giovane critica - n. 24 - autunno 1970

Reichlin awerte che l'obbiettivo dell'occupazione è aggiuntivo e non sostitutivo degli altri obbiettivi delle lotte articolate, e in particolare di quelle salariali. e· una precisazione importante perché solo con una impostazione qualitativa si evita di limitarsi a una richiesta allo Stato e si promuove invece una mobilitazione articolata e diffusa che pone il reddito di lavoro nelle sue diverse componenti (occupazione, salari, condizioni di lavoro. redd,10 contadino, pensioni eccetera) come varlablle indipendente e non come risultato subalterno delle scelte del capitale. Una impostazione qualitatrva è la sola a rendere possibile un'azione unitaria fra operai e contadini. Il diritto all'occupazione ha un senso se l'azione che esso provoca non è solo 1nd1retta. come pressione sullo Stato. ma è azione diretta, che ant1cip:l con la h1tta la realizzazione e non Si limita a chiedere. Su questo punto, del ruolo dell'azione diretta. costiluiscono indicaziom positive cosi le lotte nelle grandi aziende avanzate per il controllo sulla cond,zione di lavoro (quallfiche, incentivi, orario e ambiente di lavoro) coi nuovi strumenti di base. do\le al negoziato sindacale si :lrriva attraverso una modificazione delle condizioni di lavoro già autonomamente decisa e attuata dai lavoratori. come pure le impostazioni delle lotte agrarie fondate sulla formulazione di piani di zona e sulla azione diretta per realizzarh. lo sforzo fatto nelle regioni meridionall per dare vita sui problemi delta trasformòzione agraria alle forme di lotta che nella scorsa generazione furono cosi estese ed efficaci sui problemi della terra e del lavoro. Naturalmente ci vogliono poi i soldi dello Stato e degli altri che ne dispongono. ma bisogna che questo discenda da uno stato di necessità creato dalle lette. tale da meuere in crisi gli equilibri e i dosaggi del sistema. A modo loro. e dentro il sistema, i grandi gruppi monopolistici non fanno altro: essi prendono le decisioni, le at• tuano, e lo Stato segue. In ventà, solo orendendo di petto l'impresa capitalistica e le conseguenze sociali delle sue scelte è possibile dare all'alleanza fra operai e contadini un respiro nuovo e diverso. quello di una lotta in cui fin d'ora l'operaio e il contadino lottano per CJJmbiaree cambieno nella lotta la loro condizione precedente. le contraddizioni dell'impresa capitalistica possono diventare un terreno di unificazione delle lotte La prima contraddizione riguarda la divisione funzionale del lavoro. Essa prolunga nella fabbrica la struttura dis'criminatoria della scuola e Inoltre prolunqa se stessa nella società consolidandosi come divisione sociale. e non solo funzionale, del lavoro. E' attorno alla divisione del lavoro. come embrionale discriminante classista, che si è maggiormente accesa la lotta nelle grandi fabbriche, con un arco di rivendicazioni che sono certo sindacali ma esprimono al tempo stesso una domanda politica finora rimasta senza risposta e una carica politica che sarebbe delittuoso lasciar di, 6sperdere. E non c'è politica riformistica, per quanto raffinata, che possa superare questa contraddizione fra presunta razionalità capltalistica aziendale e Irrazionalità sociale e possa quindi eliminare questa fonte di contestazione permanente. La seconda contraddizione riguarda le .. diseconomie • esterne alla fabbrica, cioè I costi vivi o gli impedimenti che l'impresa, in partlcolare la grande impresa, impone direttamente o tramite altre imprese alle masse popolari. Il sottosviluppo del sud è una delle diseconomie esterne. la piU grande di tutte, dello sviluppo del monopoli. E' su questo terreno che bisogna riuscire a costruire un'azione diretta, la sola che consente di non scindere il momento politico da quello economico. e quindi di dare respiro politico alle lotte soclall. Due sono oggi. all'interno del movimento operalo. le ten• denze da combattere con decisione in quanto fautrici di rottura e divisione. La prima è quella tradeunlonistica che tende a chiudersi neHe zone piU avanzate. fruendo dei margini che il capitale può conceder~ e quindi rispettando tutti i parametri del sistema: anche quando questa lotta settoriale e chiusa si pre• senta nella forma della articolazlone. essa contiene in se stessa la disarticolazione. cioè la rinuncia alla lotta unitaria. La 1econda tendenza. colorata di radicalismo populista, vorrebbe fermare le zone avanzate. tacciandole di corporativismo, e sviluppare nelle zone arretrate un'agitazione di tipo tradizionale. In realtà il solo modo serio di combattere le tendenze corporative nelle zone e nei settori piU avanzati non è quello di frenare il movimento. ma al contrario quello di sospingerlo politiclzzanrlolo al massimo. di esaltare in esso la conquista degl! strumenti di base. la liquidazione del vecchi confini divisori fra apparati sindacali. la definizione di rivendicazioni avanzate che Investano il controllo sulla organizzazione del lavoro. Il corporativismo non si combatte con il conservatorismo ipocrita che fa appello all'unità di classe per fermare le punte avanzate, si fa portando il grosso al li\lello delle punte. La contrapposizione fra salario e occupazione è nella realtà, come debolezza nostra. Dobbiamo tradurre in azione pratica la nostra convinzione che la dlsoccuptizlone non si affronta nella sfera della distribuzione, ma In quella della produzione del plusvalore e che anche all'Interno del sud. anche, nelle zone plU arretrate. una lotta per l'occupazione non è possibile se non è collegata a quella per Il salarlo, contro il sottosalarlo, per l'emancipazione del contadino dal dominio capitallstico per il controllo delle condizioni di lavoro degli occupati. cosi dell'Industria come dell'agricoltura. E' molto difficile pensare ad altre vie per la costruzione di una strategia oolltlca che non sia una astratta ln\lenzlone Intellettuale. che sia espressione del contrasto di fondo delle lotte soc/all. Vittorio Foa

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