della produzione e del lavoro e alla dlvi• slone dei rlsultatl della produzione e alle condizioni di vita del lavoratori. ma sono poi quelli specifici di un'area sotto• svlluppata e derivanti dal mancato sviluppo complessivo del• !'economia meridionale, dalla llquidazlone dell'agricoltura e dall'artefatta espansione del servizi privati (a redditi bassissimi). da1l'ineslstente dotazione di servizi e Infrastrutture soctall nel• le campagne e nelle aree urbane. Mentre I primi sono stati normalmente affrontati e risolti In termini analoghi rispetto ad altre regioni, per I secondi cl si è quasi sempre scontrati con Il dato difficilmente valicablle che atl'orlglne del fenomeni vl erano le contraddizioni di fondo dello sviluppo economico del p&ese. della politica economica sostenuta, delt'integrazlone Italiana nel mercato Internazionale ed europeo, ecc. la sostanzlale Impotenza delle lotte per l'occupazione e per lo sviluppo che pure hanno continuato ad assolv-ere. anche se In modo plO discontinuo rispetto al passa,to, un ruolo di uni• flcazlone del movimento nel Sud, è alla radice dell'lncapacltà dimostrata In quest'ultimo periodo di sottrarre la protesta popolare a11'egemonls delle forze di destra. E la loro Impotenza, con la genericità nella fissazione di obiettivi e neU'indlvldua• zlone di metodi di k>tta che le caratterizza. à a sua volta un risultato della ricordata dlfflcoltà di elaborare una llnea polltlca coerente con le aspirazioni del Mezzogiorno e tale da saldarsi organicamente con l'ezlone che vedeva Impegnate grandi masse - 31
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==