giovane critica - n. 25 - inverno 1971

Tuttavia, da anni ormai (almeno dalle due occupazioni del 1966, ma In modo part!colare dopo la rivolta e le lotte del 1967-68) I princlpall gruppi di potere politico ed economico (ed anche rellgloso. data la tipica struttura • costantiniana • della regione) hanno cessato di guardare all'Istituto superiore di scM1inzesociali - fondato nel 1962, al tempo delle • magnifiche sorti e progressive • del primo centro-sinistra - come ad un parto prospero e felice, di cui andare orgogliosi nella prospet• tiva della riorganizzazione neo--capltalistlca (·moderna• e • dinamica •) dell'Unlversltà italiana nel settore privileglato. e ri• formlstlco per eccellenza. delle scienze sociali di Impronta an• glosassone. Di anno in anno, la nuov9 Facoltà - frequentata soprat• tutto da studenti di provenienza extra-regionale. con una lar• ghiss!ma rappresentatività nazionale o con una forte auto-selet• tivltà nel senso quanto meno dell'impegno politico-culturale genericamente • progressista • - veniva scossa da sempre piU profonde contraddizioni strutturali Interne e soprattutto dalla crescita politica di un forte Movimento studentesco. con una reale dimensione di massa e con una radicale carica soggettiva in senso antagonistico. Quando poi, a partire dall3 fine della lunghissima occupazione del 1968, I mllltanti studenteschi non si limitarono plU a cpntestare l'autoritarismo e le caratteristiche classiste della propria specifica istituzione, e cominciarono invece a sviluppare una sistematica prassi politica di collegamentc,, nelle lotte e organizzativo, con gll altri strati sociali subalterni, allora Il problema venne Incommensurabilmente allargandosi ed • aggra• vandosi •· Il potere politico costituito non si trovava plu di fronte ad una • serpe covata In seno. (l'espressione era di Piccoll), a cui schiacciare la testa mentre è ancora ritirata nella sua tana: ormai la carica eversiva, I metodi e I contenuti antagonistici di lotta degli studenti stavano allargandosi a tutto il tessuto sociale della • città del Concllio •, rivelando e radice• lizzando al suo Interno insospettate contraddizioni strutturali e sempre plU estese possibilità • autoctone •. tra tutti I settori del proletariato, ad un autentico sviluppo della lotta di classe. Un primo tentativo di risposta • politica • a tutto questo a Trento si verificò già nella primavera del '68 (cl si trovava ancora nella fase precedente le elezioni polltiche generall, quan• do le lotte studentesche se_mbravano generallzzarsl su scala nazionale In un effettivo • vuoto di potere •. senza ancora ve• dersl contrapposta una articolata strategia riformistico-repressiva da parte della classe dominante). In chiave apertamente • riformistica •, con la llquldazione di buona parte del • vec• chlo • corpo docen1e della Facoltà e la chiamata a Trento di un folto gruppo di docenti giovani ed • avanzati •. con alla loro testa quel prof. Francesco Alberoni • consumista • e • televisì• vo •. che sembrava l'uomo fatto su misura per l'ala • progres• sista. (?!) della Dc trentina (e non a caso. quindi, prescelto e sostenuto dal prof. Nino Andreatta. membro del Comitato ordinatore dell'Istituto e consigliere personale sia dell'aw. Kessler che dell'ex-presidente del Consiglio Moro: quello stesso Andreana che. fallita l'operazione anche per ta non disponibilità di Alberonl. gll sarebbe divenuto acerrimo avversario e ne avrebbe perseguito sistematicamente la definitiva emarginazione). In verità, per alcuni mesi, tra la fine del '68 e l'inizio del '69, sembrò che la manovra - non certo rozza né miope - fosse fondamentalmente riuscita: IP. formula dell' • Uni• versità critica • {mutuata - ma in chiave gravemente ridulli• va - da11'Sdsdi Berlino-Ovest) determinò I<"convergenza della maggior parte di studenti e docenti in uno sforzo per trasfor• mare l'Istituto di Trento in una università non troppo dissimile dalla Fr!lncofortc di Adorno, Horkheimer e Habermas, con un grandissimo interesse pP.r i piU svariati problemi • teorici • di impronta marxiana, neo,hegeliana, luxemburghiana, freudiana. reichiona, lukacslana, ecc. ecc .. ma con ormai scarsissima pre• senza politica nelle contraddizioni di classe e nelle lotte sociali del Trentino e con una pratica sociale ridotta a pura • sperimentazione •. Nella Facoltà si facev.i un gran parlare (e seri• vere) di marxismo. socialismo. rivoluzìone. anti,autoritarismo. emancipazione, ecc., ma le • gloriose • giornate del maggio trentino del 1968 (con cinquemila tra operai e studenti fn piazza e la lotta della Mlchelin 31l'avanguardia) erano ormai solo un ricordo o poco plu: la classe dominante trentina - con una astuta forma di • tolleranza repressiva • messa in atto dal suo settore piU sapientemente • riformista • - sembrava essere riuscita a riprendere saldamente in mano il controllo della situazione; la • serpe • non era ancora stata schiacciata, ma certamente si stava assopendo. A dire il varo, anche In quel periodo non mancarono taluni episodi, pur isolati, di lotta sociale con determinante partecipa• zione studentesca; in particolare nel marzo 1969. la lotta contro l'Uplm riusci a conquistare una base proletaria di massa e a sostenere la durissrma provcc!lzione padronale e la conse• guente repressione poliziesca (trenta denunce di studenti, operai e sindacallsti, con pesantissimi capi di Imputazione). Ma soltanto nell'aprile. in connessione con la rivolta di Battipaglia. e poi, nel maggio-giugno - parallelamente alla fortissima ripresa delle lotte alla Flat - il Movimento seppe drasticamente uscire (e forse anche in modo troppo •meccanico•) dal pro, prlo letargo • teorico •. per reimmergersi nella pratica soclale, riprendere l'Intervento politico a UveUo di fabbrica e di quar• - 69

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