giovane critica - n. 24 - autunno 1970

Viene delineato in sostanza un rapporto tra fronte politico on1ifasclsta e dittalura proletaria. in cu, quest'uh,ma, però. perde progressivamente il carattere di obiettivo strategico. di centro unificatore del orocesso rivoluzionano, nella misura in cui viene subordinala. o quanto meno coesiste. con la necessità di costruire un arco d, .:illeanze per • l'urto democratico • contro il fascismo la pref1guraz1onede, front, ant1fascist1 come coagulo politico di forze borghesi e proletarie; la mancala affermazione dell'au• tonomia del Pci rispetto alle altre correnti politiche anlilasciste (v. il rapporto tra Pci e Cln durante la guerra di liberazione); la riduzione del partito ad espressione • democratica • delle isianze della clasee operaia, aprono ta via al collegamenlo tra fase democratico-borghese e instaurazione del sociallsmo in un processo senza soluzlone d, continU1tà. Il fronte anlifascista si traduce ora in un blocco di forze antimonopolistlche di cui Il partito di • tipo nuovo • esprime. come partito programma. il momento di promozione ed unificazione politica. In effetti. al di là degli sviluppi storici del rapporto part,tofronte di alleanze. è necessario sottolineare che, se il processo di formazione del Pci si compie sollo la grande • svolta • della rivoluzione d'ottobre, esso vive in un periodo di intenso travaglio teorico-pratico della gestione della società sovietica. Le difficoltà della gestione' del primo paese socialista sono la causa e l'effetto, ad un tempo della progressiva vanificazione del soviet quale strumento di gestione dei mezzi di produzione resi di proprielà pubblica. nel quadro generate dell'acuirsi delle contraddizioni dovute alla presenza di forme eterogenee di produzione. e il conseguente recupero della gestione politica che garantisce attraverso il pMtito la coesistenza di quel rapporti eterogenei. Tal! contraddittorie scelte di gestione, che trovarono nella Nep prima. e nella collettivizzazione poi, due tentativi di risoluzione condizionarono in modo decisivo la risposta dell'Internazionale al fallimento delle esperienze consiliari. Si interruppe infatti - o meglio non si varò affatto - all'inlerno dell"Urss un processo di socializzazione dei mezzi di produzione che dall"lndustria si estendesse fino all'interno delle campagne. spezzando cosi quella coesistenza di forme diverse di produzione che non solo COMentiva il permanere di strati proprielari all'interno della stratificazione agricola, ma che pi(! in generale ren~eva necessaria la continuazione del potere polltlco del partito e la trasformazione dei soviet In organismi di consenso di una gestione centralizzata, vanificando la possibilità che essi funzionassero come i~titutl di direzione del processo produltivo e di gestione della società socialista in generale. e· indubbio che la dinamica delle conlraddlzioni Interne all'Urss si riflette sul ripensamento critico della strategia rivolu28 - zionaria dell'Internazionale Comunista ln quegli anni; ripensamento che matura nell'analisi del • periodo di relativa stabilizzazione del capllalismo ., in un certo tipo di valutazione dell'espe. rienza consiliare. nella recisa riaffermazione della necessltà del partito politico della classe operaia quale organi di direzione del processo rivoluzionario. La valutazione negativa. comunque, della esperienza dei con. sigli prescinde dalla riproposizione del carattere soviettista del, l'ottobre russo ossia da una complessiva rielaborazione strate• gica in grado di porre reali alternative rivoluzionarie. Con la formazione, infatti. dei parliti comunisti nei paesi capitalisti europei viene lanciata ta parola d'ordine del • fronte unico•, o alleanza •democratica• per l'attuazione degli obiettivi della fase di transizione, quale cardine della lotta anticapitalista. D'altro canto la mancata revisione crilica delle tesi leninlane del monopolio. induce all"adozlone di una strategia antimperialistica che riposa sulla riduzione della società borghese a dominio dei gruppi monopolistici: ciò che esaltò, nell'ambito della lotta antifascista. la tematica della rivoluzione democratica come tappa decisiv~ per il socialismo. Il lancio dei fronti antifascisti colloca in definitiva la lotta del partito comunista nella costruzione del nuovo Stato democratico. entro il quale la società socialista diventa oggettivamente una prospettiva storica del movimento operaio. NOt8 bibliogrBllcs Cfr. P Spriana, Stoti(I del Partito Comunisti ltaliaoo. voi. I. Torino, 1967 (in pari cap XtX • le Tes, di Lione e li d,b.ithto pre,cong,essuale•; cap XXX • I lavori del :r Congresso del Pci •I; Il fronte unico dells classe operaia contro Il l,sclsmo. Bruxelles, 1935. risoluzione sul rapporto Oimltrov approvata il 20 agosto 1935 da11'VIIICongresso detl'I C: A Gramsci. t, questione me,ldlonsfe, a cura di F. De Fe1rcee V. Parlato. Roma, 1966: A. Gramsci, Soc/allsmo e fascismo • L'Ordine Nuovo 1921·1922, Torino. 1966 Un partlcolare lo Stato Opero/o. p. 3; ff conlrol/o operaio e fl Conslg//o del Lavoro, p 105: Gestione capitalistica e gestione operala. p. 314): J. Humbert Droz. Il contrasto tra l'lnte,nazionale e il PC./ . 1922-1928, MIiano. 1969; M Hajek. Storia dell"lntcrna1ionale Comunlst8 (1921-1925I, Roma, 1969; P Togliatti. La polltlca di Salerno. Roma, 1969

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==