giovane critica - n. 26 - primavera 1971

In una situazione come questa sarebbero esis1ite {dato il poderoso sviluppo produttivo) le condizioni ottimali. in un paese di tipo capitalistico, per un boom dei salari pro capite. mentre invece la dinamica di questi appare quanto mai compressa. L'unica spiegazione di un simile fenomeno può essere solo che in Urss il vecchio principio mercantile che quando due capitalisti corrono dietro un operaio i salari aumentano. non ha operato con l'intensità propria di un'economia capitalistico-mercantile (aumenti ve ne sono stati a volte ma assolutamente non commisurati ad una situazione di questo genere, come si è visto i11 il che significa che nel sistema sovietico non operano le leggi connesse al principio della domanda e della offerta e della concorrenza tra capitali nell'accaparramento della forza-lavoro nel mercato. In altri termini il rapporto salariale-mercantile del sistema capitalistico è affatto diverso dal rapporto • salariale .. del sistema sovietico e solo per comodità di linguaggio si può parlare di salario in Urss 87m. Sotto questo aspetto le tesi assai drastiche di Rizzi ed Hilferding sul carattere non mercantile del salario (che è solo quello che il piano amministrativamente assegna allo operaio per ricostituire la forza-lavoro) ci sembrano esatte. Indubbiamente anche nel nostro sistema il salarlo serve a rigenerare la forza-lavoro dell'operaio, ma in ogni sistema antagonistico la quota di reddito (che varia a seconda dei sistemi e delle condizioni storiche) che le classi dominanti lasciano ai ceti subalterni ha questa funzione (anche nella società feudale o servile): ciò che noi vogliamo porre in rilievo è questo: nel sistema capitalistico è il mercato che fissa secondo leggi spontanee e cieche il prezzo della forza-lavoro ad un certo livello, nell'Urss è il piano che determina centralmente secondo i suoi obiettivi l'importo dei salari: ciò, è appena il caso di dirlo. non avviene arbitrariamente ma secondo le leggi che reggono l'economia sovietica e che determinano le scelte del piano, prima tra tutte la legge dello sviluppo squilibrato (privllegiamento del settore primario) legge fondamentale su cui avremo occasione di ritornare e che si manifesta a livello f~nomenologico con uno scarso sviluppo del settore secondario {beni di consumo) e quindi dei consumi e dei salari che appaiono molto piU bassi del livello occldentale. Questa considerazione ci permette di chiarire quale siano le tendenze fondamentali che determinano il movimento del salario dell'operaio russo. Il salario dell'operaio occidentale si muove. come ha provato Marx, tra un 22 - minimo 1,1ìtale•biologicoed un mossimo rappresentato dalla esigenza di non compromettere Il processo di valorizza. zione (riproduzione allargata) del capitale (il salario cioè non può salire in maniera tale da deprimere il tasso di profitto, sicché non ci sia plU incentivo ad investire per il capitalista). Per ciò che concerne l'Urss il limite minimo è lo stesso (ciò credo sia comune a tutte le società antagonistiche dove la quota di reddito assegnata agli sfruttati deve essere almeno In grado di reintegrare, a livello biologico, la loro forza-lavoro) e il limite massimo (ma già di per sé l'Indice del 2,6% concernente una disoccupazione non strutturale è assai elevato come nota il Levi). Malgrado questa situazione ottima/e I salari, lo si è visto. sono stati assai compressi. Per quanto concerne, poi, la disoccupazione è da respingere la tesi di D'Angelo e Pal/adlno (op. cit. p11g.81) secondo cui In Urss la bassa produttività del lavoro Implicherebbe la presenza di una disoccupazione nascosta. Perché si possa parlare veramente di disoccupazione strutturale, sia essa palese o nascosta, occorre che vi sia una scarsità di domanda di lavoro, dove Invece essa è eccedente non si può parlare di disoccupazione. Certo In Urss la produttività del lavoro è bassa rispetto a/l'Occidente, come vedremo. ma questo deriva dalle caratteristiche del sistema che hanno lm• posto uno sviluppo di tipo relativamente estensivo. Dal punto di vista di questo tipo di sviluppo che era l'unico storicamente ed oggettivamente possibile non c'era disoccupazione. ma scarsità di forza-lavoro. Può darsi anche che questo abbia determi• nato una certa rivalità tra I managers sovietici per accapar• rarsl la forza-lavoro e realizzare il piano ma, sfuggendo i salari alla dinamica del mercato, non si è avuto un arroventamento degli stessi al termini reali (un certo aumento - notevole - In termini monetari c'è stato ma di carattere nominale e •Cartaceo-. non reale) come sarebbe avvenuto in un sistema capitalistico. n I) Ouesta antica e veneranda legge continua ad operare nel paesi capitallstlcl. Cosi il Giappone (il meno propenso a dilatare I consumi Interni) ha dovuto cominciare ad amp//11re I salari reali pro capite da quando i contrappesi alla disoccupazione decrescente hanno cominciato a venire meno (v, Bai/on, la dinamica degli affari In Giappone, Legnano. r970, pag. 216 segg.) e, per quanto I consumi tendano a decrescere come quo. ta del reddito complessivo essi sono aumentati (pro capite) del 7,4°/o ranno contro il 2,4% defl'Urss nel periodo 1958-64 (v. Levi op. cit. pag. 495). "m) Ovviamente tutto questo ragionamento si fonda nel presupposto che In Occidente sia la dlnamlcJ del mercato a determinare In sostanza l'andamento del salar/, Diversa Invece é la situazione In Urss dove non domina Il mercato: certo In alcune situazioni di difficoltà (ed es. durante la guerra, v. DI Leo op, clt. pag, 180 segg.J, Il sistema può aver allentato I cordoni ma nel complesso la dinamica salarla/e nel periodo 1929-65 appare assai poco • mercanti/e • per quanto detto.

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