giovane critica - n. 25 - inverno 1971

i--passcrella senatori della Oc e <'el Psi, deputati e consiglieri provinciali, sindaci democrìstian1. Il coro è unanime: unramoci tutti per l'Industrializzazione di Sibari •. li glorna:e det Pslup nb:idisce: allora chi è il nemico? E conclude chiedendo chiarezza nella politica del movimento operaio pcrcM • non vi sono interessi comuni del "popolo calabrese" da portare avanti, ma vi sono interessi di classe e quln• di la nostra lotta non può che essere una lotta di classe •. L'oscillazione della politica del movimento operalo nel Sud tra le generiche. equivoche e fallimentari • alleanze antimonopolistiche• (es Il milazzismo} e la nuova politica delle alleanze con le punte del riformismo statuale sollecitato dal neo-capitaHsmo (es manci1,ismo). finisce per assegnare sempre alle mas• se meridìonali un ruolo subalterno che non permette 1oro di superare, in esperienze autonome dì lotta e di organizzazione. la storica loro condizione di Impotenza che le rende oggetto (piU o meno passivo) di disegni esterni. di alterne strumentalizzazioni. In alcune lucide pagine sulla • Questione meridionale • Gui• do Dorso sottolineando le caratteristiche della formazione della • borghesia terriera del Mezzogiorno •. scrive: • Uscita dalla comune matrice dell'eversione antifeudale ultima, e a grandi stenti. la borghesia terriera del Mezzogiorno non ha saputo far altro che sostituire I vecchi baroni. senza rinnovarne la funzione [ .) •. Perciò mentre altrovP. la rivoluzione antifeuda1e espii• citava un ruolo progressivo della borghesia che comportava la • collaborazione • di ceti subalterni, che. nella rivoluzione borghese. trovavano una parziale, limitata soddisfazione anche di alcunl loro interessi particolari. nel Sud Italia invece lo svl• luppo fu assolul.,mente • anomalo • .• Man mano che ai vecchi baroni si venivano sostituendo i loro amministratori locali, le p!ebl meridionalt non solo toccavano con mano che la loro posi. zione economica e sociale rimaneva la stessa. ma In taluni casi addirittura si accorgevano che era peggiorata [ ...) Contrarla· mente. quindi. a quanto era avvenuto in altri Paesi d'Europa. le plebi meridionall ebbero netta, fin dall'Inizio della rivoluzione cmtifeudate. la sensazione che. In questo svolgimento economico. politico. esse avevano assai poco da guadagnare. perché i nuovi proprietari erano loro flemici •. DI qul anche le possibllltà di utillzz2re • I proletari sospettosi • come strumenti per I sussulti della reazione feudale. Si può dire che un processo pressoché analogo tende a ripetersi oggi nel Sud: Il tentativo di unificazione neocapltallstl• ca del paese. la • sostituzione del vecchi padroni coi nuovi padroni •, nel Menoglorno avviene non solo utilizzando tutti I metodi, tutti gli arnesi della corruzione, della violenza. della clientela e dell'Inganno. senza una reale. visibile soluzione di continuità: ma anzi, la nuova realtà economica e sociale che cerca 8di presentarsi col volto progressivo dell'industria, del turismo e della civiltà del consumi, lascia Il • proletariato sospettoso • In una intatta o aggravala condizione di miseria, dl escluslone, di oppressione. Dai feudi borbonici alle baronie sabaude. al nuovi • potenti • della socialdemocrazia laica e cattolica. le masse popolari colgono sohanlo la continuità della loro esclusione dal potere e della loro miseria nel vario mutare del ceti dominanti. la graci• lilà del • riformismo• dei Mancini, dei Misasi consiste proprio nel subitaneo e spietato disvelarsi della natura • gattopardesca • del ricambio, nella impossibilità di svolgere un reale ruolo pro- - gresslvo tale da ottenere (anche temporaneamente) la collaborazione attiva dei ceti popolari con i quali il rapporto non può fare a meno di Instaurarsi secondo le regole di sempre: la cllentela, Il trasformismo. la repressione. Quindi da una parte un riformismo conservatore rapidamente smascherato e odiato dalle masse Il quale, mentre incrina vecchi equilibri, non è in grado di Imporne s1abilmente di nuovi. D'altra parte il vecchio • circuito interno • di dominio e di sfruttamento agrario-speculativo Indebolito. ma non finito. reso plU impotente e incarognato e perciò piU • avventuroso •; un movimento operaio Incapace di uscire da una logica subalterna di oscillanti ed equivoche alleanze: questo lo sfondo delle rivolte nebulose e Ingovernabili ma• turate in una situazione meridionale che oggi. in modo ancor più pregnante. può essere definita con le parole di Gramsci come • una grande disgregazione sociale •. Non sono soltanto le forze subalterne che non riescono ad avere una loro autonoma capacità di aggregazione (debolezza e dispersione del proletariato Industriale, sfacelo eprecaiTeià" éellacoridlzlone contadina e bracciantile. ciesata di un sottoproletariato dal mille mestieri. _ffinfiamento ~ttore terziarlo parassitario e lrustrato~.); ma le stesse forze del blocco di dominio mancano di quella capacità centralizzatrice e governante In un modo diffuso e stablle che possedevano • I grandi proprietari e I grandi lntellet• 1ettuall merldlonall • di cui parlava Gramsci. ... ~ dicevamo, il neocapitalismo, lo • Stato Imprenditori! •. ,...h! sconvlJlto I vet;t;h!._:!qy1ttbrr-soclall e pçlitlcl senza esser! ln gradooi sostituirli con nuovi, ha creato Il plU grande divario tra illusione e reaftà. tra offerta di consumo e live\11di reddito. ha creato quel mostruoso nodOdi contraddizioni sociali. di pa· radossl econo lei he tà meridionale cresciuta (come le metropoli dei paesi colonlall) In quanto pun o rasm ss one del dominio • s...!!_nero .., TuogocJraltrazlone~per masse Illusi e poi deluse. luogo_ia..c.uLsLesprlmeJi speranza e. la lr..u.stra• zione. 1a supplica e la rivolta: città contro la quale si riversa .I, rabbia che sale dall~mpagne d8 essa domlnateesfruttate, città che rion è altro se non una escrescenza gravida di iniquità ·e di confllttl, di tensioni ln~!abi'ilcliegenerano moVrnfenll,

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