giovane critica - n. 27 - estate 1971

parteclpazlone, sicché gradualmente essa acquista Il controllo dell'impresa •coloniale• senza sborsare nulla o quasi) 1 • Il risultato di questa 1endenza è l'aggravamento dello squlll• brio tra paesi ricchi e poveri'. Ora, però, è da chiedersi quale sia la causa di un ta1e fenomeno nell'era del capitate ollgopollstico e perché esso sia, in quell'ambito. una realtà organica ed ineliminabile. A nostro awiso la causa principale. In questa fase dello svlluppo capitalistico. è data da un particolare modo di operare della legge delle perequazione del tasso dl profitto. il cui movimento come rilevò Hilferding è ben diverso da quello del XIX secolo'. Secondo Marx Ce !"economia classica) quando In un certo ramo dell'economla I profitti sono Inferiori alla media. I capitali tendono ad emigrare verso l settori • ricchi • In cui si determina. perciò, un eccesso di capitali e di produzione con la conseguente caduta del profitti ed Il riflusso del capltali e delle attività negli altri settori. Il sistema perclò tende a perequare il tasso di profitto attraverso varie oscillazioni. E' chiaro. però, che un slmlle operare della legge (che era pur sempre una legge di tendenza - come tutte le leggi economiche - che si manifestava con ritardi ed eccezioni marglnali) richiedeva un sistema fondato nella libera circolazione dei capitali e sulla possibilità di una agevole e rapida conversione delle attività produttive; nel sistema ollgopollstico. Invece, esistono strozzature che ostacolano la circolazione del capitale e Il peso enorme dei capitali fissi Investiti e da ammortizzare per un lungo periodo impediscono una conversione rapida delle attività produttive: il peso crescente del capitale costante (sopratutto di quello fisso) ha reso il sistema assai meno duttile. Il problema, dunque. della perequazione del tasso del profitto si pone su basi del tutto nuove•. La perequazione opera nella fase degli oligopoli attraverso i nuovi sistemi della cartellizzazione e della combinazione. Ca,. tellizzazlone: le Imprese prlnclpall del settore povero si organizzano in cartelle facendo salire i prezzi del loro prodotti e. quindi, I profitti (esse si portano cioè al livello degli ollgopoll); combinazione: le imprese del settore • povero • ove abbiano disponibilità liquide acquistano una Partecipazione del settore ricco. Non c'è dubbio che la generalizzazione del fenomeno del cartello ed Il diffondersi enome delle comblnazlonl e delle partecipazioni incrociate risponda essenzialmente alla motivazione di HHferdlng. tuttavia ci sembra che questi nuovi slsteml perequativi servono a perequare II tasso di profitto solo tra settori già relatlvamente ricchi. E" evidente infatti, che la piccola e medla Impresa non può cartelllzzare un bel niente: il cartello o qualunque forma di accordo ollgopollstlco presume. per essere efficiente, che I contraenti siano pochi e grossi poiché una miriade di piccole e medie Imprese, rer.de difficile Il ragglungimento e l'osservanza 24 - delraccordo: pertanto lo strumento perequativo del cartello presume che già nel settore plU • povero • vi siano alcune grosse concentrazioni Imprenditoriali In grado dl • governare • Il settore li che significa che Il settore plU povero (con un tasso di profitto piU basso) sia In realtà ad un notevole livello tecnologico e finanziario. Dove invece domina ancora la piccola e media Impresa che ha costi di produzione piU alti accade che I settori In questione non possano cartellizzarsl ed essi altresf sono costretti ad acquistare I beni di produzione di cui hanno bisogno a prezzo di oligopollo sicché si stabilisce tra Il settore ollgopollstico che ha costi plU bassi e vende a prezzi addirittura supMiori al valore e la piccola Impresa (ed I settori o le zone geografiche In cui essa prevale) una sperequazione del tassi di profitto. ed un regime di scambi diseguali 1 ; perciò la piccola e media Impresa s V. ad es. Baran e Sweezy, op. loc. uh. cit. Quanto aU'entltà di questo dren,gglo di profitti I dati sono controversi: cosi Hosea lalfe sostiene che i paesi sottosviluppati producevano I 3/4 del profitti capitalistici totali nel 1960 e 1'85'4 nel 1970, Il che significa che nel 1960 Il tasso di profitto del paesi ricchi era delrl .7-2.9•.,.contro Il 36-47"/e del paesi poveri mentre nel 1970 il rapporto era del1'1.1% contro Il 540/e; ln cifre assolute cl0 significherebbe 200 ml• !lardi di dollari ranno in media (1960-70) drenati dal paesi poveri (v. laffe, Il colonlallsmo oggi: economia e Ideologia. MIiano, 1970, pag. 131 se,gg.). Per JaMe Invece Il drena'il'illOsi aggira sui 12 ml, llardl ranno o giU di Il (v. Jal4§e I.e tlers monde cit. pag. 111 seg.). 6 A tal praposlto v. Stefnhaus, AlvoluliorM colçnlale e lotta di classe lnterna:d0r1ale,Bari 1967, pag. 109 che fornisce una serie di daU -o,;ihlacclantl sulla caduta di reckhto relativo che i popoli plU poveri hanno subito dal 1913 ad oggi. Il che sarebbe lnspegablle se questi paesi •vessero Importato negli ultimi SO anni plU capUall di quelU esportati: ciò per.tltro ,;ienera fenomeni spaventosi d, sotto• alimentazione (v. Oumont e Aosler, la prossima carestia mondiale, Milano 1968; Lacoste. Geografia del sottosvlluppo, MIiano, 1969). 7 V. Hllferding, Il capitai• finanziarlo, MIiano 1961. pag. 233 sew e 300 e se,;ig:: la tesi dell'austrlaco è accettata da Sweezy (La teoria dello sviluppo capltalistlco. Tonno, 1951.pag. 349). • V. nota precedente. Sul peso crescente del capitale lisso nella fase attuale del monopoll v. PoUock, Automazk>M, Torino, 1970 ' V. Sylos Uiblnl. Oll~poUo e progresso tecnico, Torino, 1964, pag. 142.J: anche Samlr Amln (l'ac:cumulatk>n il l'6chelle mondiale, Parls. 1970.pa,;i. 303) nota res1s1enta di due llvelll di perequazione del tasso di profitto, uno pl(J alto per I monopoli e r,1,ro plU basso per le plccole Imprese. Tuttavia Amln ln el!ra parte della sua notevollsslma opera accennaal fatto che I paesi poveri avrebbero un tasso di profitto piU alto (op. clt .. pag. 123). Indubbiamente non si può ne-gareche Il tasso di profitto deg11 Investimenti nei paesi poveri sia alto. tuttavia Il paragone va fatto tra tassi di profitto medi poiché gll investimenti metropolltanl si in, dlrl.uano In alcuni settori prlvlleglatl dove c·• un tasso di profitto eccezionalmente alto. In media pero le situazioni sono diverse: cosi nei paeal ricchi I salar! nominali sono 20-30volte superiori a quetll del paesi poveri ma la produttMtill del lavoro è fino a 40 volte supe• rlore (v. Bettelhelm, Le IMtV,aO!lanH economlcht tra nazioni • I• solldal• ri.til l~I•, In Monthly Rewlew 1970, ed. lt .• numero 7. P-0, 9 nota 21.

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