comunque cedere ciò che lo stato gli ha ordinato di produrre ed alle sue condizioni. Si può ben dire perciò che lo stato è il padrone dei colcoz la cui gestione a livello prganizzativo e finanziario è del tutto subordinata al piano (come si è visto): il presupposto dello scambio mercantile (passaggio di proprietà tra soggetti o unità produttive autonome) manca sostanzialmente. Il prezzo serve esclusivamente a permettere all'azienda statale di ricostituire le sue scorte (spesso in maniera cosi deficitaria da non poter realizzare neanche la riproduzione semplice). scorte che vengono integrate anche attraverso la vendita di un'aliquota della produzione nel mercato libero. Pertanto si deve concludere nel senso che l'azienda colcosiana non può essere considerata come privata ma che essa è funzionalizzata ed integrata nell'economia di piano guidata dallo stato e dominata da principi che sono profondamente diversi da quelli capitalistici. La riprova di quanto affermiamo sta nel fatto che i contadini hanno sempre snobbato il lavoro nei colcoz, a favore di quello nel loro appezzamento {rorto colcoziano) m il che dimostra in che stima i contadini tenessero la democrazia co1coziana (che avrebbe dovuto integrarli nell'azienda) e gli scambi .. mercantili • stato-colcoz. In sostanza i contadini si sono sempre comportati come dipendenti alienati dello stato padrone e non come •cooperatori• interessati allo sviluppo della -loro• azienda; le disquisizioni sottili sulla natura della proprietà colcoziana non hanno mai fatto breccia nel mondo contadino la cui reazione è indice di ciò che realmente era la proprietà colcoziana. Indubbiamente non sono mancati degli zig-zag nei rapporti stato-colcoz; ad es. negli anni posteriori alla morte di Stalin sono state eliminate certe forme brutali di sfruttamento economico e di controllo burocratico o sono state mitigate; ci sono stati cosl dei mutamenti di prezzi (ben lungi però dal portare questi prezzi a livello • mercantile • J e vi sono stati tentativi di pallide misure di decentralizzazione; tuttavia, pur essendo questi fenomeni indici di una situazione che diventerà piU evidente nel 1965-66, essi non van110esagerati. Non solo, ma una parte stessa di queste misure rimase sulla carta: la sostituzione del piani di consegna al piani di produzione lasciava pur sempre arbitro lo stato di stabilire cosa consegnare e, quindi. di riflesso cosa produrre. Pure questa riforma del 1955 fu praticamente violata e messa in non cale per ammissione dello stesso Kruscev. Lo stesso può dirsi per l'abolizione degli ammassi obbli32 - gatori avvenuta formalmente nel 1958 (a tali ammassi I colcoz dovevano conferire larghe aliquote della loro produzione a prezzi assolutamente irrisori). Scrive a tal proposito un autore filosovietico come il Gaddi: • Formalmente aboliti nel 1958 gli ammassi. di fatto. sono rimasti praticamente in vigore, come del resto è praticamente quasi inevitabile in una economia nella quale gli acquisti sono organizzati e pianificati[ ...] è anche vero che. almeno fino al 1965, la contrattazione tra organi di incetta ed aziende si riduceva spesso ad una finzione, e che queste ultime erano praticamente costrette pd accettare gll impegni che i piani imponevano. Pletorici e burocratizzati al massimo, gli organi di incetta continuavano ad avere la sola preoccupazione di acquisire allo stato la maggiore quantità possibile di prodotti, senza tenere conto della potenzialità effettiva, dei bisogni interni. degli interessi delle singole aziende •. Come si vede le riforme post-staliniane hanno mutato assai poco nella sostanza e sono state largamente dlsatm Ciò si ricava dai dati forniti in precedenza (il 4% del territorio coltivato produce da 1/7 s 1/6 della produzione glo. baie malgrado l'arretratezza tecnica del processo lavorativo). Ancora nef 193940 lo staro sovietico dovette procedere a severe misure contro I colcos/ani che snobbavano Il lavoro nella impresa collettivizzata per quella nel proprio orto. Né la cosa è mutata negli anni post-staliniani (come si è visto gli orti continuano a produrre Il 17% della produzione agricola mo/- grado la loro sempre modesta estensione v. anche Nove op. ult. cit. pag. 67 segg.: Mandel Trattato cit., Il, pag. 339: Mille, op. ult. cit. pag. 38 segg.; Gaddi op. c1t. pag. 125-6}: ;J fenomeno è stato oggetto di una serie di opere letter8rie russe (La casa di Matriona di Solzenitzin e Gli scansafatiche di AbromovJ le quali spesso forniscono Indirettamente una serie di Interessanti notizie economiche. A proposito della produttività degli orti Il Gaddl, dopo aver fornito dati Interessantissimi sugll orti. ammette che essa è assai bassa nelle aziende collettive (cofcoz e sovcos, op. cit. pag. 290 e 294} ma si rifiutB di riconoscere la più alta produttività degfl orti (risultante dal suol stessi dati). Può darsi anche che fa /orza-lavoro impiegata negli orti sfa In rapporto al terreno p/u numerosa, ma ciò è controbilanciato doffa netta differenza di meccanizzazione. Lo stesso Gaddl ammette che I colcosiani lavorano negli orti "senza risparmio di tempo e di braccia • (op. clt. pag. 125) e che Il sistema è tale da spingerli verso la piccola produzione mercanti/e cui essi si applicano "con partlcofare attenzione • (op. clt. pag. 329-30) ora non cl vuole molto a capire che " Impegno ed attenzione • sono elementi costitutivi fondamenta/I della produttività, elementi che si ritrovano negli orti e non nelfe aziende collettive. Né, obiettivamente, le cose potevano andare diversamente date le paghe da fame dell'era stallnlana (v. Levi op. cit. pag. 117) che spingevano I colcos/ani a spremere al massimo I loro orti per integrare un modestissimo bilancio di sussistenza.
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