possono essere risolti col capitalismo 89 , sicché il rapporto di convergenza prima ipotizzato si giustifica ampiamente e rende meno pericoloso in pratica l'uso di una terminologia imprecisa w. La situazione del proletario russo è quella di uno sfruttato il cui pluslavoro serve ad alimentare la riproduzione allargata di un'economia che non produce per lo scambio e per il profitto e la cui forza-lavoro viene retribuita. di regola. in danaro, ma al di fuori di parametri e di una dinamica mercantile. 8 Quanto scritto in precedenza ci sembra suffi- • ciente a dimostrare il nostro assunto (l'Urss non è un paese capitalista): dove mancano (o sono secondari) la merce ed il mercato e non esiste produzione per il plusvalore (né plusvalore) non è il caso di parlare di capitalismo ancorché di stato e monopolistico. a meno che non si voglia indicare con questo termine ogni sistema antagonistico (cosa questa per niente utile o corretta e dal punto di vista scientifico e da quello politico). Non sarà male tuttavia. approfondire l'analisi per vedere sino a qual punto sussistano elementi di analogia tra i due sistemi. Cominciamo dalla legge della caduta del tasso di pro• fitto che secondo Bordiga opererebbe nella economia so• vietica: prova di ciò sarebbero i continui richiami di Stalin alla produttività, richiami che non potrebbero spiegarsi altrimenti 91 • Nella specie l'Urss era costretta a compiere un processo di industrializzazione forzata in condizioni difficilissime (pericolo di una aggressione imperialistica prima del '40, ricostruzione in regime di guerra fredda e antagonismo internazionale dopo il '47) per cui i richiami di Stalin su questo punto non legittimano il tirare in ballo la vecchia legge marxiana, la quale. per suo conto non può operare per una semplicissima ragione che Il profitto (plusvalore) di cui parla Marx (categoria di un'economia dominata dal mercato} in Russia non esiste come categoria dominante e quindi è un po' ditficile che operi in misura caratterizzante la legge in esame. Indubbiamente il préblema della produttività del lavoro è assai grave per il sistema sovietico, tuttavia come avremo occasione di vedere esso deriva da disfunzioni sue proprie che non trovano riscontro nel sistema capitalistico. D'altro canto anche la famosa e discussa legge marxiana della caduta tendenziale del tasso di profitto richiede, per operare. non solo l'aumento della campo24 - sizione organica del capitale ma anche un regime concorrenziale-mercantile e la caduta dei prezzi '1 • Proprio per questo è dubbio che la legge possa operare in un regime di concorrenza Imperfetta; tuttavia in un sistema dove non vi sia la concorrenza di mercato non vediamo quale potrebbe essere la dinamica della legge. In altri termini la legge è legata alla particolare anarchia di un sistema non solo antagonistico ma anche concorrenziale-mercantlle. dove invece merce, mercato e profitto sono categorie secondarie o non esistono, la legge non può operare. Si potrebbe forse parlare di una legge della caduta del saggio di accumulazione ' 1 • ma tale legge, ove fosse presente nell'Urss, non opererebbe in connessione con un'economia di mercato (cioè dominata dal mercato) sìcché cercare qui delle analogie porterebbe solo ad avvicinamenti superficiali"· Gli stessi argomenti valgono per la legge della perequazione del tasso di profitto ,s. legge che presume l'esistenza di un'interazione anarchica di piU capitali sul mercato. interazione che qui in sostanza manca"· Inoltre sarebbe inesatto pensare che la legge possa 19 Su ciò v. infra cap. Il. par. 6 dove si parlerà della bassa produttività del lavoro dell'operalo russo come forma di • riliuto" del sistema. E' altresi indubbio che il capitallsmo sostituendo sfruttamento a sfruttamento non risolverebbe i problemi di fondo del proletariato russo. 9.l La terminologia ovviamente rimane imprecisa ed è per, ciò fonte di equivoci. tuttavia se si tengono ben presenti I contenuti non dovrebbero esserci rischi, tanto plU che. come si diceva, le due forze sociali hanno problemi ed Interessi obbiettivamente convergenti. 91 V. Bordiga, Olalogué cit. pag. 24 seg. 91 V. Marx, Il Capitale lii. clt. pag. 272 segg. In senso analogo v. Gramsci. Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Torino. 1966, pag. 213. ,1 Su ciò v. Mine op. cit. pag. 428 segg, che. peraltro. nega l'eslsrenza della legge anche .. modificata •. " la legge di MarK è stata di recente posta su nuove basi ~:, ~~:~n d~\~~i1:i ~~,r:~,~~i-at:;!ei,~e d~~;:n:p~z: ~r n:,:t:i tlve necessarie a realinare le merci (ed il plusvalore) sul mer• cato. Non è questa la sede per occuparci della validltA delle tesi di Gllman, cl basterà notare come anch'egli presuma una economia dominata dal mercaro (affinché la legge operi) che invece In Urss manca o ha un rilievo assai secondario (ad es. J/ mercato colcosiano, peraltro connesso a residui di piccola produzione mercantile). ,s li termine profitto viene usato dagli economisti sovietici come ~lnonlmo, petò, del plusprodotro e non del plusvalore. 116 Alludiamo sia allo schema di Hillerding che a quello di MarK che presvmono entrambi la concorrenza (perfetta o im• perfetta) dei capitai/.
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