giovane critica - n. 25 - inverno 1971

la percentuale più bassa <Jelle persone in età lavorativa: cioè ';T 44,6 della popo!azione ir, età lavorativa contro il 45,7% nel Sud e Il 48,9,., della media Italiana. Usiamo questo raffronto perc_entu.ite"'conle persone In età di ravoro e non con Il totale della popolazione resTcrente perché quest'ultimo Indice potrebbe essere deformato in senso ancor pili negativo dalle conseguenze dell'emigrazione: cioè dalla forte presenza di popolazione giovanissima o molto anziana, comunque non In età di lavoro. Quindi. solo il 44Go raJpresentano .. forze di lavoro•· ma ciò che è pili impressionante è che questa cifra tende a pe·ggiorare: le forze di lavoro erano 682 mila nel '64, diventano 635 mila nel 1968 (con una popolazione statica o in lieve aumento) ·• 1 Ma dire forze di lavoro non significa ancora dire forze di lavoro realmente occupate. Infatti i dati ufficiali danno 658 mila occupati e sottoccupati nel 1964. che diventano 602 mila nel 1968 diminuendo di 56 mila unità, Nello stesso periodo aumentano i sottoccupati e i disoccupati che le ottimistiche cifre ufficiali dicono essere 39 mila nel 1964 e che salgono a 50 mila nel 1968, mentre oggi fonti sindacali parlano di poco meno di 200 mila disoccupati e sottoccupati. Comunque la Calabria batte tutti i record Italiani nel rap- :~t~~:~:s~:~; ~~;J~n:1~~~~~~~:1~:~ dato è Il carattere accentuatamente gfovanne di questa dlsoc- ~~::z:~n~al~ri!~o;1~2g:a;~:1n;;r:1 1: 9 .af:~~:r;t~;~~r:e~ c0n una percen\oale del 209°0 contro quella del 30,2% per il Sud e 11 38,9'1 come media nazionale. Sono questi giovani T" protagonisti delle lotte calabresi di questi anni, sono questi qiovani la punta di diamante dei moti di Reggio. Ora. quando parliamo di questa drammatica situazione dell'occupazione, non teniamo conto del fatto che questi dati sono stati già alleggerlti, resi meno drammatici dalla valvola di sfogo dell'eml~razione. 1 dati sull'emigrazione sono molto controversi: le cifre ufficlaii pcHlano di 538 mila emigrati dal 1952 al 1968. E" una cifra molto in difetto, ma comunque già dice che questa drammatica situazione di disoc'cupazione si aggrava nonostante circa un quarto della popolazione abbia lasciato la Calabria. _____..M_ea~ importa_anche_qui è.. la...tende.DZLChe. possl_amo ~gistrare. n saldo emigratorio che nel quinquennio 1962-1966 ~at~ J!!ll----=6';'7 (per mttte--abttann)-n·e-n~one verso •le altr.e_1egioni d'ltalla e der -4,S-i'ìèll'Emlgrazlòne verso l'estero è salito nel bi'eniiTo"f96T--68rfs1Jett1vamente81 -iu:3 e al --6. OOlndf 8Ccéntoaz1one dell èmlgfàzlone e ciononostante .. incremento vertiqlnoso della sottoccupazione e della disoccupazione tra quelli che rimangono. 16 - Ora qual è la composizione e la qualità di questo difficile e precJrlo lavoro che si riesce a trovare In Calabria? La prima considerazione è che la Calabria è una delle re-- rf~~;:1 ~~!: 11 ~e~:°1;;:J~;:~~o-P:;~::~ei!oi~ ~:t 1 ~u:~l'~r!~~~~ ofil_l'ltaliacentrale e nord orientale. r11°o nel triangolo indu- _!!triale. JJ 30°& delle forze lavoro risultano occupate nella • lndu- _!tria •. Il 31% nel1e altre attività. t 362 mila occupati dell'agrlcohura in Calabria nel 1959 sono diventati, nel 1968. 222 mila (-134 mila). Cosa c'è dietro queste cifre? In gran parte, forse il 60% di questi occupati nell'agricoltura sono agrumal, raccoglitori e raccoglitrici di olive. di gelsomino e di bergamotto concentrati nelle poche zone di ricca collivazione intensiva, in quel cento mlla ettari da cui proviene 11 600/o della produzione lorda agricola della Calabria. Occupazione precaria. in buone parte femmlnlle, soprat• tutto staglonale. lavoratori che in grande maggioranza si lscri• vano nella categoria degli • occasionali • (cioè quel braccianti che riescono a realizzare le 100 giornate lavorative all'anno) con salari al di sotto del minimi contrattuali, oppure braccianti come gli •eccezionali. (51 giornate di lavoro all'anno). Essi costituiscono quella gran massa di occupazione marginale, sottoccupazione. difficilmente definibile in termini professlonall, al di fuori di un • vivere alla giornata •. al l1mlti della sopravvivenza. con qualche giornata di lavoro svolta nei campi, nell'edilizia. in •servizi• occasionai!. ma con la plU gran parte delle giornate passate senza lavoro. (La media generale delle giornate lavorative del lavoratorl agrlcoli In Calabrla è di 73 giornate all'anno.) L'altra parte di questi occupati in agricoltura si divide In piccoli coltlvatorl diretti Impiantati soprattutto nelle zone colllnarl e di montagna meno redditizie, oppure su fazzoletti di terra cosi ristretti da non garantire un minimo di economicità all'azienda. Sono gli stessi documenti ufflctall (es. reiezione dell'Ente SilM a riconoscere che le 15 mlla faml I natfil!__sono In rov na e n g nza el fondi essenziali (non g1à pergTnlWe~entl, ma per eserc lt'nienda). Sintomo ar questa situazione è Il fatto che circa 11-00% ~edUo agrario In Calabria sia costituito da credito a breve termine a 'fine di conduzione (cioè onlgeno-per-1.1na economia 89onlzzan-' te). Accanto i:i11aconduZlone colonica medio-grande vi è poi la · miriade di plccoll coloni per I quali le quoto di rlpar.to sor,o tra le pl(1 basse d'Italia è7icul precarietà di permanenza suifondo finisce per legare I colon! al proprietario con rnpporti di servitU quasi feudale garantiti dalla robusta presenza della mafia. Quando poi si parla di occupati nella Industria che rappresenterebbero Il 30°/t delle forze di lavoro. dobbiamo chle-

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