l'impresa è qualcosa di estraneo e di allenato (qualcosa che non gli appartiene come non gli appartengono I profitti derivanti dal suo lavoro) che si oppone alla realluazlone dei suol bisogni, In vlrtU dì leggi • obblet• tive • della produzione che, per quanto operanti su un mercato socialista {sic!) generano gli stessi effetti sostanziali dello sfruttamento e della estraneazione capitalistica. E' chiaro, poi, che la concorrenza genera Il falli• mento delle imprese piU deboli. la disoccupazione. la concorrenza tra operai disoccupati per vendere la loro forza-lavoro a imprese che la compreranno solo se con• veniente al fini del profitto ecc. ecc. (quello che si chiama mercato capltalistlco del lavoro). Evidentemente un simile tipo di proprietà può considerarsi socialista solo a livello di definizioni giuridicoformali ma non nella sostanza storica del rapporti sociali. Fare una rivoluzione socialista per avere un tipo di proprietà analoga a quella capitalistica non è una impresa allettante, né è un grosso vantaggio per l'ope· raio sostituire allo sfruttamento ed alla allenazione bu· rocratlca quella capitalistica che. sia pure in forme diverse, e secondo leggi diverse. subordina Il suo lavoro, I suol consumi, le sue esigenze vitall ad interessi e principi a lui estranei. Non solo, ma In un sistema sltfatto Il • manager • che rappresenta l'interesse dell'Impresa in sé e della produzione (per il profitto di mercato), finisce per compor• tarsi come l'azionista componente del consiglio di am• mlnlstrazione di una S.p.A. occidentale, debba egli render conto o meno del suo operato ad una assemblea di ope• rai autogestori come avviene nella prassi jugoslava: gli operai, ammesso che abbiano dei poteri formali sarebbero del tutto rmpotentl ad usarli poiché la legge della produzione per Il profitto. incarnata dal manager. si lm• porrebbe anche a loro: le esigenze del sistema Imporrebbero di produrre certe cose per certi fini e di comprimere i salari pena il fallimento e la disoccupazione. Stando cosi le cose un'assemblea di .. autogestorl • non potrebbe che ratificare il proprio sfruttamento dandogli une graziose vernice di " democrazia socl1ll1t1 •. A tal proposito li teorico della autogestione jugoslava Kardely ha dovuto riconoscere che Il peso del managers nel consiglio operalo centrale tende a prevalere. apeno In maniera schiacciante"; gli operai cioè delegano Il loro potere (ed In quel contesto non potrebbe essere altrimenti) e si limitano ad una funzione formale di controllo; anche l'autogestione • soclalistamercontile • riproduce. dunque, la scissione dirigentidiretti, la prevalenza del lavoro intellettuale su quello manuale. la produzione per il profitto. l'anarchia del mercato. la forza-lavoro come merce. Tuttavia negli scritti dei riformatori sovietici. di au· togestlone alla maniera jugoslava non se ne parla granche m genere; presumibilmente essi Intendono per lo piU reallzz3re lo schema mercantile-capitalista senza l'Intralcio di una formale ,democrazia operaia. Il manager russo Antonov ad esempio parla di rinforzare i diritti dei dirigenti !IO. Il che significa che non si vuole nean• che salvare l'apparenza alla maniera jugoslava; il mer• calo va ripristinato e con esso una situazione nello ambito della quale il manager agisce (e quindi è di fatto} come un grosso azionista amministratore occidentale 91 senza neanche la verniciatura formale di una autogestione operala. Con ciò non si intende dire che l'autogestione è un obbiettivo utopico, essa è in realtà possibile solo a llvello democratlco-centralluato; la classe operaia cioè deve compiere attraverso un ampio dibattito le scelte necessarie a livello globale e per fini collettivi; le singole imprese devono partecipare a questo piano in funzione di collaborazione e non In concorrenza reciproca: il fine deve essere quello del socialismo e cioè la produzione di valori d'uso per i bisogni sociali. Dove ciò non avviene. dove la produzione si svolge in un "V. lnte~l•t• • Kardely In • Autoge•tlon.. n. 8 pag. 3 ~=~Or~ ~:e;,~- e~-::,~:y,;is::::,:,e: ~ ~~:;!:od:Y!e: quanto • partecipazione attiv•. nel consiglio operalo centrale è un fitto abbastanza diffuso e forse anche dominante •· to Oue•ta rivendicazione è ,vanzata da Antonov ($pesso Implicitamente) nel /~oro più volte clt. " L'unica differenza st• nel fatto che /"azionista può trasferire In ereditj le •ue azioni mentre li manager dell"lmpresa "soc.lall1ta-mercantlle" non può fasciare in eredità la ., •ua .. lmpreaa si flgll (ma lo può, però, per quanto conctune Il patrimonio personale In cui sono confluiti gli utlll ed I privilegi che 1/ è attribuito a tltolo di • 1emunerazlone • du1ante I• vita) almeno ~r ora. M• &I trstta come chiariremo anche pii) ~antl (v. Infra cap. lii, par. 1-2} di una COH Importante certo ma che non Intacca la •ostanza del rapporto di produzione capitai/stico; nul- ':,,:;/,:~~~:~:,:'"m!' ,:;:7,:~:,:~1:,:r.01,~ ~:~':r~!!l:. voro umana secondo I principi de/I• produzione capitalistica. - 59
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