giovane critica - n. 24 - autunno 1970

Certo. vicende come quella di Reggio Calabria lasciano segni profondi dentro di noi (per • noi. intendo la sinistra tradizionale cui appartengo). tante e cosf grosse sono le cose rimesse in discussione. La via democratlca e pacifica alla so• luzione dei problemi meridionali è come annichilita da un moto che ha portata insurrezlonale; gli obiettivi tradizionali del movimento operaio (nforma agraria e industrializzazione) sono soverchiati da obbiettivi teoricamente risibili. come quello del • cai><> luogo • regionale. eppur sostenuto da una grande partecipazione popolare: l'ente regione. vantato come nuovo e decisivo strumento di mediazione fra l'individuo e Il vecchio Stato oppressore. si rivela decrepito non appena venuto al mondo, e cosi via. Non è esagerato parlare di una grave nostra sconfitta. del resto già anticipata a Battipaglia, di una crisi profonda delle organizzazioni di sinistra che hanno lasciato nelle mani di una destra clientelare e fascista gll strumenti essenziali della protesta e della lotta popolare. Ma quale è la lezione dei fatti, l'insegnamento che ne viene ricavato? Anche se forse è presto per un discorso approfondito. qualcosa si può già vedere. Il discorso riguarda in modo premlnente il partito comunista che, fin dalla sua nascita. è la forza che ha dato il maggior contributo alla elaborazione di una politica meridionalistica della classe operaia. Il partito • reagisce •. riconosce il rovescio subito, cerca di analizzarne i moventi, riaffonda lo sguardo nelle condizioni della città e della campagna e Individua linée di azione, come dimostrano gli articoli di Alfredo Relchlin su Rinascita, la sua relazione al comitato centrale del 19 ottobre e lo stesso convegno di Palermo del quadri comunisti meridionali. Relchlrn parla correttamente di nostra responsabilità per non essere riusciti a spezzare Il legame subalterno fra masse e sfruttatori e rlcorda che • la miseria e la disgregazione del Sud non sono solo Il prodotto di una dimenticanza antica ma 2Dopo Reggio di Calabria derivano dall'attuale intervento politico ed economico del capi· talismo monopolistico di Stato •. Affermazioni importanti In un contesto politico che ha quasi sempre visto nel capitalismo di Stato (partecipazioni statali per l'industria ed enti di sviluppo per l'agricoltura) lo strumento preminente per la soluzione della questione meridionale. La critica nei confronti del capltalismo di Stato non è piU solo una critica tecnica. relativa agli strumenti adottati, ai modi di Impiego e agli obbiettivl dello sviluppo (Incentivi o investimenti diretti, servizi o beni. settori di base o manufatti. rapporto capitale-addetto eccetera). ma lo In• veste come tale. cioè come capitalismo. nel quale (e non nella carenza di capitalismo) viene Identificata la fonte del sottosviluppo. Reichlln non si limita quindi a una faclle condanna della destra eversiva e del suoi complici romani, ma riconduce la rivolta alla politica generale (e quindi anche meridionale) del gruppi dirigenti e dei loro governi e quindi. In sostanza, alla politica di concentrazione finanziarla e Industriale al nord. E con riferimento a questa politica Reichlin denuncia nel decreto congiunturale (Il • decretane •l uno specifico strumento di oppressione del mezzogiorno per Il potente aiuto che esso fornisce ai processi di concentrazione. Infine le proposte positive sono Interessanti anche quando, come nel caso dell'oblettlvo dell'occupazione, appaiono vaghe e bivalenti. Ma nuovo è il discorso sull'autogoverno come organizzazione della lotta, sul • nuovi Impulsi • richiesti per l'organizzazione del partito e delle organizzazioni di massa. sulla ricerca di elementi unificatori della lotta. La prima domanda che si affaccia di fronte a nuove rlfles• slonl e nuovo llnguagglo è quella delta loro compatlbllltà con la linea politica generale. In che misura la proposta politica di cambiare • segno • alla rivolta merldlonale, di lavorare per met• tere un segno di e.lasse al posto del munlclpalismo reazionario.

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