porti dello schieramento pohuco. la carattenst1ca principale del nuovo nform1smo è proprio l'organizzazione del dissenso. A differenza dal riformismo d1 settanta anni or sono, quando la borghesia progressista, sotto la guida dt G1olitt1, sollecitava un appoggio aperto de, socialisti. o differenza anche dall'apertura al partito sociahsta di Nenni che portò at governo di centro. sinistra, oggi si collabora concordando il modo d1 fare l'opposizione. Questo spiega perché è declinata ia prospettiva • con• ciliare • tanto cara alla sinistra DC. cioè l'accordo diretto Ira democnsttanl e comunisti. e s1 è invece sempre pili affermato il partito socialista 1t&hano la cui mediazione è necessaria proprio nella misura in cui è necessaria un'opposizione che sappia collegare Il governo del paese a1 movimenti delle masse. Non pili dunque la prospettiva di una nuova maggioranza enorme, che comprenda tutto l'arco che va dalla destra democristiana ai comunisti, ma un nuovo rapporto fra maggioranza e opposi• zione che determini e rispetti le regole del gioco. cioè non metta in pericolo l'equilibrio generale promosso, come oggi si dic~. • dal programmatore pubblico democratico •. che vuol dire dai grandi gruppi insieme con un governo che abbia la fiducia della maggioranza parlamentare. I socialisti sono oggi i garanti di questo nuovo rapporto. Qualcuno può ancora sognare un go. verno • conciliare •, altri possono sognare una spaccatura della democrazia cristiana che dia vita a uno schieramento bipartitico. laburista e conservatore (tesi di questo genere hanno corso nel Psi e nel Psiup sotto il nome di • area socialls1a •J. L'ipotesi pili probabile, se non altro perché già in atto, è quella d1 una onesta regola del gioco. in cui sono fissati i limiti dell'opposizione e il governo deve tener conto delle esigenze proposte dall'opposizione. Ma se è chiaro quello che l'opposizione dovrebbe dare non altrettanto chiaro è quel che dovrebbe dare la maggioranza. o meglio. per essere piU precisi, quello che può dare la maggioranza. La maggioranza e il suo governo possono. entro certi limiti, ridurre l'impiego degli strumenti repressivi, sensibillz. zarsi di pili alle esigenze popolari attraverso l canali dell'opposizione. mettere i sindacati in tutte le commissioni e comitati in cui si prendono, o si crede di prendere, decisioni (a comin• ciare d3lle regioni aperte), tamponare con misure di emergenza le situazioni esplosive. razionalizzare (anche qui entro limiti abbastanza ridotti} la spes3 pubblica. Ma vi sono due cose che maggioranza e governo non possono fare, nonostante tutta la possibile volontà dei socialisti e dei dinamici leader democri• stlani, e non lo possono fare con governi quadripartiti come con governi bipartiti. La prima è quella di cambiare la condotta del padrone in fabbrica, quella condotta che costruisce giorno per giorno la resistenza operaia e giorno per giorno accumula la car1ca che farà dissolvere l'esperienza riformistica: la secon4da è quell.i d1 cambiare la logica di un meccanismo di sviluppo concentrnto, nel quale il sottosviluppo det sud è un aspetto In• s1,;ind1bileda uno sviluppo generale affidato all'incentivo del profillo. Solo per promettere alcune riforme razionalizzatricl, solo per poter mettere un poco (molto poco) di ordine nella spesa pubblica, il governo Colombo ha dovuto far precedere te • rl, forme • dalle misure anticongiunturali del • decretane •. economicamente superfluo e politicamente necessario, emblema di una politica e al tempo stesso condizione pratica per attuarla, garanzia che i meccanismi fondamentali sono intangibili e saranno anzi potenziati. Non a caso, proprio sul decretone si è vantato un nuovo modo. costruttivo, di fare l'opposlzlone e un nuovo modo. aperto, di tener conto delle richieste della opposizione I fattori di liquidazione, o di crisi, del nuovo riformismo prima che nello schieramento politico si trovano nella resistenza operaia e popolare a una condotta capitalistica in fabbrica e fuori. che è irrlduclbile se non con la lotta. Ma la consuma• zione di una esperienza riformistica può avvenire nella demo• ratizzazione e nella confusione, e magari preparare altre pili organiche esperienze dello stesso tipo, se la crisi non è assi, st.ta da una forte luce politica. La borghesia riformistica può. nonostante la sua politica dei redditi e quindi di controllo salariale. consentire ad alcune aree particolarmente avanzate una certa dinomica salariale. allo stesso modo essa può • mettere nel conto • delle esplosioni periodiche e ribellistiche in alcune aree disperate del sud. La nozione di ghetto, ormai Inseparabile da quella di società opulenta, non Involge solo la localizzazione degli •esclusi•. ma anche la delimitazione politica delle loro rivolte. Questa delimitazione S3rà inevitabile non solo quando le esplosioni siano strumentalizzate dalla destra (che per quec:ta via refntegra il potere del vecchio Stato), ma anche nel caso di una presenza della slnlstra, però episodica e superflciale. senza una strategia antiriformistica di lungo respiro e di dimensione nazionale Reggio di Calabria ci sollecita a ripensare parecchio del nostro passato. Per quali rilgioni il movimento operalo ha subito, o non ha sufflcl,mtemente contrastato. le politiche di intervento dello Stato italiano nel sud' per quali ragioni il sistematico fallimento di quegli interventi (di quello • settoriale• come di quello • programmatorio •). fallimento cui hanno senza dubbio concorso le lotte operaie e popolari, non ha dato spazio o un'alternatlva di movimento a livello generale? a parte la lotta per l'eliminazione delle gabbie salariali. forse la sola lotta che abbia preso di petto l'accumulazrone del capitale, le azioni sono state generalmente frazionate e saltuarie, subendo cosf 1a logica del sottosviluppo imposta dal capitale. In breve spazio è lecito solo porsi delle domande. Quanto ha pesato la teoriz•
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