esplodono i moti di Cutro e dì Isola Capo Rizzuto, ad esempio, il comitato regionale calabro del Pcl • denuncia al lavoratori ed alla pubblica opinione l'azione sciagurata di un piccolo gruppo di provocatori ., quando succedono le Battìpaglia si add1tano • i mestatori fascisti •. Questo isolamento del Mezzogiorno dalla classe operaia del Nord, da una classe operaia forte nelle sue corporazioni sindacati e nelle sue vittorie elettorali, non significa forse il dellnearsl (al dì là delle parole, nei fatti) di una linea • neogiolit1iana •. che, puntando su un incontro tra neo-capitallsmo e aristocrazia operaia •razionalizzi• lo sviluppo economico, buttando a mare i settori arretrati del capitalismo e le masse che vivono in queste aree marginali? Occorre ricordare la coincidenza, in Italia, tra problema so· ciale (miseria e arretrateua) e problema territoriale del sottosviluppo, per cui emarginazione del c.apitalismo arretrato e rabbia sottoproletaria potrebbero congiungersi comune per comune, provincia per provincia, regione per regione. soprattutto nel Sud. creando il blocco qualunquistico. interclassista, eversivo di tutti gli esclusi dal tipo di sviluppo neo-capitalistico. Certamente lo spezzarsi delle lotte lungo le linee orìzzon• tali delle rivendicazioni regionaliste o municipaliste impedisce loro di acquistare il tagliente e verticale profilo dello scontro di classe. Non solo, ma la segmentazione del movimento in spin• te concorrenli che si neutralizzano a vicenda (Reggio contro Catanzaro, la Sicilia contro la Calabria, ecc.} finiscono, al di là delle rabbiose contesttzloni antistatuali, per rivalutare. alla fine, il ruolo mediatore e paternalistico dello Stato. Al di là dei facili ottimismi sul segno automaticamente proletario della • lot• ta dura Illegale e violenta contro lo Stato • delle masse meri• dionali (Lotta contin..,a) ed evitando definizioni altrettanto sempltcistiche sulla • Vandea sediziosa • (Pcl) che dilaga nel Mezzogiorno. occorre cogliere tutta la complessità dell'attuale si• tuazione meridionale e Il carattere aperto, non scontato della dinamica in essa matura. Il potenziale di ri\loluzione proletaria, la possibilità di fare del sud qualcosa di simile a quello che Gramsci defini • la base militare della controrlvoluzione •• il controllo neoriformistico del mezzogiorno spezzato in ghetti di rabbia Impotente ~-dJ-so.ttoprMieglo conformista, costituiscono altrettanti possibili sbocchi che nei loro esiti sono fortemente condlzionatldal prevaÌeredl uno o dell'altro momento soggettivo di dlre1lo~m~. Il rischio piU gra\le, all'Interno del mo\limento operalo, è rappresentato dall'c\lentualltà che li nodo meridionale si riproponga come la fastidiosa e Ingombrante .. palla di piombo • di un progetto di riformismo neoglolittlano oppure ritorni ad apparire come la mitica • pol\lerlera • dell'insurrezione degli lnfantlll sogni neobakunlanl. Questo vorrebbe dire In sostanza 4verificare l'impotenza del marxismo rivoluzionarlo a dominare I termini nuovi della • Questione meridionale •, quindi la sua Incapacità a sviluppare una rigorosa e attuale Interpretazione del rapporto S\11luppo-sottos\liluppo, a indi\liduare le forze motrici di uno scontro di classe nel Mezzogiorno inserito in una strategia generale offensiva del mo\limento operalo. L'esigenza da cui partiva Gramsci nell'afft0ntare la • que• stìone meridionale ., è tuttora valida: la • questione meridionale • può essere affrontata solo dal punto di vista della dittatura del proletariato. cioè dal punto di vista dello scontro con lo Stato e della disgregazione del blocco economico, sociale e politico che lo regge .• Ma quello che importa notare qui - scrive Gramsci - è che il concetto fondamentale del comunisti torinesi non è stato la "formula magica·· della divisione del latìfondo, ma quello della alleanza polltica tra operai del nord e contadini del sud per ro\lesclare la borghesia dal potere di stato; non solo, ma proprio I comunisti torinesi mettevano In guardia contro le illusioni "miracolistiche" della spartizione meccanica dei latifondo •. La parola d'ordine della • terra al contadini • non ha senso se non è Inquadrata In • un'azione ri- \/Oluzionaria generale delle due classi alleate•, Vincere Il •concretismo• ri\lendìcazlnolsta merulionale~essa cosa che elevar il proletariato del Nord al li\lello di e e la rlvolu- ~il:~~li/r;p:~~~ ~:e:s~orpora~~;,: pregiiiolzio o incrostazione sindacalista • (Gramsci). Abbandonare al loro carattere •selvaggio•, le lotte di fabbrica che non rientrano dentro i llmlti della • legalità Industriale• è l'altra faccia di uno stesso disegno che lascia la rabbia proletaria meridionale nelle mani della •teppa., della •mafia•. del •fascisti•, perché violenta la normalità del gioco istituzionale. Ma l'una e l'altra significano una sola cosa, non voler affrontare lo scontro sociale e politico di classe In termini di scontro con lo Stato e di •crisi rlvoluzlonarla•. Le lotte operate contro la produtti\lltà che mettono In for- q se l'espanslone economica sono •selvagge. teppistiche. ed antl- { nazionali•, come le lotte del proletariato meridionale gravide di \liolenza e di aggressione antl-statuale: ambedue negano una e,. strategia evoluzlc.-nista, non accettano Il gradualismo Incanalato lungo I binari del miglioramento sindacale e dell'Incremento elettorale. Se Il taglio politico con cui Gramsci affronta Il problema merldlonale conserva tanta forza e validità e suggestione, tuttavia I contenuti, la materia prima su cui si applicava l'analisi di Gramsci negli anni venti, non è plU quella. poiché la realtà meridionale è oggi profondamente mutata. L'analisi gramsciana. che permane fondamentalmente valida fino al dopo-guerra. si basava sull'indlvldu11zlone di una struttura economlco-soclale
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