giovane critica - n. 24 - autunno 1970

Rendere più precario il sistema e, dunque, inesistenti margini Caro Giampiero, ti avevo promesso un articolo sul margini di ruormlsmo, di cui oggi potrebbe disporre l'Iniziativa capita• listica. influenze e vicende privane varie ml hanno reso impossibile questo lavoro, ma non volendo mancare del tutto all'impegno, ti propongo di ridurre l'artlcolo alla forma di lettera: consente a me piU ampi margini (appunto] di approssimare e a te di cestinare. la richiesta di scuse al lettori è owla. 1 La questione del margini, tradizionale nel dibattito interno al movimento operalo è ora, tra \'altro uno del 1 punti che le Tesi del Manifesto propongono alla discussione. sostenendo che margini. in senso proprio. quasi non ne esistono. Ritengo che la questlOfle vada presa un po' con le molle: voler gludlc,re dell'attuale situazione misurando l'ampiezza o ristrettezza oggettive del margini ml pare sbagllato: sarebbe. al pili, una meccanica derivazione della famosa affermazione di Marx secondo cui un sistema soclale non scompare fino a quando è In grado di far progredire la società nel suo complesso. fino a quando cioè - nel caso nostro - ha margini di riformismo: di svlluppo economico-sociale, di ricambio sociale In• terno ei suol equilibri fondamentali e. quindi. di allargamento della base di consenso. Il problema, piuttosto. è - a mio avviso - quello di vedere se il sistema capitalistico nel suo complesso è a un punto di svolta, cioè dl crisi. nel senso che non se ne può ragionevolmente prevedere un ulteriore sviluppo lineare. In termini ancora meno sfumati, la questione è se non si debba ritenere che l'aculrsl del contrasto di classe su scala Internazionale e Interna stia portando a un bivio: tra processo di transizione rivoluzionarla e fase nettamente Involutivo-reazionaria. Il raggiungimento di questo grado di tensione. la compresenza di spinte rivoluzionarle e reazionarie In equlllbrlo instablle, la mancanza di una prospettiva lineare di espansione capitalistica equivalgono. in fondo, a quel che si intende con la formula • mancanza di margini riformistici •. Del resto. in Italia e in questo momento. discutere dei margini non è poi tanto arbitrario. La politica di • espansione produttiva attentamente qualificata • propos1a oggi da1 Pci. non avrebbe - per lo stesso gruppo dirigente - valore alcuno. ove non si fondasse sul giudizio che il capilalismo italiano ha da• vanti a sé margini di espansione. di ricambio organico e di progresso. In fondo. non ti pare che sia proprio questa fiducia nelle capacità progressive del capitalismo (vi è taluno che pen• sa che il capitaHsmo posso liberarsl anche delle pastoie borghesi) a Impedire al Pcl di enunciare la sua attuale linea con una terminologia di plU diretta risonanza lenlnlsta, e lanciare, per esempio, lo slogan. • Sviluppare fino in fondo le forze produt• Uve e la democrazia? • Penso che ci arriveremo. magari quando le opportunità offerte dalla repubblica borghese saranno In via di piU rapido esaurimento. e io credo che in !talla la democrazia borghese sia arrivata a questo punto di svolta. 2. A livello Internazionale I punti di svolta. o di acutizza· zlone del contrasto. sono evidenti in molti settori. Negli Usa la fine del lunghissimo periodo di prospe· rità keynesiana. attivata dalle amministrazioni Kennedy e Johnson e dalla generalizzazione dell'intervento militare e paramilitare coincide con una fase di acutluazlone del contrasti Interni della quale è difficile prevedere lo sbocco: la crescita delle varie forme di contestazione e la svolta a destra, che si sta operando nel corso dell'at1uale campagna elettorale tutta incentrata sulla difesa dell'ordine. non sono senza slgnlflcato. D'altra parte la crisi. per ora latente ma niente affatto superata. del sislema monetarlo Internazionale (cioè di una decisiva com. ponltnte cfell'equilibrio Imperialistico successivo alta seconda -7

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