la Federnzione di Piacenza mentre era impegnala nella, lotla quotidiana con1ro Il centro-slnislra non per condlzlonarlo tatticamente ma per abb3tterlo e creare un'alternativa di potere, ha continuato In questi anni a portare Il proprio contributo al dibattito del Partito o del Movtmento Operalo pit.i In generale, sul rapporto partito-classe (partito-spontaneità, partito-sindacato). sul lavoro poht1co in fabbrica, partendo da posizioni non puramente accademlche e verbali, ma da un lavoro collettivo di verifica concreta. Proprio per questa nostra visione concreta, che rifiuta i discorsi puramente Intellettuali, pensiamo che sia giusto intervenire nel dibattito aperto da Giovane critiça, parlando sia pur brevemente e sinteticamente della nostra esperienza di lavoro. che è stata fo:idamentale per la nostra crescita politica. In una situazione di estrema debolezza organizzativa (a Piacenza la scissione era stata minimal e di isolamento poHUco, anche nell'ambilo del movimento operaio, di esclusione dagli organismi di massa. in un momento di sconfitta e di sfiducia della classe operala, ci slamo posti il problema di formare nuovi gruppi dirigenti, nuovi militanti. un nuovo partito che non solo rompesse con la pratica socialdemocratlca, ma che tentasse di superare anche I limiti strategici dell'esperienza comunista, evitando le fughe intellettuali e le illusorie scorciatole minoritarie In pa~sato la nostra provincia, assieme a quella di Parma. aveva rappresentato. nella vecchia area riformista dell'Emllla, un'eccezione rivoluzionaria, della cui esperienza sopravvivono ancora oggi stratificazioni nella mentalità e nel costume delle masse. nella concezione del pote:e. l'esperienza sindacalista-rivoluzionaria, che a Piacenza non si chiuse allo scoppio della prima guerra mondiale, ma permeò anche il dopoguerra fino al fascismo, fu un fatto organico di massa: le grandi lotte del bracciantato e del proletarlato lndustrlale nel 1919-20, erano portatrici di una concezione del rapporto masse-organizzazione e di una concezione del potere che la direzione operaia di questo dopoguerra aveva perduto. Una ripresa su posizioni rinnovate della tradizione eversiva e antistatuale nel movimento operaio presuppjjneva il rinnovamento e la riqualificazione della base del Partito che risentiva della tradizione frontista. il suo rafforzamento con la conquista di giovani operai e stui:lenti. possibile soltanto con un tipo di organizzazione e di lotta politica plt.i avanzata di quella tradizionale nel movimento operalo, basata su una concezione popolare. democratica. progressiva del potere. Partendo dall'analisi delle mutazioni strutturai! che lo svlluppo capitalistico ha portato nella nostra provincia con la fuga del braccianti e dei piccoli contadini verso la fabbrica, Il perno 42 - fondamentale dell'attlvltà della Federazione è stato !'acquisizione del • lavoro operaio •, inteso non soltanto come Iniziativa verso la fabbrica In senso stretto, ma come metodo generale di lavoro (quindi anche verso la scuola, 11 quartiere, l'Ente locale, le campagne ecc.), metodo che non accettava la divisione di aree d'Influenza (l'area socialista. l'area comunista. l'area sindacale. l'area cattolica ecc.} ma spingeva Il Partito tra le masse per riclassificarle e conquistarle ad una diversa concezione del poIere. proprio quando Il centro-sinistra faceva presa direttamente o indirettamente sulla classe operala e Il movimento operaio. Era necessario certamente porsi Il problema della riqualificazione della tradizione "socialista" e della tradizione "comunista ... ma soprattutto impegnarsi per la conquista delle nuove generazioni ad una strategia basata sull'attualità del soclalismo. superando sia una visione democratlcistlca ed evoluzionista largamente presente nel movimento operalo, sia le posizioni zintiunitarie. Il problema centrale era quello di superare ambedue queste posizioni nel lavoro concreto e contemporaneamente definire anche teoricamente la nostra ragion d'essere, la nostra carat• teristica politica. il nostro collocarci nella tradizione e nella politica attuale del movimento operaio; di superare nel lavoro comune e nella ricerca teoric::a collettive le concezioni subalterne. le tendenze minoritarie: I settoriallsmi. il peso negativo dell'organizzazlone tradlzlonele soclellsta. Proprio perché avevamo dietro le spalle un lavoro polemico di contestazione, ma non ancora una creazione polltlca originale, occorreva superare I llmitl di corrente della sinistra del Psi. Bmlti che si riflettevano anche su compagni che erano consapevoli della portata strategica delle costituzione del nuovo par• lito di classe. Non avevamo modelli da copiare né Indicazioni concrete da seguire mettendoci su questa strade. Né cl sf'rvivano le esperienze del gruppi minoritari perché le giudicavamo episodiche. ouramente Intellettuali e non legate allo stato e alla storia reale e concreta del movimento operaio itallano. Il problema drammatico che cl slamo posti e cl poniamo continuamente è come conquistare e organizzare le masse in modo nuovo. masse che complessivamente - soprattutto a livello oper.:iio - erano • marcate • dall'esperienza comunista o vecchio-socialista. e • gestite • dal sindacato In modo pit.i o meno avanzato, ma pur sempre in una visione rivendicativa e • democratica •· In un periodo successivo di crescita del movimento e di proletariuazlone di nuovi ceti abbiamo sperimentato l'usura, ma
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