giovane critica - n. 25 - inverno 1971

seun settore produttivo chiaramente Inferiore a quello delle al• tro regioni del Centro-Nord e della stessa media nazionale. In partlcolare, da una parte nel settore primario si verifica una continua espulsione dalle campagne (nel 1951 Il 40% della popolazione attiva era dedito all'agricoltura, mentre nel 1968 la percentuale era scesa al 25%, con un dato che eguagliava la media nazionale, ma con una produttività pro-capite molto Inferiore, a motivo della scarsità della superfice coltivabile. circa Il 9% della superflce totale), dovuta alla eccessiva frantu• mazlone della proprietà, alla scarsa produttività del terreno, alte condizioni ambientali sfavorevoll. alla scarsa redditività di certe colture. Dall'altra parte Il grado di Industrializzazione del Trentino rlsulta di molto Inferiore non solo alla media nazionale, ma pure a quello del Mezzogiorno e delle Isole, al punto che l'incremento stesso dell'occupazione negli ultimi anni (14%) si è manifestato In termini notevolmente Inferiori all'incremento nazionale (28%). Per di plU, lo stesso tipo di lndustrlallzzazione che si sta attualmente realizzando nel Trentino corrisponde ad un preciso disegno politico-economico, all'interno del piano capltallstlco generale: smobilitate, all'lnlzlo degll anni '60, le aziende a bas• so livello tecnologico e ad alta possibilità di assorbimento di manodopera (In particolare quelle del tabacco e del cotone}. si è Invece verificato nell'ultimo decennio un progressivo Insediamento di aziende - soprattutto nel settore metalmeccanico ed anche In quello delle maglierie e delle confezioni - con un ben phJ alto llvello tecnologico (a quindi con un superiore rapporto capitale•lavoro) rispetto ad un minor Impiego relativo di manodopera. Non è certo un caso che l'Insediamento di queste nuove aziende (oltre alta preesistente Mlchelln, basti pensare - nel settore metalmeccanico - alla lgnls ed alla Grundlng) non cor• risponda - se non In casi rarissimi e di scarsa Incidenza - a capitale di pJldronl locali: si tratta, Invece, dell'effetto di Investimenti distaccati da parte di Imprese monopollstlche nazionali ed lnternazlonall, le quali decidono di dlslocare un piccolo stabilimento In una zona •arretrata• come Il Trentino, dove c'è abbondanza di forza-lavoro e scarsissima concentrazione lndu. strlale, con la posslbllità, pertanto, di produrre a costi comparativamente assai Inferiori rispetto alla zona .. svlluppata •. Alla polltlca del bassi salarl, al continuo ricatto sull'occupazione attraverso I' •esercito di riserva•, all'uso della forza-lavoro femmlnlle e dello stesso lavoro a domlclllo, alla (fino a qualche anno fa) mancanza di combattività operala e di una consolidata tradizione di lotte proletarie, ecc .. si associano, Infatti, le straor• dinari• Incentivazioni Infrastrutturali ed agevolazioni flscall of. ferte dalla politica ecopomlca degll Enti locall (concessione di aree a prezzi irrisori o persino gratuitamente, erogazione a sol• lo-prezzo dell'energla elettrica, esenzioni fiscali. creazione di Infrastrutture. 'llUtul fino al 700/o,e/o contributi al capltale lnl· ziale, Istruzione professionale ad hoc, assunzione degli oneri previdenziali, ecc.). Per di pili, gll altlsslml profitti che I padroni riescono a trarre dall'investimento industriale In questa situazione socio• economico e politica vengono reinvestiti al di fuori dello stesso contesto regionale, come pure I prodotti delle industrie Insediate nel territorio trentino non tocc.:no che marginalmente (o nlent'affatto) il mercato locale. per cui si verifica un ulteriore, incessante allargamento della .. forbice • tra sviluppo e sottosviluppo e si evidenzia - addirittura In maniera paradigmati• ca - l'uso dissanguante e rapinatorio che la classe padronale fa delle condizioni offerte da una zona economicamente • arretrata•· Rllevantlsslma è, da ultimo. l'Incidenza quantitativa del set• tore del .. servizi •, che fa soprattutto di Trento una zona ad assoluta prevalenza • terziaria • (oltre al commercio, Trento è sede di Regione, Provincia, Comune. Tribunale, Commissariato del Governo, Università, scuole superiori, banche, enti di vario tipo. ecc., per cui - su quasi 90 000 abitanti - pochissimi sono ovviamente I contadini presentl ancora. nelle frazioni periferiche, e gll operai ammontano complessivamente a 6-7000 unità, di cui però solo una parte residente In clttà, essendo gli altri • pendolari • e, per lo pili, • operai-contadini •. attraverso Il tipico meccanismo del doppio lavoro): una città. pertanto, abitata In buona parte da strati sociali relativamente • prlvileglatl • (sia In termini di status economico che di • percezione sociale •l. tipica base piccolo-borghese del conservatorismo socio-culturale e dell'lmmoblllsmo (o, peggio, della reazione) a livello polltlco. Resta Infine da notare che su una popolazlone complessi• vamente residente nel Trentino di circa 430000 unità, rispetto a 30 000 operai ed altrettanti contadini. a 22 000 commercianti e a circa 26 500 tra impiegati, tecnici, professionisti e Insegnanti, ben 68 000 sono gli studenti di ogni ordine e grado scolastlco (essendo per di plU esclusi da questa cifra la maggior parte degli universitari dell'Istituto di scienze sociali, provenienti da altre regioni e quindi abitanti a Trento ma non In possesso della residenza locale). Se quanto rilevato fln qui - In modo del tutto sintetico - ha consentito di abbozzare una, pur assai carente, Immagine della struttura socio-economica del Trentino, Il discorso rimar• rebbe, comunque, fondamentalmente monco senza un completa• mento del • quadro • generale con un accenno al suol prlncl• pall aspetti di carattere polltlco-<:ulturale. -67

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