lmpedlt11nno atti 1vventurl1ticl, esibizionismi o altro, ma soprat• tutto quanto di oggettivo risulterà chiaro, comune. unitario alla coscienza soggettiva di centinala di migliaia, di mlllonl di proletari! E' quuta la via per arrivare alla rivoluzione che va pre• peflta In profonditi e quindi necessariamente ~io: • Finché - come ha detto Mao - Il proleariato non è nella sua grande mftggloranzl risoluto a Intraprendere l'Insurrezione armata e la guerra civile, llnché le masse contadine non si collegano VO• lontarlamente al proletariato, l'insurrezione e la guerra non deb· bono essere scatenate •· Si comprenderà anche che, se ptJre 11 movimento non 6 tutto, fermi non si può stare perché senza movlm8flto reale una teoria rivoluzionarla non è materialmente possibile. Voglio ora tentare di verificare quanto ho sin qui detto ana• liuando I• relazione principale presentata al convegno di • Lotta continua ..i anche se ritengo arbitrario definirla la plattafor. ma polltlca di • Lotta continua• nel suo Insieme. • Dove c'è amore dell'umanità, ivi 6 anche amore della scienza•• dicevano edonlstlcamente I pensatori dell'antica scienza Ionica. Se cl guar• diamo attorno, possiamo osservare che sono assai scarsi, scar, slssimi gli esempi di tale sintesi d'amore, che è rivoluzionarla. Eppure, senza l'attuazione di tale sintesi la rivoluzione non è possibile; oppurei può anche riuscire, come atto di violenza, ma non potrà evolversi come comunismo. Richiamare qui l'esperienza maoista non ml pare opportuno anche se sarebbe probabilmente giusto: di ranocchi che vogliono fare I buoi è pieno Il mondo. Sotto questo aspetto, lo slogan scelto per Il convegno di • Lotta continua •: • Chi hai paura di chi?•. ricavato da una frase di Mao, è secondo me da criticare: percM noi I " muscoli • cinesi slamo ben lontani dall'averli. Assai phJ utile e pertinente, ml pare richiamare quella che, a ben guar• dare, è stata l'esperienza proletari• rivoluzionarla plU seria che si sia avuta In questo dopoguerra In Italia. Ml riferisco a quella di don Lorenzo Mllanl fatta " Barblana, che è un pkcolo paese, anzf è un tentativo di paese di collina nella provincia di Firenze. Lf a Barblana la • linea di massa • si è Incarnata In una esperienza UfflMII e sociale, • polltlcamente • slgntflcattva percM l'avanguardfa tendeva • far COf'1)0 con la • massa •• e questa a diventare essa stessa avanguardia, usa stessa guida sapiente, essa stessa critica e giustizierai della vecchia realtà e promotrice di una nuova. Don Lorenzo Milanl faceva corpo col mondo proletario nel quale viveva e combatteva la sua battaglla, era maestro e teor.,o Insieme, protagonista Immedesimato completamente In quella l'Nltà che per Il grado di coscienza con cui lentamente veniva compreM e IHlmllata diventava un universo ben plU grande, comprendente can tutte le contraddizioni prlnclpall tanto li ca, pltallamo avanzato quanto Il • tarzo mondo •· tanto lo sviluppo quanto Il sottosviluppo. Questo spiega anche come, fuori di ogni logica libresca. egli abbia capito con tanto grande anticipo i grandi temi della lotta operaia attuale. dal cottimo alla nocività tanto per citarne un paio. Tutto lo sforzo di don Lorenzo Milani era teso a fare di ragazzi poveri e abbandonati dei militanti ovviament~ non nel senso partitico. Per questo egli impegnava CO· stantemente I ragazzi a fare e a pensare. a pensare e a fare, senza pregiudizi ideologici. La stessa religione di don Milani era riscattata dalla menzogna e dal compromesso storici in questa dimensione reale e vera. la tempra dell'uomo era fatta per es• sere dolce con gli amici, terribile con I nemici, sarcastica con dilettanti, gli esibizionisti, I conta-balle, A me pare che I compagni di • lotta continua • farebbero bene a tener conto di questa eccezionale esperienza, cosa che mi propongo di fare per me stesso. Che vi siano ancora oggi del compagni che hanno paura di parlare, che sono In soggezione nei confronti di questo o quel le,der al quale intellettualmente soggiacciono perché piu •ganzo• in ogni senso. che sono presi an, che esteriormente da una sorta di culto della personalità, ecc. ecc. è un fallo negativo, che non può essere rimosso esclusiva• mente per volontà e impegno del comp&9ni piU bravi stessi, anche se questi hanno il tortOI di non impegnarsi affatto o poco In tal senso magari in nome di una esigenza di efficienza immediata che non è ancora • gusto del potere • (ma può diventarlo, materlalistlcamente). 1 Credo di poterne parlare - a chiusura di una ormai troppo lunga pratica di letteratura politica generale - non tanto in virtù di un passato di militante (le virtù del passato sono buone per Il passato). quan10perché non ho mai smesso del 111110 di fare qualcosa per • Lotta continua •. neppure quando me ne distaccai sul terreno politico perché raflermazlone di generalizzati l!vellldi autonomia. della sconfitta globale del sindacato e del Pci. dell'autorganinazione. e la ginnastica delle scelte del soggetto rivoluzlonarlo fra il movimento studentesco e il movimentoOPeralo.ml erano apparsi utoplstrci o 1mmedla11suc1e. non più sopportabili In forme di corresponsabllltà. Oggi che. come vudremo. • Lotta continua• proclama di volere • agire da partito•, questa scelta. che è davvero saggia e realistica. ml sta bene. D'altra parte. fuori di • Lotta continua • e pur continuando a fare qualcosa per essa. ho con, lrlbullo alla formn!one di una • Lega dei comunisti. con la persua• sione che 111l'!nternodelta precedente esperlenia del • Potere operalo • si potesse correggerne gll errori ma preservandone e consolidandone l'Impostazione pratica. In questi termini, tale esperienza è fallita, e io e alcuni altrl vecchi compagni del • Potere oper.110• pisano ne slamo rimasti fuori nelratto stesso in cui negavamo ogni valore .illa lstltu1lonallnazlene formale del gruppo. Temo che anche In questo caso si sia riprodotto quel centralismo organico e da casta sacerdotale di cui ragionava Gr11mscl.1n verità. la sol11c1osa che è necessario lstlluzlonalluare, In questa fase, è la lotta proletaria. Da questa pub non nascere un·avanguardiaorganizzata politicamente omooene.i. d'accordo: ma senza lotta è sicuro che non nasce nulla. - 55
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